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Trova l'errore

Lo spot dell'associazione in favore delle vittime della malasanità è il sintomo della nostra americanizzazione

Giulio Bucchi
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di Filippo Facci L'avrete visto: è uno spot televisivo che raffigura una sala delle torture (e già qui...) con una voce che dice così: «Se sei vittima di malasanità, hai tempo dieci anni per chiedere un risarcimento». In pratica è un'associazione di avvocati e medici legali che promuove cause per ricavarne soldi: il che è legittimo, visto che la malasanità esiste. Verrebbe da difendere i medici: da anni sono bersagliati molto più di altre categorie e talvolta si cerca l'errore anche quando non c'è. Ma preferiamo tirarcela, e dire che ci stiamo semplicemente americanizzando anche in questo: sta calando il margine di autonomia individuale a fronte della proliferazione – paradossalmente - proprio dei diritti individuali; proliferano e si moltiplicano le carte dei diritti del malato,  del cittadino, del bambino, dell'anziano,  del pedone, dell'automobilista, del turista, dello sportivo, del disabile, del teleutente, dell'ascoltatore, del lettore, del consumatore: diritti che finiscono per elidersi a vicenda in un dedalo di tribunali e garanti e authorities. Tutti diritti sacrosanti, ma che offrono pretesto a ogni egoismo e rivendicazione individuale, sicché nuove leggi e leggine imbrigliano vecchi diritti per favorirne di nuovi. E, detta così, abbiamo volato alto. Tornando in Italia: provate a immaginare se avessero fatto uno spot contro la malagiustizia.

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