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Vittorio Feltri e il coronavirus: "Quando vedo i virologi in tv mi sento male"

Vittorio Feltri
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Devo confessare che, quanto il virus, mi sono antipatici coloro che ne parlano ininterrottamente, le televisioni e i giornali, incluso Libero, che ha perso di vista i fatti della vita per correre dietro al microbo assassino. Non c' è rete che non dedichi mattinate e pomeriggi e perfino serate all' infezione. Intendiamoci, il fenomeno è drammaticamente importante e va affrontato con dovizia di particolari, ma è uggioso ascoltare sempre le solite prediche.


Ora il tema principale è il famoso picco. C' è o non c' è? Pare di sì e pare di no.
Qualcuno guarisce, ma tanti crepano. Dobbiamo gioire o piangere? Poi vi sono città sprovviste di bare, per cui si è rinunciato a celebrare i funerali. Però non mi sembra questo il problema, visto che non mancano solo le casse da morto: a due mesi dall' inizio della pestilenza scarseggiano ancora le mascherine, quasi fossero oggetti preziosi e non brandelli di pezza cuciti alla carlona eppure utili a preservarci dalle bollicine infette emesse dai contagiati di cui siamo circondati. Niente da fare. I medici hanno una dotazione protettiva da Terzo Mondo, in effetti, e insieme agli infermieri vengono sterminati quali zanzare in agosto nella indifferenza più totale della Protezione civile nonché enti affini. La cosa tuttavia non suscita scandalo, la consideriamo ormai una regola italiana.
Sorvoliamo sulle intemerate notturne di Conte, che si spaccia per Salvatore della Patria ferita mentre, in verità, cerca soltanto di salvare la carica immeritatamente coperta. Che barba, non se ne può più. Non è permesso entrare in un bar, in un ristorante; vietato circolare a piedi o con veicoli, fare la spesa è diventata una impresa sovrumana, chi va a lavorare deve presentare la giustificazione quale alunno delle elementari. Consentitemi almeno di affermare che non solamente io, ma pure un crescente numero di persone, ne abbiamo piena l' anima di queste quotidiane sevizie.
Ci vorrebbe almeno una pausa. Fateci respirare. L' Italia si è fermata per il nostro bene o il nostro male? Il dubbio è legittimo. Ho scoperto che il nostro Paese amato è pieno di virologi, ciascuno dei quali ha una opinione diversa da tutti gli altri, e nessuno di essi è in grado di suggerire una cura che serva ad evitare il camposanto. Da dove arrivano tutti questi specialisti? Li ho contati, sono una pletora, se ne annoverano in quantità superiore a quella dei virus.
Scusate, ma quando vedo un virologo mi viene voglia di sparare. Non pretendiamo miracoli, per carità, non ne fa più neanche San Gennaro.
Ci basterebbe un po' di silenzio e la opportunità di fare due passi senza l' incubo di munirci del lasciapassare confezionato dal premier foggiano. Infine, noi gente villana aspiriamo a rimpadronirci delle nostre cittadine al più presto.
Diteci la data della liberazione prima che giunga il 25 aprile, altrimenti dissotterreremo le armi. Questa non è una protesta, è la fotografia della realtà in cui siamo precipitati senza colpa.

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