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Nel 2012 falliscono mille imprese al mese

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Il dato in crescita del 4,2% rispetto al primo trimestre del 2011. Soffre l'edilizia

Andrea Tempestini
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Oltre mille fallimenti al mese. Questo il bollettino di guerra che fa piangere le imprese relativo ai primi tre mesi del 2012. Il dato è in crescita del 4,2 per cento rispetto al primo trimestre dello scorso anno: è quanto emerge dai dati dell'Osservatorio crisi d'impresa Cerved Group. Nel dettaglio, le difficoltà per le aziende italiane, spiega il Cerved, "sono ulteriormente inasprite dai lunghi tempi dei tribunali: il 17,3% dei fallimenti chiusi nel 2011 fa riferimento a aziende che hanno portato i libri in tribunale prima del 1996 e il 36,4% a imprese che lo avevano fatto precedentemente al 2001". I tempi di attesa - Nel dettaglio, analizzando i dati territoriali, emergono differenze significative. Per esempio i creditori delle imprese siciliane devono aspettare almeno dodici anni, in Puglia 10 e 8 mesi, mentre in Trentino sono "più fortunati": l'attesa media è di 5,7 anni. Secondo l'amministratore delegato di Cerved Group, Gianandrea De Bernardis, tempi di attesa così lunghi costituiscono "un considerevole costo occulto per il sistema dell pmi, che peraltro si accompagna a percentuali di recupero dei crediti incagliati in imprese fallite molto bassi: solo il 14% del totale del passivo, al lordo delle spese di procedura. I default delle società di capitale - Per quel che riguarda i fallimenti, si concentrano per quasi tre quarti sulle società di capitale: aumentano i default in particolare tra le aziende non in grado di depositare un bilancio valido tre anni prima della procedura (il dato schizza del 13,2%). Forti difficoltà anche per le piccole imprese con un attivo che oscilla tra i 2 e i 10 milioni di euro (il dato cresce del 9,9%). Crescono anche le procedure di fallimento tra le microimprese con un attivo inferiore a 2 milioni di euro (+2,5%) e tra le medie aziende con un attivo compreso tra 10 e 50 milioni di euro (+5,6%). Crisi edilizia, tiene il Nord-Est - Il settore che paga più di tutti questa crisi è l'edilizia: continua a ritmi intensi l'aumento dei fallimenti, saliti nei primi tre mesi del 2012 dell'8,4% rispetto al medesimo periodo dell'anno precedente. L`analisi a livello territoriale del primo trimestre 2012 invece conferma le dinamiche osservate nel corso dell`anno precedente: i default continuano a crescere in tutta la Penisola, a eccezione del Nord Est, in cui si registra una diminuzione dell`8,8% rispetto allo stesso periodo del 2011, grazie ai forti cali osservati in Veneto (-12,3%) e in Emilia Romagna (-12,2%). L`aumento dei fallimenti è invece particolarmente intenso nel Centro Italia (+12,7%), maggiore rispetto alla media nazionale nel Mezzogiorno e nelle Isole (+6,5%) e nel Nord Ovest (+4,9%).

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