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Grillo, Castelli e Di Pietro: gli sciacalli di Brindisi

Beppe Grillo visto dal nostro Benny

In vista dei ballottaggi i tre le sparano grosse

Alvise Losi
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"Gli italiani lo pensano e io lo dico: da tempo ci si aspettava una bomba come questa, era nell'aria elettrica come prima di un temporale". Questo scrive Beppe Grillo sul suo blog, ipotizzando di fatto che l'attentato di Brindisi non sia un attacco interno alla città o un messaggio destinato agli amministratori pugliesi, ma una vera e propria provocazione nei confronti dello Stato. Il comico è in buona compagnia di altri leader politici. Antonio Di Pietro, presidente di Italia dei valori, ha auspicato a un ritorno a Mani pulite. Mentre l'ex ministro della Giustizia Roberto Castelli sostiene che "via la Lega dal governo, la criminalità rialza la testa". Strage di Stato - "Le indagini ci diranno chi sono i colpevoli. La prima pista è quella della criminalità organizzata. Io spero che siano trovati i delinquenti che l'hanno collocata e i mandanti", questo si augura Grillo. E continua, puntando il dito contro gli autori morali. "Soprattutto i mandanti. Le stragi, e questa poteva esserlo se l'esplosione fosse avvenuta pochi minuti più tardi con l'arrivo di altri pullman di studenti, in Italia hanno sempre avuto colpevoli, ma non mandanti. Da piazza Fontana, alla stazione di Bologna, a piazza della Loggia, a Capaci, a via D'Amelio. Gli Spatuzza sono in galera, ma chi li ordinò è ancora a piede libero". Queste le pesantissime insinuazioni del leader del Movimento 5 Stelle, che il giorno prima dei ballottaggi decide di scagliarsi contro l'apparato politico nazionale e mette nella stessa frase due parole che fanno tornare indietro la storia agli anni Settanta: strage e Stato. Ricorsi storici - Grillo ricorda anche che in questi giorni ricorre l'anniversario della strage di Capaci, e continua: "Questa bomba ricorre in un periodo storico molto simile a quello del '92/'93. Furono le bombe del Pac di Milano, dei Georgofili a Firenze allora a precipitarci in un ventennio infame di cui stiamo pagando le conseguenze e a impedire ogni cambiamento. Spero che Brindisi, che segue l'attentato a Adinolfi a Genova, non sia l'inizio di una militarizzazione del territorio, di leggi speciali, di neo terroristi e di depistaggi. Cui prodest questo attentato? Alla criminalità brindisina il cui territorio sarà controllato da tutti corpi di Polizia per mesi? Alla mafia siciliana che si vendica così della commemorazione della morte di Falcone? Cui prodest la morte di una ragazza che andava a scuola?". Insomma, il comico toscano non fa nomi, non condanna nessuno in particolare, ma tutto lo Stato. E nella sua domanda "a chi giova?" c'è tutto il peso di un'accusa che in molti su twitter e facebook hanno considerato di "puro sciacallaggio". Mani pulite - "Non c'è dubbio che la crisi della politica, la mancanza di leadership e credibilità nelle istituzioni e delle istituzioni sta facendo alzare la testa a delinquenti più che mai incalliti, per appropriarsi del bene pubblico e delle istituzioni", questo il primo commento di Antonio Di Pietro all'attentato di Brindisi. "E' questa la ragione vera per cui bisogna ridare le istituzioni in mano a persone che sanno operare non solo con capacità e competenza, ma con le mani pulite, per far capire che il delitto non paga". Il leader Idv ha insomma creato un parallelo con vent'anni fa, quando era nel pool di magistrati di Mani pulite. "Abbiamo in Parlamento persone colpite da mandati di cattura che si danno l'autorizzazione a non farsi arrestare - ha continuato Di Pietro -, così ognuno si sente sempre più impunito. Il futuro si guadagna con il cambio generazionale di tutta la classe dirigente, culturale, imprenditoriale, economica e finanziaria. Per queste ragioni il futuro di costruisce con i giovani e con chi va a scuola. Colpire i ragazzi vuol dire colpire lo Stato democratico del nostro Paese. Siamo al ritorno di una strategia stragista soprattutto di tipo mafioso. Bisogna rafforzare dappertutto, anche nelle scuole, la cultura della legalità". Sicurezza verde - "Via la Lega dal governo, la criminalità rialza la testa - ha dichiarato l'esponente del Carroccio Roberto Castelli -. Di fronte a criminali che attentano alla vita dei ragazzi non ci può essere nessuna pietà. Da ministro della Giustizia stabilizzai il 41 bis per i mafiosi. Bisogna che queste persone vengano individuate e sepolte vive in galera".

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