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Vittorio Feltri e la lunga storia degli assembramenti: perché la movida non passa mai di moda

Vittorio Feltri
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Pubblichiamo un articolo di Vittorio Feltri del 1986 sulla vita notturna riminese. È il racconto di una maratona di ballo dalle nove di sera fino all'alba in 37 locali diversi: un assembramento unico. 

 

«Non si uccidono così anche i cavalli?» era solo un film, bello fin che si vuole, con una Jane Fonda amara e stupenda, ma pur sempre una storia inventata. Adesso è realtà. A tradurre in pratica l'allegoria del regista Pollack ci hanno pensato i manager riminesi del turismo, animati da inesauribile fervore per coniugare i propri interessi con il presunto divertimento altrui. Nessuno ci ha rimesso la pelle, ed è già un risultato apprezzabile; d'altra parte, dalla fantasia romagnola tutto ci si poteva aspettare tranne il dramma, che non è un genere adatto all'industria dell'ombrellone. Ne è venuta fuori una zingarata dove l'aspro sapore dell'idea originaria nata in America ha ceduto il posto agli odori casarecci dei tortellini e delle fettuccine. Ma un segno è rimasto: l'iscrizione della maratona di ballo nel Guinness dei primati, otto ore di frenetica attività in pista - sotto una pioggia di note spaccatimpani - intervallata da penosi trasferimenti in autobus per migrare da una discoteca a un'altra, in ossequio all'artigianale progetto della competizione. Il record consiste nell'aver sgambato dalle nove di sera alle cinque del mattino, ininterrottamente: per assecondare i ritmi assurdi di una musica ancor più assurda e per irrompere in 37 locali di Rimini e dintorni. I registi dell'impresa sono i reggenti dell'«ufficio della notte», giovanotti di buona volontà riuniti in cooperativa per fornire al villeggiante informazioni sugli spazi offerti dalla riviera. Nella circostanza, si sono messi in proprio e hanno bandito a scopo pubblicitario il sensazionale concorso cui erano iscritte 25 coppie. Ma al via, nei pressi del Grand Hotel, se ne presentano non più di 20.

Consolazione: gli italiani sono una minoranza, molti inglesi, qualche francese, un belga, un'austriaca, una portoghese. La più giovane ha 18 anni, Annapaola Benzi, del luogo. Gli altri, qualche mese di più, ma con poche eccezioni: per esempio Marisa Tordella di Torino, impiegata dell'Inps, Vincenzo Caci di Roma, dipendente del Senato, che denunziano trent' anni e li dimostrano generosamente. Chi ve la fa fare questa pazzia? «Per insegnare agli "sbarbatelli" come ci si diverte - rispondono i maturi danzatori -. Abbiamo l'impressione che non ne siano capaci». Intanto la carovana parte: una cinquantina di persone, tra cui gli organizzatori, un paziente cronometrista del Coni di 63 anni (necessario per convalidare il primato) e alcuni giornalisti che dichiarano a destra e sinistra la professione onde evitare lo spiacevole equivoco di essere scambiati per ballerini. L'autobus ci contiene, ma non diciamo come: ho un gomito britannico nel costato e un piede di nazionalità imprecisata in tasca. Non è un bel viaggiare, l'autista si atteggia a Prost, ma non siamo a Imola: stiamo correndo il lungomare verso Viserbella, le strade sono affollate come a Nuova Delhi nei giorni di mercato. i giudici Tra frenate, sterzate e sobbalzi rischiamo una morte prematura, ancorché desiderata a fini liberatori. La radio, naturalmente a tutto volume, fornisce un cospicuo anticipo dei decibel che nella serata saranno dispensati copiosamente. I giudici di gara strillano in un paio di lingue per farsi intendere dalla massa internazionale dei partecipanti. Siamo già in pieno caos quando arriviamo davanti alla prima discoteca, «Il cielo». «Allora ragazzi - urla il capo comitiva - avete tre minuti per scendere, entrare, ballare e tornare. Chi non ci riesce si becca la penalizzazione».

 

 

Gli atleti del rock balzano quindi sulla rotonda illuminata dai fari e svolgono con impegno esercizi contorsionistici; il personale di servizio agevola le operazioni timbrando in fretta i talloncini che al termine serviranno ai maratoneti per conteggiare le tappe del tour. L'eliminatoria La scena si ripeterà 37 volte, sempre la stessa: giù dall'autobus, gran corsa per raggiungere il locale, danza e marcia indietro. Un paio di coppie si perdono quasi subito, le rimanenti resistono parecchio, 14 taglieranno il traguardo e sarà indispensabile una eliminatoria. Il gruppo straniero si avvale delle prestazioni di un massaggiatore francese che, non potendo sfogarsi in pista nell'arte tribale di agitarsi al ritmo dei tamburi e altri strumenti non identificati, si rifà sul mezzo di trasporto grazie all'accompagnamento diffuso dagli altoparlanti di bordo. Intorno a mezzanotte compaiono asciugamani, fazzoletti detergenti, borracce; chi non trova posto a sedere su quella specie di carro bestiame che è la nostra corriera, si sdraia sul pavimento. il mitico zanza Al «Blow Up», storico incontro: ecco il mitico Zanza, quello che in tre mesi, nel 1984, ha piegato al suo fascino romagnolo 300 bellezze al bagno con argomenti tutt' altro che platonici; questi sì che sono record.

Adesso fa il «buttadentro: seduce le straniere che capitano nei suoi paraggi e le persuade - col suo sguardo, ma carico di promesse - ad acquistare i ticket del night. Gli dà una mano una dozzina di «zanzini», giovanotti cresciuti alla sua scuola; identico anche il look: pantaloni e canottiera neri, collane d'oro, chioma ossigenata. Al «Cellophane» ci imbattiamo in un altro personaggio: Armando Mulas, ex pugile di qualche capacità. Smista i clienti, si molleggia sulle gambe come quando cavalcava il ring. A richiesta si mette in guardia e prende a pugni un immaginario avversario. Il patatrac accade al «Lex Club», pieno di «diversi» che a me sembrano tutti uguali. I commissari della competizione si accorgono che mancano tre o quattro ragazze, i loro cavalieri ballano in solitudine. Rapida ricerca: sono accovacciate dietro la fila di auto in parcheggio. Che fanno, si nascondono? Si riposano? No. Semplice cedimento a inderogabili necessità fisiologiche. Squalificate. Il regolamento non prevede la pipì. Le escluse piagnucolano: «Che colpa ne abbiamo se ci scappava?». Niente da fare, fuori. Le quattordici coppie superstiti dopo la trentasettesima tappa vengono selezionate in base a criteri estetici: vincono quelli che danzano meglio. Primi: Amelia Antunes, 24 anni, di Lisbona e il suo compagno Philippe Budini, 22 anni di Parigi. Per festeggiare il premio - mille biglietti di varie discoteche - si prodigano in un ennesimo rock. Felici ed esausti. Non si uccidono così anche i cavalli? Forse. Ma gli asini - dice un concorrente affranto per la sconfitta - resistono.

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