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Tre anni e mezzo ai poliziotti che uccisero Federico Aldrovandi

Ma non sconteranno il carcere per l'indulto del 2006

Alvise Losi
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  Giustizia è arrivata. Dopo quasi sette anni è giunta alla fine la tragica vicenda di Federico Aldrovandi, il 18enne che all'alba del 25 settembre del 2005 morì a Ferrara, in via Ippodromo, durante un arresto compiuto da quattro agenti della Polizia, ora giudicati colpevoli della morte del ragazzo. Sentenza definitiva - E la sentenza definitiva della Cassazione conferma che non fu un malore dovuto alle droghe ingerite dal giovane a causarne la morte. Furono le botte, il pestaggio dei poliziotti a provocare l'arresto cardiocircolatorio di Federico. E ora quei quattro agenti, che erano ancora in servizio dopo essere già stati valutati colpevoli nei due primi gradi di giudizio, sono stati condannati a 3 anni e mezzo di reclusione dalla quarta sezione penale della Cassazione, che ha confermato la sentenza della Corte d'Appello di Bologna, contro la quale i quattro poliziotti Enzo Pontani, Paolo Forlani, Monica Segatto e Luca Pollastri avevano fatto ricorso. Niente carcere - I quattro sono stati considerati responsabili di omicidio colposo per uso eccessivo della forza. Le ricostruzioni investigative e le perizie hanno confermato che il giovane Federico è morto a causa del pestaggio dei poliziotti, e in particolare per la compressione della cassa toracica a terra che avrebbe impedito una regolare respirazione. Non per le droghe che aveva assunto in quantità troppo modiche per essere motivo della morte. Ma i polizioti non entreranno in carcere perché la maggior parte della loro pena è coperta dall'indulto del 2006. Certo è che nei loro confronti ci sarà una sanzione disciplinare. Potrebbero essere licenziati, anche se finora continuavano a prestare servizio. In aula, durante la lettura della sentenza, il padre di Aldrovandi, Lino, era visibilmente emozionato, attorniato da amici del figlio. La reazione del padre - "Oggi in aula ho respirato aria di giustizia, vorrei che questo accadesse in tutti i tribunali". Queste le prime parole di Lino Aldrovandi, il papà di Federico. Aldrovandi ha ricordato i casi di Stefano Cucchi, Giuseppe Uva, Michele Ferrulli, simili a quelli di Federico, ed ha auspicato che "anche i loro parenti possano un giorno, non lontano, respirare quest'aria di giustizia". I genitori di Federico avevano già ottenuto un risarcimento di due milioni di euro da parte del ministero dell'Interno e le scuse ufficiali del capo della Polizia Antonio Manganelli, che li aveva anche voluti incontrare privatamente. La requisitoria del pg - Sin da quel 25 settembre del 2005 sembrò strana la versione riportata dai quattro agenti delle due volanti che compirono l'arresto di Aldrovandi. Federico morì alle 6 e la sua famiglia fu avvisata alle 11 della morte del figlio. Il padre Lino e la madre Patrizia da subito non credettero alla versione della Polizia. Una versione che poi risultò, in un'altra sentenza, concordata tra gli agenti per insabbiare come fossero andate le cose realmente. "Alla polizia - ha evidenziato il procuratore generale Gabriele Mazzotta nella sua requisitoria - spettano compiti ingrati di intervenire in ogni momento e nelle ore più faticose ma devono avere un grande senso di responsabilità e in questo caso non è andata così. I poliziotti non  avevano davanti un mostro, hanno agito come schegge impazzite avventandosi in quattro contro un ragazzo solo. Le condotte assunte dimostrano un grave deficit di diligenza e di regole precauzionali. L'agire dei poliziotti ha trasceso i limiti consentiti". Il pg ha inoltre condannato i depistaggi messi in atto dai quattro agenti: "Si voleva fare passare la tesi che Federico Aldrovandi fosse morto in conseguenza dell'assunzione di stupefacenti. E invece - ha sottolineato Mazzotta - la causa della morte è derivata proprio dal trauma del torace chiuso. Aldrovandi è stato percosso e su di lui sono state esercitate anomale pressioni sul torace, provocandone la morte. In quattro contro uno solo - ha ribadito  il pg - si sono avventati su di lui con una cooperazione colposa. Aldrovandi ha semplicemente tentato di difendersi sferrando un calcio che non è nemmeno andato a segno". Da qui la richiesta del rigetto del ricorso dei quattro poliziotti che sono stati condannati a 3 anni e 6 mesi di reclusione (3 anni sono condonati e per i restanti sei mesi è valida la condizionale) dalla Corte d'Appello di Bologna il 10 giugno 2010.  

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