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Vittorio Feltri e Silvia Romano: "Due o tre cose che non sappiamo su di lei. Mi auguro che smentisca altrimenti..."

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Quando muore un carabiniere o un poliziotto mentre compie il suo dovere in cambio di uno stipendio da fame, le istituzioni se la cavano con un telegramma alla famiglia. Ciò succede da sempre, non soltanto in questo periodo, per cui l' attuale governo non si può ritenere che sia molto peggiore dei precedenti.
Tuttavia, la vicenda di Silvia Romano ha un contenuto particolarmente scandaloso, meritevole di una chiosa.
La ragazza è partita per il Kenya desiderosa di aiutare i bimbi neri. Scelta generosa e da applaudire. Poi è stata rapita da una banda che l' ha rivenduta ad un' altra banda in un rimpallo disgustoso. È rimasta prigioniera per circa un anno e mezzo, arco temporale durante il quale le sue sorti sono state dimenticate dall' opinione pubblica e forse pure da chi avrebbe dovuto interessarsene.
Ella è sparita e su di lei è caduta una coltre impenetrabile di silenzio. Finché non si è giunti a una sorprendente conclusione della misteriosa storia.

 

 

 

All' improvviso è arrivata la notizia che la fanciulla è stata liberata per intercessione dei servizi segreti turchi e somali, i quali avrebbero pagato ai sequestratori 4 milioni e passa (c' è chi dichiara 40) a titolo di riscatto. Silvia, sempre stando alle ricostruzioni ufficiali, a questo punto finalmente scarcerata, è rientrata in Italia.
Si festeggia, si esulta, benché non si comprenda cosa sia in realtà accaduto.
La milanese, quando scende dall' aereo a Ciampino, è sorridente, contenta, ovvio. Indossa un vestito alla moda islamica, una palandrana di dubbio gusto, e questo è normale. Una che è stata reclusa 18 mesi nei covi segreti dei terroristi non era in grado di sfoggiare un abbigliamento migliore.
Poi però la signorina afferma di avere soggiornato bene nelle celle musulmane, di aver trascorso in Africa giorni divini al punto di essersi convertita alla religione di Allah. Ha letto il Corano e ha capito che i musulmani hanno ragione. Niente di sconvolgente, avviene di innamorarsi dei carcerieri e dei loro costumi. Pare addirittura che Silvia si sia sposata felicemente con uno di essi.
E a questo punto scatta la domanda: se tutto il presente racconto è veritiero, per quale motivo lo Stato si è mobilitato allo scopo di agevolare il rimpatrio di una tizia che era a suo agio in compagnia dei terroristi intenti a sfruttarla per incassare denaro nostro? Tutti noi eravamo sicuri che Romano fosse stata sollevata dall' incubo della reclusione e invece abbiamo scoperto che la sua detenzione era una specie di paradiso terrestre. Pertanto non c' era ragione di ricondurla in patria, a un prezzo salato, al solo fine di permetterle di riabbracciare i genitori per qualche settimana, coltivando nel cuore la brama di migrare di nuovo nel continente nero dove ha realizzato le sue aspirazioni spirituali.
Mi appare assurdo e paradossale aver salvato una giovane donna che simpatizza per coloro che l' hanno imprigionata e trattenuta sotto le grinfie islamiche.
Mi auguro che Silvia abbia parlato a vanvera e smentisca, ritrovando se stessa, ciò che in un attimo di follia ha dichiarato.
Se non sarà così, Conte e la sua corte dei miracoli dovranno spiegarci che razza di operazione hanno finanziato coi nostri quattrini. Chi vivrà vedrà.
In questa commedia qualcuno si è comportato da autentico deficiente. Scopriamolo. L' importante è che si faccia in fretta chiarezza e si identifichino le responsabilità. Quello che è stato narrato fino adesso con toni trionfalistici non basta a tranquillizzarci.

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