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Giuseppe Conte e Papa Francesco se ne fregano delle regole. Senaldi: "Così rischia il Pontefice 83enne"

Pietro Senaldi
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Povero avvocato Giuseppe, sbaglia anche quando la fa giusta. Ieri il nostro ineffabile premier si è finalmente reso conto che non ha soldi né testa per combattere il virus e perciò ha deciso di andare a farsi benedire, bussando alle porte di San Pietro in cerca di illuminazione e sostegno divini. Il Papa l' ha caritatevolmente ricevuto, ignaro dei rischi a cui si sarebbe esposto. L' afflato suscitato dal Santo Padre nel suo ospite ha fatto sì che Conte, spinto da tanta emozione, poca devozione e ancor meno riguardo, gli giocasse un tiro mancino, saltandogli praticamente in braccio alla faccia delle norme di sicurezza anti-contagio e sbattendosene degli 83 anni suonati del Pontefice, che forse secondo Giuseppe non rientra nel novero degli anziani da proteggere.
Le foto di rito ritraggono i due a una distanza di poco superiore a quella di moglie e marito nel giorno delle nozze.
Del metro minimo che il governo chiede a tutti i cittadini, ce n' era meno di metà. C' è poco da stupirsi. Anche se meno nobile e di minor talento, Conte è l' equivalente moderno del Marchese del Grillo: la sorte gli ha dato uno status che non si è conquistato e lui se lo gode applicando la regola unica del personaggio interpretato da Alberto Sordi: «Mi spiace, ma io sono io, e voi non siete un cazzo». Con la differenza che almeno il nobiluomo romano era cinico, pratico e fantasioso mentre il professore pugliese sopperisce alla carenza di legittimazione popolare con la retorica patriottarda, si perde in incomprensibili pandette e non ha mezza idea di quello che sta facendo né di quello che dovrebbe fare. Con il suo più altolocato alter ego ha in comune solo la tirchieria verso i sudditi: tassa, ti affama e, quando ti getta una moneta, c' è la fregatura, è incandescente.

Il resuscitato - Conte fa tutto quello che vieta agli italiani, e non prova neppure a nasconderlo. Un uomo della sua scorta si è preso il Corona ma lui procede intrepido, saltabeccando da una telecamera a un vip. Gira come una trottola tra Palazzo Chigi e il Parlamento, spingendosi fino a Bruxelles, al Vaticano e sul Colle, ma si tiene ben distante dal centro del pericolo, il focolaio del virus che ammazza i malati ma ha resuscitato lui, ovverosia gli ospedali lombardi.
La quarantena, che è una penitenza per tutti, per Giuseppe è un balsamo, tant' è che non esclude di prorogare lo stato d' emergenza fino al 31 luglio. Per forza, finché dura l' allarme, tutto gli è permesso. Il premier ormai decreta senza parere del Parlamento, dell' opposizione e neppure del suo stesso governo. Tiene in sospeso le nostre vite ad interim perché, finché nulla si può muovere, anche lui è sicuro di restare dov' è. Pensare che due anni fa era uno sconosciuto professore dal modestissimo curriculum e che prima del virus era morto mentre oggi governa da solo in ottima salute politica rende l' idea di quanto la vita sia imprevedibile.
Conte si sente l' uomo più fortunato del mondo, tant' è che sfida il virus ogni giorno, senza prendere una sola decisione che serva ad arginare il contagio. Le mascherine non arrivano, i tamponi non si fanno, gli esami del sangue neppure, un piano anti-Corona che vada oltre gli arresti domiciliari per tutti e si ispiri magari a quello di altri Paesi, è una chimera. In economia il progetto di ripartenza è carta bianca mentre gli aiuti promessi sono ancora lettera morta.
Confidando nel suo stellone, forse Palazzo Chigi si aspetta che il Covid19 travolga l' Europa più dell' Italia e convinca la Germania ad aprire i cordoni della borsa. Illuso, pur di non aiutarci i tedeschi riaprirebbero i forni per bruciarci dentro i il denaro che ci servirebbe.
Vanitoso come un' attrice, per non riuscire male nelle riprese, Conte si è presentato dal Pontefice a volto scoperto.
Il premier smascherinato, al contrario delle comari di De André, dispensa sia buoni consigli che cattivo esempio.
A proposito, ma che cosa si sono detti i due? E chi lo sa? L' incontro era per fornire immagini ai tg, all' album dei ricordi e alla pagina facebook del premier, mica per decidere qualcosa. Speriamo almeno che l' illustre Giuseppe ne abbia approfittato per confessare i suoi peccati, che in tv non ammetterà mai.

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