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Pietro Senaldi su Giuseppe Conte interrogato a Bergamo: "Chi processerà il premier?"

Pietro Senaldi
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Un'altra sfilata attende il governo, dopo quella che inizierà domani a Villa Pamphili, a Roma, per gli Stati Generali. Conte e parte dei suo collaboratori dovranno trasferirsi davanti al pm Maria Cristina Rota, per rispondere sul perché non hanno acconsentito alla richiesta della Regione Lombardia di fare la zona rossa ad Alzano e Nembro. L'ipotesi di reato è epidemia colposa. L'esecutivo ha provato a scaricare ogni colpa sul governatore lombardo Fontana e sul suo assessore alla Sanità, Gallera, che sono già andati in Procura a rendere conto, accompagnati dagli sghignazzi della maggioranza e dalle critiche feroci di grande parte della stampa.

 

 

Gli interrogatori della coppia, imitata da Crozza e sbeffeggiata da Travaglio, hanno portato il magistrato inquirente prima a dire che «la responsabilità della mancata chiusura dei due Comuni è del governo» e poi a convocare per chiarimenti Conte, i ministri Speranza e Lamorgese, il super consulente dell'esecutivo Ricciardi e il direttore dell'Istituto Superiore della Sanità, Brusaferro. Chissà se dopo essere stato torchiato dalla magistratura il premier organizzerà una delle sue amate conferenze stampa serali per dire che è un drago? Chi vivrà, vedrà. Per il momento, limitiamoci a ricordare i fatti: Fontana chiese la zona rossa subito, come aveva fatto per Codogno, il ministro Speranza era d'accordo ma questa volta a Roma qualcuno tergiversò. L'esercito era già schierato, pronto a chiudere i due Comuni, però l'ordine non arrivò mai. La Lombardia insistette e Brusaferro diede il via libera. Il governo tuttavia non agì, aspettò la decisione di Conte, che preferì chiudere tutti in casa ma non isolare Alzano e Nembro.

La versione dell'esecutivo è che la Regione aveva il potere di agire di suo, ma è smentita dai fatti: negli stessi giorni il ministro Boccia fece ricorso contro la decisione del governatore delle Marche, che aveva chiuso le scuole, rivendicando ogni potere nella gestione dell'emergenza. Cosa che fece anche in Lombardia, salvo tirare indietro le mani quando risultò evidente che la situazione precipitava. Oggi, che abbiamo scoperto che esiste un giudice a Bergamo, i nodi stanno venendo al pettine. La campagna di diffamazione organizzata contro la Lombardia aveva lo scopo principale di assolvere il governo dalla colpa di aver sottovalutato l'arrivo del Covid-19 ed essersi opposto alla richiesta di quarantena per chi proveniva dalla Cina, e quello secondario di far scordare gli aperitivi dei sindaci Sala e Gori con Zingaretti star ospite.

Quando dalla carta stampata si è passati alla carta bollata, la musica è cambiata e in tribunale ci sfilerà il governo. D'altronde nella memoria collettiva sono ben impresse le immagini di Conte in maglioncino nella sede della Protezione Civile e di Brusaferro e Ricciardi che facevano gli oracoli in tv. La vicenda finirà in nulla. Nei tribunali tira brutta aria e nessuno si prenderà la responsabilità di rinviare a giudizio membri del governo. Ma almeno Fontana non dovrà pagare il prezzo di colpe non sue.

I TOUR GIUDIZIARI
Quanto al premier, dovrà abituarsi ai tour giudiziari. A ottobre inizia il processo a Salvini per sequestro di persona per aver impedito per giorni ai profughi salvati dalla Gregoretti di scendere dalla nave. Se il giudizio andrà avanti, sarà impossibile non sentire Conte, che non ordinò lo sbarco di tutti i migranti, limitandosi a imporre solo quello dei minori. E alla luce delle intercettazioni che testimoniano come i vertici dei magistrati siano convinti che il leghista non abbia commesso reati, sarà improbabile che anche le toghe non vengano chiamate a sfilare in Procura. Ce n'è abbastanza per sbilanciarsi a dire che il processo nasce morto, perché rischierebbe di avere troppi imputati eccellenti.

Infine, due considerazioni sulla sanità lombarda. Spararle contro è ormai lo sport nazionale, però l'Italia, dopo il Giappone, è la nazione più longeva al mondo e al Nord si vive tre-quattro anni più che al Sud. Significa che la sanità lombarda ha pochi rivali nel pianeta, come dimostra il fatto che dal resto d'Italia ogni anno quasi duecentomila persone si trasferiscono sotto la Madonnina per curarsi. La Regione ha più letti di rianimazione delle altre e, prima dello scoppio del Covid-19, la metà di essi era vuota. Ora, chi già lancia l'allarme per la seconda ondata in arrivo a ottobre, allo stesso tempo attacca Fontana per aver fatto un ospedale anti-Corona che oggi è vuoto ma domani potrebbe tornare a servire. L

a Lombardia è stata travolta da un'epidemia in merito alla quale, come ha dichiarato il super virologo di Trump, Fauci, i cinesi hanno mentito e tenuto nascoste informazioni decisive, e che si è sviluppata lì perché è la regione con più visitatori cinesi e la popolazione più anziana. Gli ospedali lombardi, pubblici e privati, si sono dimostrati un'eccellenza: hanno trovato la cura del plasma e sono stati i primi a capire come limitare i lutti usando i farmaci anticoagulatori per evitare trombosi. Chiudere la Bergamasca non è come chiudere Vo' Euganeo, comune di tremila abitanti sui colli, e neppure Medicina, che è diventata zona rossa tre settimane dopo i fatti di Alzano e Nembro, quando tutto il Paese era tappato in casa. 

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