La loro umile dimora

Villa Cernigliaro, il buen retiro di Croce e Pavese diventa un centro d'accoglienza per profughi

Andrea Tempestini

Se non fosse un luogo stupendo, unico, non sarebbe stato il buen retiro per anni di persone come Cesare Pavese, Benedetto Croce, Norberto Bobbio e Luigi Einaudi, il quale non era mancato un anno prima di salire al Quirinale e diventare presidente della Repubblica. Fino ad oggi Villa Cernigliaro, a Sordevolo, comune di 1.325 abitanti nella provincia di Biella, era "semplicemente" la tappa di un grand tour culturale e del circuito delle ville Reali del Piemonte, ma, di qui a qualche settimana, potrebbe diventare tutt' altro, cioè un centro per richiedenti asilo. Dove sedeva il saggista, poeta e senatore Franco Antonicelli, d' ora in avanti dormiranno aspiranti italiani venuti chissà da dove, trattenuti prima ancora di sapere se in possesso dei titoli per chiedere di restare nel nostro Paese o meno. La brillante idea di trasformare un' ala di Villa Cernigliaro sarebbe il frutto di un accordo tra la proprietà e la coop vercellese Versoprobo ed avrebbe avuto il via libera della Prefettura, che vi ha già eseguito il primo sopralluogo tecnico. L' idea di un centro di accoglienza nel celebre parco letterario, con le sue sale da tè e la bella biblioteca, ha fatto divampare le polemiche. E non di poco conto. A partire dalla reazione del sindaco Riccardo Lunardon, che è furente, anche perché ha appreso la notizia dai giornali: «Certe operazioni si fanno concordandole col comune e se non c' è collaborazione io penserò a tutelare il mio territorio». Dal canto suo, la proprietaria, Carlotta Cernigliaro, ha detto chiaro e tondo che non può andare avanti da sola a mantenere la struttura, e che «se le istituzioni mi avessero sostenuto», ha risposta alle polemiche la proprietaria Carlotta Cernigliaro», forse non avrei deciso di intraprendere questa strada». E poi, ha sottolineato pragmaticamente, con la cultura in Italia non si campa tanto facilmente. Il turismo culturale è di nicchia e non di massa, quindi i proventi sono magri, comunque insufficienti. Meglio allora stringere accordi con le coop che si occupano di migranti. E allora se la Prefettura darà il via libera, i migranti arriveranno. All' inizio saranno qualche decina e a loro saranno destinati i locali che una volta utilizzava la servitù presente in abbondanza. Oggi quei locali, destinati a ostello, rimangono per gran parte dell' anno vuoti. Allora perchè non affittarli e farne un centro per stranieri? Con tanto di progetto nel segno della più completa "integrazione": «Pensiamo di avviare corsi di formazione per dare un' opportunità ai migranti», ha spiegato la proprietaria e quindi i profughi potranno provare a diventare giardinieri, restauratori o addetti alla sicurezza. In molti sono pronti alla levata di scudi. A cominciare dalla Lega Nord con il battagliero consigliere comunale di Biella Giacomo Moscarola. E come ricordato è contrarissimo il sindaco Lunardon. Non è la prima volta che, da queste parti, si prova a "convertire" un sito di importanza storica in centro per profughi. A Biella nel 2014 era stata avanzata l' idea di trasformare Villa Caraccio in un centro di prima accoglienza per i rifugiati. Idea che aveva scatenato un coro di proteste. Alla fine l' ex asilo, situato di fronte all' ospedale degli Infermi, non ha subito alcuna trasformazione, Più che altro per l' assenza di bagni e docce nella struttura, che il ministero dell' Interno non ha voluto di prendersi in carico. (C.MA.)