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Angelo Borrelli, perché quest'uomo non è all'altezza di gestire l'emergenza-coronavirus

Lorenzo Mottola
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«Il supercommissario? Ci si può pensare ma noi stiamo affrontando la crisi in modo adeguato». Va tutto bene secondo Angelo Borrelli, numero uno della protezione civile che evidentemente sta seguendo l'epidemia da Marte o Plutone. Fin dall'inizio della crisi il commissario per l'emergenza Covid-19 s'è distinto per un ottimismo al limite del grottesco, come si può facilmente intuire rileggendo alcuni suoi pensieri di un mesetto fa («Ci sono due contagiati, ma sono in buone condizioni. Stiamo organizzando tutte le precauzioni. Quindi non c'è da preoccuparsi»). Poi, però, sono morte 600 persone e mezzo arco parlamentare ha iniziato a chiedere la sua testa. Un esempio del perché? «Abbiamo ricevuto più mascherine in dono da privati che dalla protezione civile», ha ricordato ieri l'assessore lombardo al Bilancio Davide Caparini. Giuseppe Conte, tuttavia, sta cercando a ogni costo di puntellare la poltrona del suo uomo, mentre tanti ministri premono perché Guido Bertolaso o Gianni De Gennaro subentrino nell'incarico, magari con l'aggiunta poteri straordinari, per poter prendere finalmente in mano l'organizzazione della reazione dello Stato di fronte al Coronavirus.

Per intenderci, Borrelli (in carica dal 2017, governo Gentiloni) è uno degli esperti ai quali il presidente del Consiglio suggeriva di affidarsi invece di ascoltare le menzogne dei governatori del Nord, i quali chiedevano di mettere in quarantena i viaggiatori in arrivo dall'Oriente. È finita come è finita, con 10.000 contagi in due settimane e il povero Angelo costretto ogni sera a presentare il suo calcolo dei pazienti deceduti nelle ultime 24 ore. Borrelli è abile in queste cose. Come noto, è un revisore contabile, dottore commercialista. Non certo un esperto di medicina. È stato nominato commissario straordinario per la gestione di questo disastro dopo aver coperto più o meno qualsiasi ruolo all'interno dei ministeri. Ma non provate a chiamarlo ragioniere perché rischierete di sentirvi recitare tutto il suo curriculum di tragedie risolte in maniera splendida. Almeno a suo dire.

In effetti l'esperienza al nostro protettore non manca di certo. Ha gestito in prima o seconda fila una lista sterminata di cataclismi. Il terremoto di Amatrice e quello dell'Emilia, tra infinite polemiche da parte degli sfollati rimasti per anni nei prefabbricati. Il primo banco di prova della sua carriera, comunque, è stato all'Aquila. Non senza qualche controversia, a dire il vero. Borrelli fa parte della lista di funzionari che ottennero un bonus di 20mila euro per aver realizzato il progetto C.A.S.E. per la ricostruzione. La polemica nacque perché mai prima di allora i dirigenti statali si erano attribuiti un premio per il lavoro prestato durante e dopo una sciagura. Sulla necessità di un riconoscimento, peraltro, ci sarebbe molto da discutere, visto che molti degli alloggi costruiti dopo 4 anni cadevano già a pezzi, tra balconi crollati e soffitti sprofondati.

Ma non possiamo certo dare la colpa alla protezione civile e al suo dirigente. Né possiamo dargli torto su quanto disse inizialmente riguardo al terremoto di Ischia, ovvero che gli effetti del sisma erano stati amplificati dalla presenza di tante costruzioni realizzate senza permessi. In seguito, però, gli amministratori locali si erano lamentati e lui aveva rivisto la sua posizione: «Qui non è un problema di abusivismo, per quanto riguarda i danni del terremoto, è un problema di fragilità delle case». Perché anche i palazzi abusivi, insomma, si possono costruire bene o male. Non di sole scosse telluriche, comunque, ha vissuto Borrelli in questi anni. Si è distinto anche dopo lo tsunami in Sri Lanka, ovvero nella missione per salvare i turisti italiani colpiti dall'onda mortale. Un grande successo, secondo Emma Bonino, che si occupò della questione in qualità di garante.

Solo l'ambasciatore a Colombo osò mettere in discussione questo giudizio, tanto che a tre giorni dalla pensione decise finalmente di sfogarsi denunciando un'organizzazione fatta di «orecchianti ed improvvisatori che combinano solo guai».
In una lettera spedita alla Verità venerdì scorso Borrelli si è vantato anche di aver maturato una vasta competenza sul campo anche per quanto riguarda le epidemie. «Anni fa ho gestito l'emergenza Sars», ha spiegato. Non si capisce bene di quale allarme parlasse, visto quel morbo nato in Cina non è mai arrivato in Italia, al contrario del Covid-19, e che alla guida della Protezione Civile non era lui ma un medico, Guido Bertolaso. In pratica il dirigente statale si è occupato solamente di comprare materiale medico che per fortuna non c'è mai stato bisogno di utilizzare. Una macchina che nessuno ha mai messo in moto, insomma. Il successo era garantito. Forse Borrelli pensava di cavarsela anche questa volta nello stesso modo. È andata male a lui e soprattutto a noi.

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