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Capelli lunghi e armi: così era Andrea Sempio, il nuovo indagato di Garlasco

di Giulio Bucchidomenica 8 gennaio 2017
2' di lettura

Andrea Sempio, il nuovo indagato per l’omicidio di Chiara Poggi, nel 2014 ha postato sulla sua pagina Facebook la foto di un coltello a serramanico. «Nuovo gioco», ha specificato per amici e conoscenti. E qualche tempo dopo ha rincarato la dose, condividendo l’immagine di una lama da 24 centimetri, un coltello tattico ka-bar 2217 big brother, insomma un’arma da veri esperti: «Lo voglio tanto», ha chiosato il ragazzo sul social network, mettendoci pure una faccina incastonata di cuoricini. Sono solo alcune delle rivelazioni del settimanale Giallo in edicola da ieri: tra le altre campeggiano alcuni scatti di Sempio mentre si allena nel Krav Maga, la disciplina di autodifesa israeliana che è un mix di arti marziali, lotta a mani nude e combattimento ravvicinato. Come a dire: a tirare pugni e a maneggiare pugnali è in un certo senso abituato. Poi certo, che sia stato nella villetta di Garlasco quella fatidica notte del 2007 è altra questione. E, ovviamente, tocca alla Procura accertarlo. Ma c’è un altro particolare che Giallo sottolinea, il fattore capelli. Sempio oggi li porta corti, eppure una foto esclusiva di sette anni fa lo ritrae con una lunga chioma. Un pensionato del piccolo borgo pavese dichiarò ai carabinieri di aver notato, in quelle concitate ore, una donna che si allontanava da casa Poggi in sella a una bicicletta, era piegata in avanti come a controllare la ruota anteriore e lui non l’ha vista in faccia. Quella testimonianza era stata confermata anche da un tecnico che il 13 agosto di quell’anno si trovava a Garlasco per lavoro, ma che poi ha ritrattato la deposizione. E di una bicicletta da donna nera appoggiata al cancello dei Poggi parlano anche due vicine di casa della famiglia. Così il settimanale di Cairo si chiede senza troppi giri di parole: «E se invece di una donna si fosse trattato di un uomo con i capelli lunghi?». L’identikit, in fondo, potrebbe anche combaciare. Il procuratore Giorgio Reposo dovrà rispondere anche a questa domanda. di Claudia Osmetti