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Coronavirus e Fase 2, Alessandro Giuli: "Libertà vigilata, sarà peggio di prima

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Alessandro Giuli
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Benvenuta libertà, ma non facciamoci illusioni: sarà soltanto una libertà vigilata quella che ci aspetta da domani, giorno d' esordio della cosiddetta Fase due, dopo i mesi di arresti domiciliari preventivi e profilattici contro il Covid-19. Alcuni battutisti l' hanno definita una Fase uno in maniche corte, altri una Fase uno e mezzo, altri ancora una Fase uno con la suocera in salotto.

Di là dai motteggi, dietro i toni un po' trionfalistici e un po' terrorizzanti con cui la maggioranza si appresta - bontà sua - a decomprimere il nostro raggio di vita, la fredda realtà delle cose ci dice che ben poco sta per cambiare sia dal punto di vista lavorativo sia da quello della socialità interpersonale. È senz' altro vero che 4,4 milioni di italiani si apprestano a tornare al lavoro nelle nuove e faticose condizioni stabilite dagli organismi sanitari (sanificazioni, protezioni, distanziamento), mentre 2,7 milioni di lavoratori resteranno ancora a casa. Per moltissimi altri lo smart working diventerà un' eccezione normalizzata almeno fino all' autunno, in attesa di capire se ci sarà o no una seconda ondata di Coronavirus. Ma siccome il primo sciame è ancora in corso, sia pure con curve di contagi e ospedalizzazioni e morti in picchiata, il governo continuerà a prometterci (invano) la salvezza eterna al posto della salute e la liberazione dal male al posto della libertà.

 

Per le imprese, le partite Iva e le famiglie con figli in età scolare l' incubo non si dissolverà affatto domani: mancano risorse economiche immediate, perché la tanto proclamata potenza di fuoco si è concretizzata soltanto in garanzie pubbliche su prestiti bancari ai soliti tassi d' interesse e senza fluidificazione delle procedure istruttorie; i soldi a fondo perduto promessi non sono nemmeno all' orizzonte; sul bonus figli e tate gravano ancora più incognite che certezze.

LE CONTRADDIZIONI
E a proposito di protocolli istituzionali, all' abuso di Dpcm fatto a Palazzo Chigi non è mai corrisposta una simmetrica tempestività nel riempire il vuoto dei proclami di Giuseppe Conte: tardivi e nebulosi, i testi dei decreti vengono sciolti via via con le altrettanto contraddittorie Faq (Frequently Asked Questions) che ancora oggi non ci consentono di capire se e cosa si possa fare senza incorrere in multe o altre sanzioni (anche penali).

L' oltremodo vexata quaestio sui "congiunti", su cui tanto di sta ironizzando, è a tale riguardo tragicomicamente esemplare. In breve, circa la nostra libertà personale sappiamo che esistono disposizioni centrali provenienti da Roma che possono essere ulteriormente ristrette, ma non allargate, dalle ordinanze dei presidenti di Regione e dei sindaci. Risultato: una confusione generale in cui non potremo "espatriare" da una regione all' altra né sappiamo se potremo raggiungere le seconde case nella Regione di residenza; potremo vederci nei luoghi pubblici ma sempre da lontano (almeno un metro), evitando assembramenti in parchi o giardini (sempre se i sindaci ce li riaprono...) e in ogni caso senza spostarci troppo da casa se non per le solite "comprovate esigenze" di lavoro, necessità (?) o salute. Quanto ai luoghi privati, anche qui l' occhio del decisore pubblico s' intrufola per stabilire che non potremo improvvisare assembramenti (i "party" di cui favoleggiava Conte in tivù) e dovremo sempre indossare le mascherine, che saranno il nostro corredo in ogni luogo chiuso immaginabile. Per quanto riguarda gli spostamenti, nelle nostre auto non entreremo in più di due persone, una delle quali (se non "congiunta") rimarrà seduta dietro per rispettare il distanziamento sociale previsto.

 

E sui mezzi pubblici? Il delirio: ogni anelito di spostamento s' infrangerà sull' obbligato dimezzamento dei posti disponibili, con inevitabili code e ritardi in città e quadranti metropolitani già normalmente critici e affollati. Al posto del controllore, peraltro, rischiamo di ritrovarci contornati da poliziotti snervati tenuti a compulsare le nostre immancabili e sempre più cervellotiche autocertificazioni. Che cosa ci scriveremo sopra? Che usciamo per lavoro, per ricongiungerci ai congiunti, oppure per fare la spesa come prima, per comprare le medicine oppure Libero in edicola o per mettere benzina, portare a riparare il pc, comprare vernici, saponi, lampadine, deodoranti, croccantini per micio, occhiali da vista, pannolini e body per neonati, libri e fiori e piante per addolcire un confinamento rimasto pressoché identico a se stesso... Un capolavoro. E tutto ciò, naturalmente, a patto di avere una temperatura corporea inferiore ai 37,5° C, nel qual caso si rimane tumulati in casa in attesa che il medico di famiglia risponda al telefono.

Ma allora perché chiamarla Fase due? Forse per dare un senso all' insensatezza con la quale il governo centrale ha oscillato finora tra bastone e carota, anzi tra un bastone piccolo e uno più grande agitato fino all' autolesionismo. Il conflitto di attribuzioni e poteri con gli enti locali non è soltanto il frutto avvelenato delle brutte riforme costituzionali del passato, è anche una conseguenza inevitabile dell' imperizia governativa.

GIOCO DELL'OCA
Invece di stabilire fin dapprincipio un quadro normativo generale chiaro e invalicabile, all' interno del quale far poi prevalere il libero gioco della fiducia nei cittadini (modello nordeuropeo) e delle deliberazioni periferiche, la maggioranza sequestrata dall' Oms e dai suoi accoliti ha preferito prodursi in un gioco dell' oca centralista e sfiancante. Nel pieno della pandemia dovevano dirci: fin qui c' è la tua libertà, oltre quel limite c' è l' esercito e così sarà fino alla data X; hanno fatto l' esatto contrario.

Adesso che la pandemia declina speditamente, da Palazzo Chigi amplificano come megafoni le fake news sul rialzo degli indici di contagio internazionali (come per la Germania, dove le cose vanno benone a onta degli allarmi ingiustificati), rilanciano i dati squinternati dell' Istituto superiore di Sanità sui potenziali effetti negativi delle riaperture, mortificano la nostra legittima richiesta di informazioni e previsioni scientifiche alle quali vincolare comportamenti e divieti. Ci trattano come bambini impazienti ai quali impedire l' esposizione prematura al Sole primaverile, mentre i nostri ormoni vanno fuori controllo, i conti correnti s' impoveriscono, le autocertificazioni si affastellano all' ingresso delle nostre abitazioni serrate dalle sbarre invisibili dell' incompetenza al potere.

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