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Coronavirus, Renato Farina e l'anomalia in Italia: tutti in casa, tornano i processi in piazza

Renato Farina
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Sta succedendo. Ovvio in Italia. Qualsiasi vicenda è un eccellente campo di esercitazione delle Procure, e quella di Milano è sempre la più pronta e baciata dai lampi delle televisioni. È vietatissimo di questi tempi andare in piazza. L' unica attività lì autorizzata sono i processi. Non c' è bisogno di decreti sanitari o di autocertificazioni. Le funzioni religiose sono tutte sospese, ai preti che osano mettere le mani sul pane e sul vino gliele si taglia sull' altare, ma questi riti qui sono uno spettacolo irrinunciabile. Anzi, adesso che gli stadi sono inutilizzati si potrebbe esagerando trasferire a San Siro, che c' è un bel prato, la macchina che lentamente scorticherà le autorità politiche e sanitarie della Lombardia, e comunque di centrodestra.

 

 

A denunciare questo atroce specialità italica e specialmente ambrosiana è una voce autorevole. A osare l' inosabile contro i fulmini di Giove, ma ha la fortuna dell' immunità, è un membro laico del Consiglio superiore della magistratura (Csm), il professor Alessio Lanzi, già professore ordinario di diritto penale. Accusa in un' intervista sulla Stampa: «C' è un attacco strumentale al modello politico di centrodestra della Regione Lombardia, alimentato da un' inchiesta giudiziaria spettacolarizzata». Non parla per sentito dire, ma con la cognizione delle carte e l' esperienza maturata a Palazzo dei Marescialli. Questi suoi giudizi sono a pagina 10, in basso, schiacciati dalla notizia quotidiana sull' inchiesta che procede con balzi da tigre per "epidemia colposa" ed "omicidio colposo multiplo". Non si ha notizia in nessuna parte del mondo di un' inchiesta che punti così in alto. Il buon senso dice che se si avesse un po' di coraggio magari si dovrebbe mandare un avviso di garanzia a Xi Jinping che qualcosa ha nascosto sul serio, e ci ha impedito di difenderci adeguatamente. Invece no.

La deriva - Ma tutto era prevedibile. Questa deriva italica - non volendo citare noi stessi - era stata profetizzata dal professor Angelo Panebianco che l' aveva definita "panpenalista" sul Corriere della Sera: la galera come chiave di soluzione dei nostri guai. E chi in galera? Il nemico politico. Si noti la date dell' editoriale di Panebianco: mercoledì 14 aprile. Proprio il giorno in cui l' Istituto superiore di sanità (Iss) aveva definito precisamente i contorni della strage degli anziani nelle Rsa (Residenze sanitarie assistenziali). Aveva mostrato - lo abbiamo scritto ieri - che il Coronavirus era stato causa del 40,2% dei decessi avvenuti negli ospizi italiani.

Una percentuale inferiore drasticamente a quella della Spagna (60%) e del medesimo livello di quella francese. Quella inglese non è nota, ma si presume persino peggiore. Ancora: in Italia ad avere il record della letalità da Covid erano i ricoveri dell' Emilia-Romagna (57,7%), superiore di tre punti e mezzo al dato della Lombardia dove l' intensità del contagio è stata imparagonabile a quella del resto del mondo, neppure a Wuhan aveva infierito come a Bergamo, Brescia, Cremona e Milano.
Niente da fare. Il 15 aprile la prima notizia del telegiornale unico dell' etere e del satellite annunciava: «Il Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano si è presentato questa mattina negli uffici della Regione Lombardia dove ha sequestrato alcuni documenti». Ed ecco le immagini. Si vedono le fiamme gialle entrare nel grattacielo abitato dalla Giunta Fontana, che sta lavorando per combattere il virus, e interrompere i lavori. Subito lo schermo si sposta al Trivulzio, all' Istituto Don Gnocchi, al "mostruoso" (Tg5) numero di morti. Il nesso è palese. In quelle ore era stato diffuso il computo quotidiano dei morti in Lombardia: +235 rispetto al giorno precedente. La mostrificazione da manuale.

L' accostamento magico delle morti al Pio Albergo Trivulzio con il pacco di 7 milioni di lire gettati nel water da Mario Chiesa nel medesimo ospizio nel febbraio di 28 anni prima è una ghiottoneria. Oggi come allora, evviva i pm, che ci liberano dal male. E la politica corre dietro ai pm. Tocca alla prodiana e bolognese Sandra Zampa, sottosegretaria alla Salute, buttarsi a pesce non sui dati della sua amata e rossa Emilia-Romagna, ma con piglio avvoltoiesco sulla Lombardia, accusando la dirigenza locale di avere disatteso le disposizioni ministeriali.

Le tv straniere - Il processo in piazza è un classico. Stavolta però non cattura l' attenzione gongolante delle tivù straniere. Hanno capito che non è una cosa seria questo agitarsi. Non aiuterà nessuno a guarire. In Spagna nessun pm Garzon, famoso per aver messo le manette a mezzo mondo, ha osato indagare il premier Sanchez perché negli ospizi (non) controllati dal governo l' esercito ha trovato vecchi abbandonati morti nei letti.

Torniamo da Lanzi. Non santifica nessuno. Non nega la possibilità di errori: «Possibile. Erano giorni drammatici, nelle città risuonavano solo le sirene delle ambulanze, i camion militari portavano via i morti. Non si può pretendere che tutto fosse perfetto, a meno di rispolverare antichi teoremi. Responsabilità penali fondate sul "non poteva non sapere"». Contesta: «La perquisizione della Finanza in Regione trasmessa in tv, mentre lì dentro si lavora in trincea per evitare altri morti, consegnare all' opinione pubblica messaggi di sconforto e sfiducia nelle istituzioni».

La pacatezza - A noi piace quando con pacatezza denuncia l' assurdità apocalittica delle accuse. Tipo il reato di epidemia. Lo fa con un' ironia che difficilmente la magistratura coglierà e/o apprezzerà: «Dico solo: prudenza. Quel reato si configura se l' epidemia non c' era prima, qui il virus circolava da tempo. Altrimenti sarebbe come contestare l' omicidio per aver ucciso un uomo morto».

Somiglia in maniera spaventosa questo processo in piazza, a quello di Milano per cui confessò e fu torturato e squartato come untore il povero barbiere Gian Giacomo Mora alla Colonna infame, nel 1630. C' è ancora in Corso di Porta Ticinese all' angolo con la via dedicatagli, una targa e un piccola scultura in memoria. Se lorsignori insisteranno col processo in piazza, in quattro gatti, tenendo le distanze sociali, con la mascherina e i guanti, ci recheremo lì, a portare fiori a Mora. Ci metteranno dentro per apologia di reato? Amen.

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