Spendi e spandi

Le tasche larghe della Polverini:La Regione Lazio rimborsa i consiglieriquattro volte in più che Camera e Senato

Nicoletta Orlandi Posti

  Far entrare anche un solo rappresentante nel Consiglio regionale del Lazio per un partito equivale a fare bingo.  I rimborsi che si ottengono infatti sono quattro volte superiori a quelli della Camera. Sergio Rizzo, navigando in rete, ha scoperto il bilancio del gruppo dei Radicali alla Pisana che l'avvocato Giuseppe Rossodivita ha pubblicato sul sito internet. Ebbene nel 2011 la Regione Lazio ha versato al gruppo radicale, composto da due persone, 422.128 euro. Dividendo a metà questa somma si può dedurre che ogni singolo consigliere abbia avuto lo scorso anno a disposizione 211.064 euro. Proiettando i 211.064 euro procapite sulla platea dei 71 consiglieri, si ha la strabiliante somma di 15 milioni. Esattamente 14 milioni 985.544 euro. Oltre, naturalmente, a stipendio, diaria, annessi e connessi. Rizzo sul Corriere fa il confronto con i gruppi parlamentari a Montecitorio: nel 2011 sono stati pari a 36 milioni 250 mila euro, cifra che divisa per i 630 onorevoli dà 57.539 euro.  Più o meno quattro volte di meno dei consiglieri regionali. A tutto questo si aggiunge la cosidetta "manovra d'aula", che non è nientr'altro che una serie di delibere che l'ufficio di presidenza del consiglio regionale approva, senza passare per l'approvazione dell'assemblea, in momenti particolari, tipo per tenersi buoni eventuali "contestatori": questa legislatura durante l'approvazione di un contestatissimo Biliancio ne è stata fatta una da oltre due milioni e mezzo che è stata giustificata con l'esigenza di pagare altri collaboratori dei gruppi consiliari. E questo è un altro capitolo dolente per la Regione amministrata da Renata Polverini. In un'assemblea di 71 componenti, i gruppi sono ben 17: cinque di questi sono stati costituiti durante la legislatura e otto sono formati da un solo membro. Che comunque ha minimo sette collaboratori pagati dalla Regione.  "Anche questi denari, come i rimborsi elettorali", spiega Rizzo, "possono essere considerati parte integrante del finanziamento pubblico ai partiti. Ma con una differenza non da poco: la loro entità è pressoché sconosciuta. Intanto ci sono Consigli regionali che non pubblicano nemmeno il bilancio".