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Vittorio Feltri e il coronavirus, tutto già scritto: "Lombardia benedetta, sarà la prima a risorgere"

Vittorio Feltri

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 Siete mai stati al Lazzaretto di Bergamo? No, non è una battuta di cattivo gusto sugli effetti del Coronavirus, la malattia che ha infierito in particolare sulla mia città, Bergamo, appunto. No. Io intendo il vero Lazzaretto, una splendida costruzione accanto allo stadio. Fu costruito nel XVII secolo per curare i malati di peste, la famosa peste del 1630-1631. All' epoca era alle porte di Bergamo, ora ne fa parte. Un tempo era un luogo di disperazione e preghiera. Oggi richiama altre sensazioni. Il chiostro, elegantissimo, si affaccia su un curato prato verde, dove non è raro vedere l' Atalanta che si allena nel periodo precedente l' inizio del campionato. D' estate, il Lazzaretto ospita concerti, di solito gremiti di gente, sembra realizzato apposta per accogliere spettacoli artistici, è una quinta teatrale, uno sfondo perfetto. Là, dove si accompagnavano gli uomini alla morte, oggi regna la vita, e ancora regnerà dopo l' emergenza di questi mesi.

 

 

 

La crisi è solo un attimo, una parentesi nella storia eccezionale di Bergamo, delle sue valli e dell' intera Pianura Padana. Meglio ricordarsi da subito della bellezza che ci circonda. A Ponteranica, dove ho vissuto per molti anni, nella umile chiesa del paese, si staglia un capolavoro senza epoca di Lorenzo Lotto, il suo esito più moderno, un polittico del 1522 che mozza il fiato, con al centro un Cristo che sembra venire incontro ai fedeli. Ma se prendiamo la macchina, e ci spostiamo di qualche chilometro appena, possiamo ammirare i capolavori del Romanino a Brescia, o del Pordenone a Cremona, e se passiamo il Po, eccoci al cospetto del Parmigianino e di altri capolavori, capolavori a non finire, anche nell' ultima delle parrocchie. E che dire dei luoghi? Siete mai stati a Sabbioneta, paesino di abbagliante bellezza architettonica? Ogni edificio è un' opera d' arte, specie il teatro. Avete mai visto la piazza dell' Orologio di Clusone con i suoi affreschi medievali? Sapevate che Pizzighettone è cinta da mura?

Fortuna nascere qui - Evito di citare il noto e lo stranoto, inutile decantare Città alta, il Torrazzo di Cremona, il Palazzo Ducale di Mantova, San Michele a Pavia, la piazza di Lodi, il Cenacolo di Milano o la miriade di testimonianze del nostro luminoso passato, un passato ammirato da tutti, da noi, che abbiamo avuto la fortuna impagabile di nascere in queste terre, ma anche dagli stranieri che calano a milioni ogni estate per fare il pieno di cultura e respirare quell' aria speciale, che per noi indigeni, incredibile a dirsi, è normale.
La natura non è da meno. Il Po maestoso e dimenticato. I Parchi naturali. Le Alpi scintillanti. I laghi che hanno attirato e ispirato legioni di scrittori italiani e stranieri. La pianura, così dolce anche laddove "deturpata" dai segni della modernità. Già, perché questa terra è sempre sospesa tra passato e futuro. Non si adagia nella contemplazione, non si accontenta, è sempre pronta ad accettare nuove sfide.
La Lombardia ha pagato un conto altissimo al virus. Di vite, innanzi tutto, ma anche a livello economico. Le polemiche su cosa è andato storto, e molto è andato storto, non finiranno mai e passeranno certamente dai tribunali ai libri di storia.
La malattia sarà strumentalizzata, finirà in rissa politica, per un pugno di voti, come sempre. Sappiamo già tutto. La destra contro la sinistra, il governo centrale contro i governatori, le raffiche di insulti incrociati sui Social network, le entrate a gamba tesa della magistratura per completare il caos.
Alla fine, dopo tanto dolore, tutti saranno colpevoli, nessuno sarà colpevole. Ai tifosi, ce ne sono sempre, resterà il compito degradante di stabilire le percentuali della responsabilità e gridare vittoria o lanciare fango.
Sarà tanto stucchevole quanto inevitabile, e perfino giusto sebbene inutile, le vittime saranno già sepolte, e non sarà la sentenza di un tribunale a restituire il sorriso a chi oggi piange i suoi famigliari.

Il miracolo - Sappiamo già tutto, dicevo. E sopporteremo tutto con pazienza, nella speranza che si arrivi al vero, ammesso sia possibile. Però dobbiamo sforzarci di ricordare sempre che il racconto di questa terra ricchissima e generosissima non si può riassumere in quest' ultima tragedia.
Come sempre, il popolo della Pianura si rimboccherà le maniche e porrà fine alla miseria, rimediando anche agli errori altrui, ove ce ne fossero stati. È nella sua natura adoperarsi senza frignare, lavorare per ribadire la propria indipendenza e dignità, accogliere chi vuole darsi da fare per entrare nella comunità. Non sono parole vuote. Questo popolo lo abbiamo già visto risollevarsi, e come, dalla guerra e dalla distruzione. Non voglio essere retorico ma corretto. I lombardi non sono perfetti. Forse non hanno reagito subito come avrebbero dovuto alla emergenza. Forse. Ma faranno tutto quello che è possibile per uscire da questa situazione, e vi do appuntamento, cari lettori, tra qualche anno, quando festeggeremo l' ennesimo miracolo, non solo economico, di questa Regione.

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