Cerca
Logo
Cerca
+

Vittorio Feltri contro Conte: "Si crede il Duce ma non ha capito che tra poco tutti usciranno in massa. Si levi dai piedi"

  • a
  • a
  • a

Come recita il nostro titolo di apertura, da oggi teoricamente si parte, eppure temo lo si faccia innestando la marcia indietro. Capirai che progresso dissigillare le cartolibrerie in alcune regioni. Come se una famiglia che deve mangiare due volte al giorno avesse facoltà soltanto di comprare le cipolle e il prezzemolo. Essa non potrebbe nutrirsi adeguatamente, e questo lo comprenderebbe addirittura un infante, però non entra in testa a nessuno che abbia qualche responsabilità nella conduzione delle amministrazioni.
Il governo dovrebbe decidere del nostro stile di vita in questo periodo di pandemia, in realtà non sa come operare e non fa altro che emanare editti indecifrabili. Le regioni si adattano al casino generale e ciascuna di esse agisce a capocchia.
Risultato: il nostro non è più un Paese omogeneo, bensì una assemblea litigiosa. Il povero Giuseppe Conte predica nel deserto e litiga con tutti, perfino con Enrico Mentana che in pratica lo ha mandato al diavolo. Motivo: il premier che il destino baro ci ha riservato è convinto di essere il duce e pretende di impartire ordini pure ai giornalisti, stabilendo ciò che occorre mandare in onda e ciò che invece va censurato. Il virus ha infettato altresì il cervello di coloro che sono chiamati a guidare la macchina dello Stato.
In Italia monta un pandemonio che la popolazione non regge più. Segnali di ribellione si registrano qua e là. Per adesso la gente sopporta, ma tra un po' uscirà in massa da casa e i controllori non controlleranno più un tubo, cosicché il caos sarà assicurato. Siamo blindati da oltre un mese e nel frattempo osserviamo che in altre nazioni si procede a briglie sciolte.
Ci domandiamo con angoscia: perché solamente noi siamo condannati agli arresti domiciliari? Non pervengono risposte e ciò ci innervosisce. Hanno voglia le tv di ripetere allo sfinimento che uniti si vince, se restiamo barricati entro le mura domestiche. Si vince cosa? Non è lecito lavorare, lo stipendio non arriva, i contributi in moneta promessi a chi non ce la fa a campare non giungono poiché Roma è in bolletta, avendo speso denaro a prestito per finanziare il reddito di cittadinanza ai fannulloni, il quale ha comportato inoltre uno spreco di risorse già esigue a causa della mancata spending review.
Per fortuna c' è la Caritas che provvede a fornire pasti ai poveri, sempre più numerosi, e ci sono tanti privati disposti a elargire fondi in beneficienza. Altrimenti il problema principale sarebbe la fame.
Ovvio che in tempi duri di virus sia necessaria molta prudenza onde evitare nuovi contagi, tuttavia è altrettanto reale che se ci rifiutiamo di riavviare fabbriche e negozi per guadagnarci il pane, il nostro futuro e il nostro presente ci riserveranno una esistenza grama. Che saremmo disposti a sopportare qualora almeno Conte si togliesse dai piedi per lasciare posto a un vero presidente del Consiglio.

Dai blog