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Vittorio Feltri: "Passerà la nottata e la vita dopo il coronavirus tornerà quella di sempre"

 Vittorio Feltri

Vittorio Feltri
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Non sono un veggente ma spesso ci indovino per puro caso, pur essendo privo della sfera di cristallo che di frequente è vuota e muta. La vita in Italia tenta di riprendersi i propri spazi. La gente fatica a riabituarsi, ed è ovvio sia così. Dopo settimane di terrore e di reclusione non è facile riesumare le vecchie abitudini, noiose e ripetitive eppure rassicuranti. Il lavoro, la casa, i figli, le faccende domestiche, le spese: non sono occupazioni esaltanti per nessuno, però danno un senso al tran tran a cui tutti, chi più chi meno, siamo condannati. Qualcuno, i soliti intelligentoni, afferma che le quarantene e gli isolamenti totali sono destinati a mutare l' umanità. Che diventerà migliore, più buona, meno aggressiva e via cianciando. Tutto è possibile ma non credo a questa bella favola. Vero che gli esseri viventi cambiano come cambia il vento, e la storia insegna che ogni epoca porta con sé qualche innovazione nel costume. Tuttavia non riesco a immaginare che le persone nel giro di due mesi tribolati a causa di un maledetto virus possano evolversi o peggiorare.

Ora siamo agli albori della nostra "riabilitazione" ed ogni ipotesi sul futuro è lecita. Però il popolo non si è mai fatto guidare dagli effetti di una malattia, per quanto grave. O meglio, si è adattato alla emergenza determinata da un morbo micidiale, poiché la paura di morire accomuna ricchi e poveri, eppure, una volta passata la buriana, più o meno lentamente le nostre esistenze hanno ricominciato a scorrere sui medesimi binari.

 

 

Rimarrà il ricordo in questa generazione del Covid e delle sue vittime, chi per la pestilenza ha perso famigliari e amici non potrà agevolmente dimenticare. Questo è scontato. Però tra non molto i cittadini, magari zoppicando, si rimetteranno in riga: si riaccenderà in loro la smania di consumare, quindi di acquistare, di andare in vacanza, in pizzeria e a spasso. È solo questione di due o tre mesi, dopo di che, vaccino o non vaccino, si frequenteranno di nuovo senza proteggersi con la mascherina, addio guanti. Dicono che il tempo sia medico. Lo sarà pure nell' avvenire.

I primi a ricadere nella scocciante normalità saranno i bambini, poi gli adolescenti, in seguito gli adulti e infine i vecchi nei quali prevalgono sempre prudenza e fifa. Più si va su con l' età e più si teme la vicinanza della morte, poiché essa costituisce l' evento più probabile. Tuttavia gli anziani non hanno bisogno del virus per avere terrore del trapasso, ce l' hanno nel cuore dal momento in cui avvertono qualche acciacco. Parlo per esperienza. Nonostante ciò pure i vegliardi presto se ne faranno una ragione e se ne infischieranno del Corona, confidando nell' antidoto e nelle cure che risultano già disponibili. Insomma prepariamoci con cautela a rientrare nei ranghi di persone consapevoli che il benessere è sempre precario e mai eterno. La nostra permanenza sulla Terra è provvisoria ed è ingenuo ribadire ogni minuto che andrà tutto bene: andrà come sempre, tra alti e bassi, più bassi che alti, in attesa di tempi migliori che non giungono mai.

Tra poco torneremo nelle osterie e nei bar, discetteremo di politica con la consueta sgangheratezza, di calcio e di cazz*** varie. Le chiacchiere sono sempre state la nostra ancora di salvezza e a breve lo saranno ancora. Dalla vita non c' è molto da aspettarsi, se non la consueta routine nonché una dose massiccia di tedio. Le polemiche di questi giorni sui governanti incapaci e sui virologi in lite tra loro passeranno in cavalleria. E saremo pronti a scacciare le nostre turbe bevendo alla salute, che speriamo non ci tradisca. 

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