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Pietro Senaldi, schiaffo al mondo progressista: "Per non essere discriminati serve anche il reato di eterofobia"

Pietro Senaldi
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 A furia di rivendicare i propri diritti, anche il mondo progressista dei diritti civile è andato in cortocircuito. Come se non bastassero i guai economici, alle spine della maggioranza da qualche tempo si è aggiunta la famosa legge anti-omofobia. Naturalmente essa prende origine da un'idea condivisibile, ovverosia proteggere gli omosessuali da soprusi, violenze e discriminazioni. Purtroppo però la norma rischia di finire malamente, a tutelare alcune categorie a danno di altre, il che sarebbe il colmo della contraddizione, e a scontentare più persone di quante non ne soddisfi, finanche all'interno del mondo omosessuale.

La polemica nasce semplice. I conservatori, il popolo del Family-day e i partiti come Lega e Fdi che si richiamano a valori tradizionali, ma anche buona parte della società civile più aperta e tollerante, sono contrari al provvedimento perché temono che limiti la libertà d'espressione e di pensiero. La norma infatti, estendendo al mondo gay la legge Mancino, che punisce i reati più severamente se in essi si ravvisano tracce di anti-semitismo, può arrivare a sanzionare chi si dichiara pubblicamente contrario all'utero in affitto o all'adozione di minori da parte di coppie omosessuali, accusandolo di spargere odio nei confronti del mondo cosiddetto «lgtb». Fin qui lo scontro tra la maggioranza e l'opposizione, tutto sommato nulla di strano. La novità, sorprendente solo per menti ottuse, è che la legge, per non escludere la comunità transessuale, ha spaccato il mondo omosessuale e ha indignato le femministe lesbiche, che si ritengono parte lesa. Il punto è che la maggioranza ha cancellato il riferimento al sesso biologico, sostituendolo con il concetto di identità di genere, in omaggio ai transessuali e al principio del diritto di autodeterminazione del sesso, per cui ognuno può decidere dall'oggi al domani se si sente uomo o donna, indipendentemente dall'apparato genitale di cui la natura l'ha dotato.

GROTTESCO
Gli effetti della pensata oscillano tra il grottesco e il devastante. Potremo avere uomini che dichiarano di sentirsi donne per entrare in quota rosa nei consigli d'amministrazione delle aziende o, è già successo, transessuali che pretendono di correre le gare olimpiche femminili. Ma le signore corrono anche il rischio di ritrovarsi nei bagni o negli spogliatoi della palestra sedicenti donne con tanto di baffi e batacchio tra le gambe. La cosa ha gettato nel terrore le femministe, che hanno scoperto che la difesa a oltranza di trans e omosessuali mina il concetto di femminilità, che le donne ritengono, con una qualche ragione, loro prerogativa. Ecco allora che, per una volta, contro i gay non si schierano maschilisti bifolchi e incolti, ma intellettuali avvezze alle dispute filosofiche. Le quali affrontano il problema da par loro, con la clava e i denti digrignati, con la stessa feroce determinazione con cui i sacerdoti del mondo lgtb rivendicano i propri diritti. Perché nessuno è più barbaro e oltranzista di un talebano della difesa dei diritti civili.

 

 

La vicenda è la fotografia dello stato di confusione totale creato da chi vuole imporre la propria visione del mondo a chi vorrebbe invece cambiare il pianeta un passo alla volta, e magari non cambiarlo affatto. Siamo al cane che si morde la coda. Nata con le migliori intenzioni, vietare le discriminazioni, la legge anti-omofobia secondo le femministe arriva a ledere i diritti delle donne; e quando si scontrano due categorie che la società progressista impone di tutelare a qualsiasi costo, trovare una soluzione è arduo. D'altronde, spiega chi è contrario alla norma anti-omofobia, tutelare i gay come minoranza discriminata in realtà discrimina i ciccioni, i bassi, i meridionali, i lombardi infetti, e tutti coloro che possono essere un bersaglio pubblico.

Perfino il presidente degli Stati Uniti, Trump, che i nostri raffinati intellettuali attaccano tutti i giorni con argomenti solidissimi, del tipo che ha il riporto, si fa le lampade e corre dietro alle gonnelle, tralasciando il fatto, notizia di ieri, che l'economia americana ha ricominciato ad assumere. In questo caos, casca a pennello la provocazione del leader leghista Salvini il quale ha proposto l'introduzione del reato di eterofobia, in quanto categoria discriminata, visto che non c'è nessuna legge che protegga chi ha gusti tradizionali. Noi di Libero, nel nostro piccolo, qualche settimana fa abbiamo proposto l'introduzione del reato di lombardofobia, quando la Regione veniva pubblicamente additata da piddini e grillini come l'origine di tutti i mali italici, tanto da arrivare a veicolare il concetto che a Milano gli ospedali funzionano peggio che a Reggio Calabria.

FAMIGLIA ARCOBALENO
Il reato di eterofobia può sembrare una follia, ma se si pensa che la Francia ha messo al bando le magliette che raffiguravano la famiglia con i disegni di mamma, papà e bambini, sostituendole con quelle con un arcobaleno, si capisce che le follie sono altre. Per esempio, pare che dopo le statue di Churchill e Colombo, i movimenti contro il razzismo nei confronti dei neri siano arrivati ad abbattere il monumento di Hailè Selassiè, l'imperatore dell'Etiopia cacciato dalle truppe di Mussolini. L'estrema sinistra ad Addis Abeba sostiene che il negus - si chiama così, non è un insulto, visto che significa re - fosse un pericoloso colonialista. Dopo le femministe contro i gay e i gay contro i trans, tocca ora ai neri contro i neri. Non c'è da stupirsi. Sono millenni che assistiamo alla guerra di uomini contro uomini. Bianchi, etero, gay e di tutti i colori. E nessuna legge è riuscita a fermarla.

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