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Bersani contro i tagli alla spesa:"Prima vogliamo discuterne"

Spending review, il leader del Pd pensa a salvare gli statali. L'Iva può anche aumentare (e l'Italia morire)

Andrea Tempestini
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La prima parte del piano di spending review è alle battute finali. Oggi, lunedì 2 luglio, il supercommissario Enrico Bondi incontrerà i ministri titolari dei dicasteri "tagliabili": Balduzzi (Sanità), Cancellieri (Interni), Patroni Griffi (Pubblico impiego) e Giarda (Rapporti con il Parlamento). Il decreto potrebbe essere varato giovedì o venerdì, oppure slittare alla prossima settimana. L'obiettivo dell'esecutivo è recuperare entro la fine dell'anno 4,2 miliardi di euro, il tesoretto necessario per scongiurare il rialzo dell'Iva (Bondi avrebbe già pianificato tagli per 9 miliardi). Resistenze democratiche - Eppure Pierluigi Bersani, il segretario del Partito Democratico, sembra avere differenti priorità. Per il leader del Pd, evidentemente, conta di più salvare i possibili 10mila esuberi nel settore pubblico che tutto il resto d'Italia dal (mortale) aumento dell'imposta. "Pronti a dare il nostro contributo per evitare un ulteriore aumento dell'Iva con cui ha inchiodati Tremonti e Berlusconi, ma c'è modo e modo per arrivare all'obiettivo e vogliamo discuterne", ha spiegato domenica sera. Bersani, insomma, frena sul piano di tagli alla spesa pubblica. Maldipancia ministeriali - Gli ostacoli che potrebbe incontrare la spending review, però, non sono soltanto politici. Anche dai ministeri finiti nel mirino delle sforbiciate potrebbero arrivare resistenze. Per esempio da Balduzzi, titolare della Sanità, che potrebbe puntare i piedi per scongiurare la spending review sui farmaci (1,5 miliardi) e quella su beni e servizi (4,4 miliardi). E ancora, resistenze, oltre che da Bersani, potrebbero arrivare da Patroni Grilli, ministro della Pubblica Amministrazione, che vorrebbe scongiurare i 10mila esuberi.

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