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Vittorio Feltri e Attilio Fontana, il piano M5s per sostituirlo in Lombardia. "Cose da pazzi ma purtroppo vere"

Vittorio Feltri
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 Tutti cercano soldi bussando alle porte dello Stato, ma nessuno riceve un euro e cresce la disperazione soprattutto tra i poveri, in preoccupante aumento. Perfino la Fiat batte cassa, chiede 6,5 miliardi per finanziare le poche fabbriche rimaste in Italia. Strano perché l' azienda automobilistica ha sedi in Olanda e in Inghilterra. Con il nostro Paese ha poco a che fare. Non importa. Resta il fatto che il governo da un paio di mesi, per voce di Giuseppe Conte, promette sostegni all' economia che rimangono a livello di buone intenzioni però non si concretizzano. In compenso si moltiplicano i decreti, le conferenze stampa un po' caciarone, le centinaia di pagine sulle quali il premier fissa regole incomprensibili e inattuabili, e così si tira avanti alla carlona fra innumerevoli incertezze.

 

 

 

Qualcuno auspica il crollo dell' esecutivo, tuttavia non spiega, in quanto non ne ha idea, come sostituirlo. Con tutti i guai che abbiamo ci mancherebbe soltanto di affannarci per trovare una nuova maggioranza, inesistente, e un nuovo capoccia per Palazzo Chigi, che ha tanti pretendenti non all' altezza. Cala il Pil, cala il reddito, cala tutto tranne che le polemiche. La più aspra in questo frangente è contro la Lombardia accusata di ogni nefandezza, tra cui quella di aver costruito a tempo di record un ospedale alla Fiera di Milano per fronteggiare l' emergenza. La struttura è stata realizzata pure con il contributo dei lettori di Libero e del Giornale e finora ha ospitato fino a un massimo di 13 pazienti, per fortuna, poiché nel frattempo l' incidenza del virus è diminuita. È una benedizione e non una disgrazia.
I più accaniti detrattori della Regione sono quei geni del Movimento 5 stelle, incazzati neri forse perché auspicano che la Regione presieduta da Attilio Fontana, uno in gamba, venga commissariata e magari affidata a un grillino esperto di congiunti e congiuntivi. Cose da pazzi ma purtroppo vere.
Impossibile sperare che l' amministrazione centrale romana sia in grado di toglierci dalle pesti non essendo capace neppure di fornire ai cittadini mascherine di cui ha reso obbligatorio l' uso. Siamo alla farsa.
Intanto Conte e il suo aiutante vocale Rocco Casalino si illudono di disciplinare la cosiddetta riapertura per lunedì prossimo, però ancora non hanno illustrato in base a quali principi ciò dovrà avvenire. Già questo fa inorridire e mette in allarme i cittadini, commercianti e imprenditori, che sono difronte a un grande pasticcio nel quale chiunque si perde. In altre parole, chi può riprendere l' attività e come? Quali sono le misure di sicurezza da adottare in bar, ristoranti e negozi? Finora si è chiacchierato molto su questi temi ma nulla è stato fissato al fine di consentire alle gente di comprendere come dovrà comportarsi. Un primo ministro di questo calibro può agevolmente tenere a bada un pollaio, però non ha i numeri neanche per stilare la contabilità di un condominio di periferia.
Pertanto non illudiamoci di uscire in fretta dalle nebbie della crisi in corso che ha gettato l' Italia nel più cupo malcontento, proprio perché il popolo è stato abbandonato da chi dovrebbe guidarlo o almeno rassicurarlo. La commissione della protezione civile non sa che pesci pigliare, Conte è un cetaceo fuor d' acqua, e non c' è da stupirsi se qualcuno si affida alle sardine, cioè a chi fa il pesce in barile per non annegare. Rimaniamo in esigua fiduciosa attesa di un minimo di chiarezza.

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