Paragoni
Vittorio Feltri: "Così ho capito che Conte e Di Maio sono scartine politiche". Il libro rivelatore
Questa vorrebbe essere una recensione a un romanzo che gli specialisti qualificano come fiction-storica. Si tratta di Mare, opera di una giovane scrittrice siciliana, Federica Nardo (Ianieri edizioni, pagine 296, 16,50 e-book 6,99).
"Vorrebbe essere" perché la lettura di questa avventura amorosa e storica, avvincente e poetica, trascina oltre i confini di queste pagine, che ospitano Napoleone e la sua storia di amore con la contessa Nives de Morin. Quest' ultima è un personaggio di fantasia, e opera di immaginazione è l' intreccio che la riguarda nei suoi rapporti con Bonaparte e le personalità eminenti e meschine che lo circondarono. I colpi di scena si susseguono e la trama - con rapimenti di pirati, trasferimenti in necropoli etrusche, stregoni arabi ciechi e bugiardi - è trascinante e la 28enne Nardo riesce a incastonarla perfettamente nelle vicende certe e documentate dell' Empereur corso.
Il contesto è rappresentato con la sapienza dello storico, le mosse dei vari protagonisti da Talleyrand a Fouché, da Metternich allo zar Alessandro, alle imperatrici Josephine a Maria Luisa sono inquadrate con tale certificata attendibilità da renderci partecipi spettatori del "gran teatro del mondo" di inizi 800. Questo conduce a spostarsi da quei tempi ai nostri giorni.
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Tornerò dopo sul nocciolo narrativo del volume, da me letto anzi bevuto con gusto nella tregua del Primo di Maggio, uno dei tre giorni in cui i giornalisti non hanno bisogno di far finta di lavorare. Il fatto è che il romanzo è ambientato in luoghi e giorni in cui la storia cambia cavalli, e si dirige al galoppo prima con Napoleone da una parte, poi con il Congresso di Vienna in senso opposto.
Ovvio essere trascinati a considerare questo 2020, e il 2020 in Italia. Le nostre vicende particolari di oggi quanto pesano nella grande storia?
E che cosa muove quest' ultima?
Questo tempo segnato dal virus, segnerà un cambio d' epoca. Lo dicono tutti, sarà vero. Ma che cosa avrà contato e conterà, una volta terminato lo sconquasso, nel disegnare la forma e le gerarchie di potenza tra Stati, religioni, popoli?
quale futuro avremo Insomma, così come allora furono travolti, dall' ascesa e dalla caduta di Napoleone la Francia e il nostro frammentato Paese, che cosa determinerà nel futuro prossimo il maggior o minor benessere dell' Italia rispetto alla Spagna o al Giappone? Ci sarà la discesa morale ed economica dei Paesi occidentali o la loro rivincita rispetto alla Cina? E che cosa peserà in tutto questo dipanarsi di eventi?
Di solito, queste domande apocalittiche sul senso della storia sono spazzate via, per noi povera gente, dalle questioni pratiche: primum vivere, deinde philosophari. Però questi mesi ci trascinano tutti, osservando le strade vuote e la paura, a trasfigurarci in altrettanti Pico della Mirandola o - esagero - Massimo Cacciari. In realtà le domande ciclopiche sul senso della storia, si possono tradurre in spiccioli che anche noi abbiamo in tasca: sarebbe e sarà diverso il destino delle nostre italiche contrade se invece di essere comandati da Giuseppe Conte e Luigi Di Maio, magari ci fossero e potranno essere altri personaggi? E le nostre azioni quotidiane quando si sommano, modificano le sorti generali, o siamo microbi in balia assoluta del Corona?
Sui giornali si tengono separati i due momenti: quello dell' analisi delle azioni del capo del governo è scisso dalle ipotesi sulla evoluzione della situazione mondiale. Dopo aver letto questo volume e considerate le azioni dei personaggi, sono più che mai convinto che le grandi o piccole personalità le quali si trovino a guidare il carro delle nazioni sono un fattore primario.
La cultura dominante - che è diversa dal sentimento popolare - ha torto. Essa è figlia bastarda del marxismo e di un certo fatalismo sorto in reazione ad esso. Secondo questa visione meccanicistica, la storia è spinta da rapporti di forza geopolitici, con il sovrappiù del caso. Per cui - fateci caso - si ritiene inessenziale chi ci guida al governo. Si fa appello invece alla collaborazione generale, all' obbedienza alle disposizioni di Conte da parte dei presidenti di regione, come se fosse indifferente e dunque da non mettere in discussione che al governo ci siano i Cinque Stelle con i comunisti. Tanto è uguale, ciò che conta è l' unità, l' ha detto anche il Papa ieri mattina. Come se la colpa fosse di opporsi alle scempiaggini del premier. E non si dovesse cercare di ribaltare dal posto di pilota uno che ci porta a sbattere.
Conta eccome la personalità del premier e chi gli sta intorno.
Di recente, proprio osservando la figura di Boris Johnson, il quotidiano più a sinistra della Gran Bretagna, il Guardian, è stato costretto a rivedere i dogmi della propria visione del mondo. Ha scritto Martin Kettle: «C' è ancora qualcuno che pensi che il ruolo degli individui in politica sia marginale rispetto alla lotta tra le classi e allo scontro tra forze storiche? La carriera di Johnson è la negazione vivente e vibrante di questa credenza». È decisivo il ruolo delle personalità nel determinare fortune e sfortune di un un popolo e il colore di un' epoca. Il problema non è questo fatto, ma chi è toccato a noi!
Sono trent' anni che ci viene detto che questa è l' epoca degenerata dei partiti personali, come se fosse un cancro populista nefasto. Invece è una costante storica inesorabile. È la piccolezza o grandezza di chi si trova a tenere in mano lo scettro autoritario o democratico a cambiare il futuro dei popoli specie nei momenti di cambi d' epoca.
Napoleone era Napoleone. Si è dimostrato un genio non solo in strategia militare ma in visione generale, in capacità di trasmettere a pelle e nel profondo un disegno di grandezza ai francesi e all' Europa. Quando per dieci mesi è stato re dell' Elba l' ha trasformata in un gioiello, al di là dell' immenso scontro continentale in corso.
La colonna sonora giusta per questo romanzo è la terza sinfonia di Beethoven, intitolata l'"Eroica" e dedicata a Napoleone. In quel concorso di violini ed archi imperioso si avverte che è impossibile incatenare l' Imperatore Bonaparte, ma neppure l' amore della contessina per lui può essere schiacciato, per quanto implume esso sia, dallo spostamento imperioso della crosta terrestre.
Mussolini e Lenin - ha ragione Renzo De Felice - non sono pupazzi della storia, ma le hanno impresso la propria impronta. Così nel 1945 lo scontro fu sì in Italia tra guerra e dopoguerra, America e Urss, ma le personalità decisive furono De Gasperi, con Pio XII, e piaccia o no persino Togliatti, che per opportunismo o obbedienza a Stalin, non volle la rivoluzione. Ma furono i primi due a indirizzare il popolo che ebbe buon fiuto, e ci fu la rinascita.
alleanze e non solo Non solo le alleanze contano, ma la tempra e la qualità di chi dirige.
Non è difficile oggi stabilire comparazioni tra il 1945-48 e questo 2020 con l' incognita dei prossimi anni. Ognuno paragoni il poker d' assi al governo di allora (De Gasperi, Einaudi, La Malfa e Andreotti) con il mazzetto di scartine che comanda oggi: Conte, Di Maio, Patuanelli e Franceschini.
Il quale ultimo a uno dei protagonisti della saga napoleonica somiglia: al vescovo e principe di Benevento, Charles-Maurice Talleyrand-Perigord, rivoluzionario e reazionario, che mette il suo piede da diavolo zoppo in ogni interstizio della storia. In assenza di un Napoleone a noi ci tocca aspettare le mosse di uno così.
Per cui, almeno godiamoci l' attesa, gustandoci il Napoleone innamorato di tutto: della contessa e della Francia; dell' impero e della libertà.
Sussurra a Nives mentre lascia lei e l' Elba per cercare di mutare il destino del mondo: «La più grande saggezza è una ferma determinazione...
Mi hai insegnato qualcosa che non si può imparare in nessun libro, manuale militare o campo di battaglia: l' altruismo e l' amore disinteressato sono la più grande di tutte le vittorie» (pag. 285). Amen.