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L'Europa? Un gigantesco equivoco

Mattias Mainiero risponde a Mario Savastano

Mattias Mainiero
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C'è una cosa che mi assilla. Quando siamo entrati in Europa erano chiare le clausole sugli adempimenti necessari? Se la risposta è sì, deduco che prima Prodi, e poi tutti i governi successivi, sono stati irresponsabili. Se invece la risposta è no, perché siamo stati ridotti a subire tutte le angherie (poco meno della Grecia) provenienti dall'Unione? O sbaglio tutto? Mario Savastano Monfalcone (Gorizia) Prima siamo stati irresponsabili, poi abbiamo rischiato di fare la fine della Grecia, infine (incrociamo le dita) pare che ci siamo salvati, ma rimettendoci pure le mutande. Conosciamo la storia: prelievo dai conti correnti, manovra lacrime e sangue, eurotassa. Non eravamo all'altezza dell'Europa, era evidente. Ma ci intestardimmo e volemmo entrare per forza. Una volta dentro, non potemmo più uscire. Prigionieri. Avremmo fatto meglio a desistere. Ma eravamo tra i fondatori, i padri nobili, l'Europa era il futuro e noi dovevamo abbracciare il futuro. Addio liretta. Entrammo. E ben presto ci montammo la testa. Conosciamo anche il seguito della storia: lo spread cominciò ad appiattirsi, il debito pubblico non faceva più tanta paura. Arrivò l'euroforia. E perdemmo tempo prezioso. Avremmo dovuto approfittare di quel momento, di quegli anni per mettere i conti in regola, per ridurre le spese, per ammodernare il Paese. Per essere europei. E se non proprio europei almeno un po' meno spendaccioni e farfalloni, litigiosi, approssimativi. Ma ce ne infischiammo. O non ne fummo capaci. Tirammo a campare. E commettemmo anche altri errori: spalancammo le porte europee ad altri Paesi, che non erano affidabili, che erano ancora più inguaiati di noi. E quei Paesi, per mettersi all'altezza, truccarono i conti, rovinando se stessi e pure noi, facendo impennare lo spread, dando ai tedeschi la possibilità di alzare la voce, mettendo a rischio i nostri risparmi e costringendoci a fare, in pochi mesi, quei sacrifici che in anni non abbiamo voluto fare. Questa è la nostra storia europea: un calvario in 1635 battute (spazi inclusi). Con un'aggiunta. Caro mio, se uno è italiano non può far finta di essere tedesco. E se uno è tedesco dovrebbe smetterla di considerarsi padrone dell'Unione. Metta i due equivoci insieme. E avrà un gigantesco equivoco di nome Europa. Lei non sbaglia proprio in nulla. [email protected]

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