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Vittorio Feltri e il trionfo del conformismo di sinistra: "Vietato pensare"

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Anche io purtroppo sono stato di sinistra, pertanto conosco bene i polli del recinto progressista, i cui frequentatori con gli anni sono peggiorati per vari e ovvi motivi. Essi un tempo difendevano, almeno a parole, la classe operaia che tuttavia non è mai andata in paradiso. In Italia i compagni, dalla fine degli anni Sessanta all'inizio degli Ottanta, in gran numero ne hanno combinate di cotte e di crude, ricorrendo alla violenza nelle università e nelle piazze nonché alle armi per punire i fascisti e i borghesi, dei quali dicevano: «Non dureranno che pochi mesi». Poi è caduto il muro di Berlino e i rossi si sono sbiaditi, hanno perso il colore purpureo però hanno mantenuto il vizio di sentirsi i migliori fichi del bigoncio politico, i più colti, i più sensibili, gli unici degni non soltanto in Italia di guidare le pratiche democratiche.

 

 

In realtà sono dei poveracci, poco istruiti come, per esempio, Nicola Zingaretti, capo del Pd, figuriamoci i suoi sodali. Pur di stare in piedi, le brigate rosa, abbandonata la P38 e l'abitudine di organizzare picchetti davanti alle fabbriche in sciopero, si sono inventati il politicamente corretto, consistente nella guerra al vocabolario della lingua di Dante, nella difesa dei clandestini, nell'appoggio insensato al femminismo ormai anacronistico, nella lotta al sessismo, nella promozione dell'omosessualità. Tutta roba ottima da trattare nei salotti delle sciure milanesi, ma altresì in grado di alimentare in forma grottesca il perbenismo già abbastanza dilagante. Ormai è diventato difficile perfino parlare. Se non tessi l'elogio di Greta bensì osi criticarla in quanto non possiede alcuna preparazione scientifica e fa affermazioni fuori da ogni logica, se non manifesti simpatia per le Sardine, se non applaudi al passaggio del corteo inscenato dagli organizzatori dei Gay-pride, vieni insultato a sangue quale retrogrado, addirittura fascista, razzista, sessista eccetera.

Chi non si adegua al pensiero dominante e ignorante è considerato immeritevole di appartenere al consesso civile, è una persona da scartare, punire, dileggiare. Le opinioni non in coincidenza con quelle di moda non sono accettate, e coloro che le propagano, specialmente se giornalisti, sono da condannare quanto le bestemmie che, viceversa, sono invocazioni aspre di aiuto dal Cielo. Scherzo, naturalmente. Eppure è incontrovertibile che non vi è pace per quelli che non salgono sul carro della banalità, tanto amato dalla gente che piace alla gente insofferente alle tue idee. È vietato adoperare la propria testa, proibito persino usare un linguaggio non approvato da lorsignori, nelle mani dei quali si giocano i destini della stampa e delle televisioni nazionali, non più libere di essere loro stesse, piuttosto obbligate a piegarsi agli ordini dei padroni e dei predoni delle corporazioni più ignobili e sgangherate della storia patria.

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