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Filippo Facci contro Conte: morire di virus, fame o noia? Come aggirare le norme più assurde

Filippo Facci
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Noia, fame o malattia. Che tradotto significa tedio, vita domiciliare, oppure deambulare come automi con in tasca le istruzioni per l' uso; o, ancora, essere condotti al fallimento economico e individuale, in qualche caso ridotti proprio alla fame come impulso primario; infine, terza alternativa, la malattia: intesa proprio come malattia, il coronavirus, ultima delle tre opzioni attraverso cui la famigerata «fase 2» del governo si illude di amministrare la quotidianità degli italiani: non capendo - questo governo virtuale capitanato letteralmente dal primo che passa - che gli italiani la fase due se la governeranno da soli, esattamente come hanno fatto con la fase uno.

 

 

 

Perché se c' è una cosa veramente chiara a tutti, è che non c' è nessuna cabina di regia, nessuno che comandi veramente nessuno. C' è soltanto un autoritarismo da multa stradale mischiato a uno Stato che farà ogni cosa per mettere i bastoni tra le ruote a chi vuol lavorare, c' è una burocrazia che soffocherà la minoranza che ancora mantiene questo Paese e che perciò viene e verrà spremuta sino all' abbruttimento, e che perciò dice, dispone, ci annega nel parolame, impone ed espone con tonalità da maestrino elementare - parliamo di lui - che però ha cominciato ad accorgersi che gli scolari se ne stanno fottendo, parlano tra loro, tra un po' si arriverà alle pernacchie. In altre parole, in Italia c' è quello che c' è stato sempre: nella fase zero, uno, due, tre e quattro, ossia da quando in questo Paese non esiste più una classe politica che possa definirsi tale.

Gli italiani, come al solito, calcoleranno autonomamente un saldo esistenziale sulla base di leggi e regole che già sanno che rispetteranno a sprazzi, perché l' unico modus, da noi, è l' accomodamento, è un' auto-regolamentazione che costruirà le vere procedure e i veri comportamenti che violeranno le regolette intricate e contraddittorie (e anti-costituzionali, se non disturba) che i pupazzi di Palazzo Chigi si illudono di averci imposto.

Gli italiani tireranno avanti non grazie il governo, ma nonostante il governo. Ad arrabattare dignitosamente passato e presente e futuro sarà la consueta arte di arrangiarsi (in un' accezione positiva, per una volta) coadiuvata da una santissima sanità che non è pubblica né privata né mista: è umana, è fatta di carne, sangue, eroi e militi ignoti che fanno quello che hanno fatto sempre, mentre un avvocaticchio di Foggia cincischiava con «esperti» che tutto sapevano tranne come si governa un Paese.

Scolaro un po' lento - Certo, è un Paese che andava istruito e che doveva apprendere le basi, le consapevolezze: l' Italia è sempre uno scolaro un po' lento e svogliato. Ma poniamo che da domattina non ci fossero più regole prudenziali sul coronavirus, proprio nessuna norma: credete che gli italiani toglierebbero in massa le mascherine, non manterrebbero le distanze, o si immergerebbero in bagni di folla? Pensate che affollerebbero d' un tratto ristoranti con insopportabili pressioni antropiche o si struscerebbero in discoteca o al concerto di Vasco Rossi? Chi ignorerebbe le regole le ignora già adesso (se può) e chi è un cretino, insomma, lo resterebbe, e non diventerebbe savio per decreto. Insomma, cercheremo di cavarcela nei weekend (magari con qualche trucchetto, come a Pasqua) e cercheremo di tirare avanti nonostante uno Stato vessatore, sanguisuga, che farà di tutto per farti fallire, cercando nel frattempo di non ammalarci di un virus che tra colpi di coda andrà a risolversi e che ha tassi di mortalità comunque bassi. Tutto relativamente normale.

È questa la fase due: la normalità a cui un paese era già abituato con le sue multe e punizioni ingiuste, manigoldi che invece la fanno franca, e una certa disinvoltura nel violare le regole entro dei limiti di decenza mentre le forze dell' ordine ti strizzeranno l' occhio: perché l' idiozia al potere, cui talvolta devono assoggettarsi, la sanno riconoscere anche loro. Gli imbecilli, gli ipocondriaci e i complottardi ci sono sempre stati. Anche gli imprenditori che non riescono a pagare gli operai o a sfamare le famiglie. Ci sono sempre state anche un sacco di malattie che tendono a punire gli anziani. L' unica cosa che mancherà completamente è la stessa che è mancata dal gennaio scorso: un governo, una guida, qualcuno o qualcosa che cerchi di darti una mano anziché romperti i coglioni tutte le volte che può.

Gli italiani, a un certo punto, sanno adattarsi e possono anche fare da soli: ma non tutti, purtroppo. Ci sono anche quelli che hanno bisogno di credere che una cosa sia vera «perché l' ha detta il telegiornale» o l' ha detta persino un premier imbarazzante e parolaio. Sono loro le prime vittime di un governo che, con le sue inettitudini e i suoi ritardi, è responsabile della morte di migliaia di persone.

Vittime - Ma le seconde vittime sono ancora di più, perché sono tutti gli italiani che vedranno precipitare una situazione in cui erano già abituati ad arrabattarsi, certo, ma ora rischiano di non riuscire più a farlo perché questa volta non solo c' è un governo ridicolo e incapace che vèssa gli italiani, ma c' è un governo che si sente investito del sacro dovere di farlo «per la nostra salute». È questo che vogliono: farci morire sani. È questo che stanno facendo: affermando un pensiero unico secondo il quale «polemizzare è follia» e il diritto alla salute divenga il primo e assoluto diritto della persona, mentre ogni altro diritto, comprese la libertà personale ed economica, debbano cedere il passo. L' articolo 13 sacrificato all' articolo 32.

Noia, fame o malattia. Ce la caveremo alla faccia loro e sopravviveremo alla faccia loro, in nostra fremente attesa - il signor Giuseppe Conte in particolare - che si disperdano come flatulenze nello spazio.

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