La rivoluzione del professore

Monti sfila la Rai ai partitie gli taglia pure le auto blu

Nicoletta Orlandi Posti

  La rivuluzione in Rai firmata da Mario Monti potrebbe essere un primo grande esperimento di governo post berlusconiano: l'austerità, i tagli alle spese, i partiti che contano poco sono l'ennesima lezione del professore destinata a chi lo succederà. E a poco valgono le minacce di chi non ci sta (Guglielmo Risutani consigliere in quota ex An ha fatto mettere a verbale che le modifiche statutarie sono "contro la legge") il laboratorio Rai dovrà essere un modello da esportare in politica. Si parte dai tagli: la spending review della Rai prevede un taglio di 3 milioni di euro alle spese di gestione del Cda. In pratica via le auto blu anche per chi abita fuori Roma e fa la spola tutti i giorni, abolite le carte di credito con controlli certosini sui rimborsi spese di rappresenentanzia e su quelle per i viaggi e gli alberghi, i distacchi interni e gli assistenti esterni. Non solo: gli stipendi dei membri del consiglio di amministrazione sono decurtati del 30%: da 98 mila euro si passa a 65 mila.  Per evitare, poi, estenuanti trattative in Consiglio, Monti ha previsto una serie di poteri accentrati nelle mani del presidente, che se verrà confermata la designazione sarà Anna Maria Tarantola. Per i contratti sotto i 10 milioni (quindi fiction, programmi, contratti delle star) e per le nomine dei dirigenti di primo e secondo livello non editoriali basterà la sua firma. Al Consiglio di amministrazione verranno solo comunicate le decisioni già prese. Il che equivale a dire che i rappresentanti dei partiti nel Cda (Antonio Verro, Antonio Pilati, Luisa Todini e Guglielmo Rositani in quota Pdl; Rodolfo De Laurentiis per l'Udc, Benedetta Tobagi e Gherardo Colombo per il Pd) non avranno voce in capitolo.  Per ratificare la decisione di Palazzo Chigi servono 27 voti in commissione di Vigilanza. E non è detto che berlusconiani e Lega siano disposti ad assistere impassibili a questa rivoluzione copernicana che vedrebbe come direttore generale Luigi Gubitosi, fortemente voluto da Monti.