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Giuseppe Conte infiltrato del Pd? Paolo Becchi sul M5s: "Beppe Grillo con i dem, addio Luigi Di Maio"

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Per chi ha partecipato, sia pure per un breve periodo alla vita del MoVimento, rattrista vedere la fine che sta facendo e che purtroppo avevo prima di tanti altri previsto. Il MoVimento 5 Stelle a forza di metamorfosi si è perso, ha smarrito completamente i valori fondanti ancora richiamati, sia pure formalmente, nello Statuto del nuovo partito fondato nel dicembre 2017 da Di Maio e Davide Casaleggio. Veniva così rottamata l' esperienza autenticamente movimentista (nata il 4.10.2009 con la fondazione del primo M5S, quello di Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo). Partendo da innovative istanze di democrazia diretta fondata sull' uso dei social, considerando la Rete degli attivisti come l' organo principale per le decisioni politiche da prendere, il MoVimento si è trasformato lentamente in una macchina decisionale gestita da una casta autocratica, che non rispetta neppure gli stessi principi formalmente ricordati nello Statuto.

 

Metamprfosi - Ormai siamo al mandarinismo, ai privilegi dei parlamentari, inchiodati alle loro poltrone, quelli che un tempo si chiamavano portavoce della Rete degli iscritti ora sono diventati il peggio della casta. E di converso oggi l' agorà telematica è del tutto scomparsa contestualmente all' insorgere dello stato d' eccezione.
Se n' è avuta conferma in occasione di due passaggi chiave verificatisi nell' emergenza da Covid 19: la questione sul ruolo del Mes, il Fondo salva Stati, nella gestione della crisi economica e la sanatoria dei migranti presenti sul territorio nazionale (all' 8 marzo 2020). La prima questione è ancora aperta, anche se l' esito appare scontato, la seconda ha segnato una evidente capitolazione del M5S. Due temi delicatissimi, che riguardano i destini dell' Italia sotto il profilo sociale, economico e culturale e che hanno dunque una fortissima valenza politica. Trascuriamo qui l' episodio della scarcerazione dei boss mafiosi ad opera del ministro Alfonso Bonafede.
Una cosa incredibile e ve le immaginate le reazioni della Taverna (quella di un tempo intendo) se il ministro fosse stato un esponente di Forza Italia?
Bonafede non sarà sfiduciato, ma la sua posizione come quella di Fraccaro si è fortemente indebolita nel partito.

Ma torniamo per un momento a quelle regole tuttora valide nel M5S. L' articolo 2 dello Statuto del Partito predica: «Il MoVimento 5 Stelle vuole realizzare un efficiente scambio di opinioni ed un confronto democratico, riconoscendo a tutti gli iscritti, in conformità con le disposizioni del presente Statuto ed in specie attraverso lo strumento della Rete, un effettivo ruolo di indirizzo e determinazione delle scelte fondamentali per l' attività politica dell' associazione». Questo sulla carta, ma l' esercizio di questo ruolo, alla prova dei fatti, non viene consentito, non si vuol rischiare che la rete degli iscritti possa dire la sua su «scelte fondamentali» per l' attività politica dell' associazione e della nazione stessa.

 

Del resto anche il termine per indire le consultazioni per la nomina del Capo politico è scaduto da tre mesi e Grillo si è affannato a sostenere che in base ai principi del MoVimento la crisi pandemica in corso giustificherebbe il rinvio sine die della scelta della guida politica del partito, scegliendo in tal modo lui chi debba essere il Capo politico in questi mesi cruciali. Non sappiamo a quali principi faccia riferimento l' Elevato di Sant' Ilario tanto più che la votazione avverrebbe in via telematica.
Il problema evidentemente è un altro: Di Maio forte dell' appoggio ottenuto da Fico vorrebbe riprendersi il partito, ma Grillo evidentemente coltivava altri progetti. Uno in particolare: quello di Conte, ma ormai per i parlamentari pentastellati "l' avvocato del popolo" è diventato un corpo estraneo e tutti hanno capito che è solo un infiltrato del PD che li sta utilizzando. Da qui l' impasse sulla ricerca di un nuovo capo politico.

Stiamo vivendo una situazione sociale drammatica, ci sono tutte le premesse per un autunno molto caldo. Il governo si regge sull' astuzia di Conte che di fatto ha ormai stretto un forte legame con il Partito democratico, ma utilizza come vuole i voti del M5s perché ai parlamentari pentastellati interessa soprattutto arrivare a fine legislatura e Grillo ritiene comunque strategica per il futuro l' alleanza di governo col Pd. Grillo aveva solo un ostacolo: Di Battista, ma dopo un periodo di indecisione anche Dibba, tradendo peraltro le aspettative di molti attivisti, si è allineato. O almeno, così pare.

 

 

Di Battista allineato - Al momento dunque nessun regolamento di conti interno. Ai gruppi parlamentari preme solo la continuazione della legislatura. Il modello del futuro però a questo punto sarà il "modello Genova", vale a dire l' alleanza stabile di governo, sia a livello locale che nazionale, col Pd e per chi non è d' accordo non resta che andarsene o essere cacciato. Poco importa, a questo punto, chi sarà formalmente il Capo politico del M5S. Di fatto Grillo ha indicato il percorso e indietro non si torna. Resta l' incognita Davide Casaleggio. Che questo partito ormai non abbia più niente a che fare con suo padre lo vedono anche i ciechi, ma ormai pare che il suo ruolo di "socio fondatore" con Di Maio del nuovo Movimento stia venendo meno. I gruppi parlamentari lo vedono solo come colui a cui devono versare una quota fissa mensile per la piattaforma Rousseau e per un blog che ha perso la vivacità di quello del padre. I rapporti con Grillo non sono mai stati buoni. L' Associazione Rousseau - non dimentichiamolo - era stata fondata da Gianroberto Casaleggio in punto di morte con il figlio Davide proprio per cercare di contrastare i progetti di Grillo. Davide Casaleggio oggi ricorda ancora troppo il padre, per questo occorre ridimensionare se non eliminare il suo ruolo dal M5s. Un MoVimento nato con Casaleggio contro il Pd alla fine è diventato con Grillo la sua ruota di scorta. Peggio non poteva finire.

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