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Mamma Rai costretta ad assumere:una causa di lavoro al giorno

Il numero di dipendenti continua a salire nonostante il piano degli esuberi: nel 2010 i contratti a tempo indeterminato sono stati 430

Nicoletta Orlandi Posti
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Una causa di lavoro al giorno e Mamma Rai continua ad indebitarsi. La fotografia scattata da Sergio Rizzo alla tv di Stato è quella di un pozzo senza fondo dove finisconiscono milioni e milioni di euro: la posizione finanziaria netta alla fine del 2011 era negativa per 272 milioni con un peggioramento dell'indebitamento di 118 milioni sull'anno precedente. Di sicuro pesa il costo del lavoro che ha superato il miliardo di euro: 1.027 milioni, contro 1.014 un anno prima. Cifre destinate a salire a causa delle vertenze che continuano ad arrivare sui tavoli degli avvocati di viale Mazzini. Il rapporto, secondo quanto riportato dal Corriere è di uno a dieci: nel 2010 ne sono arrivate 285 nuove di zecca, 73 in più rispetto al 2009. La conclusione è che alla fine di quell'anno la Rai ne aveva aperte ben 1.309, a fronte di 13.313 dipendenti in tutto il gruppo. Il risultato è che le assunzioni aumentano e aumenteranno nei prossimi anni, nonostante i tagli previsti che verranno compensati dai nuovi contratti. Nel solo 2010 le assunzioni a tempo indeterminato in tutta l'azienda sono risultate 430, una novantina in più rispetto a due anni prima, di cui 296 precari stabilizzati. Dal 2008 al 2010 hanno avuto il posto fisso in Rai 1.121 persone: l'11 per cento di tutti gli attuali dipendenti a tempo indeterminato.  Canone evaso e disdette - Se la Rai non naviga nell'oro, dipende anche dagli evasori di canone. Un fenomeno che, secondo la Corte dei Conti, avrebbe raggiunto 450 milioni l'anno.  Stime aziendali, riportate da Sergio Rizzo, parlano di un tasso medio del 26,7 per cento, e crescente: era al 26,1 nel 2008 e al 26,5 nel 2009. Nelle Regioni meridionali tocca punte mostruose. In Campania siamo al 44,5%, in Sicilia al 42,2, in Calabria al 39,7. A questi si devono aggiungere le mancate entrate dei canone "speciale", quello dovuto dagli esercizi commerciali: i mancati introiti qui sarebbero dell'ordine del 60 per cento. Ma con le attività di recupero non riuscirebbe a coprire il disavanzo visto che a fronte dei circa 400 mila abbonamenti l'anno recuperati è appena superiore a quello delle disdette che arrivano ogni dodici mesi: 310.368 nel 2010, 323.545 l'anno precedente e 294.382 nel 2008. Dalla contabilità separata si ricava che con i soli incassi del canone la Rai non riuscirebbe a coprire i costi delle attività del cosiddetto "servizio pubblico". Il disavanzo, secondo i dati ufficiali, sarebbe stato di 364 milioni nel solo 2010. Tra ricavi e costi vincono i costi - Altro capitolo particolarmente dolente per Mamma Rai è il costo astronomico dei programmi. Dice la Corte dei conti che c'è un "persistente sbilancio negativo fra ricavi e costi, le cui ripercussioni negative sulla situazione economico-patrimoniale e finanziaria della società stanno assumendo carattere strutturale e dimensioni preoccupanti". Secondo i magistrati contabili "tutte le voci di entrata evidenziano problematiche". E lo "sbilancio", fa notare Rizzo sul Corriere della Sera, "non risparmia nemmeno le trasmissioni che dovrebbero fare, immaginiamo, soldi a palate". Il Festival di Sanremo, ad esempio, in soli due anni, nonostante introiti pubblicitari per 24 milioni 850 mila euro, la Rai ci ha rimesso la bellezza di 17 milioni 424 mila euro: 9 milioni 580 mila nel 2009 e 7 milioni 844 mila nel 2010. Le perdite causate da uno degli eventi televisivi più importanti della stagione sono stati praticamente pari alle royalty intascate dal Comune di Sanremo, che ha una convenzione in base alla quale la tivù di stato corrisponde al municipio ogni anno per l'esclusiva del festival qualcosa come 9 milioni di euro.

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