Due pesi due misure

Filippo Facci: la sinistra contro Susanna Ceccardi, se la donna è leghista insultatela senza freni

Filippo Facci

Pronti, via: «Scema», «fascista», «nazista», «vai a casa tua», «buffona», «questa cretina», «barbie nazista», «cervello da oca», «omofoba», «troglodita», «inetta», «gentaglia», «odiatrice degli ultimi», «fascista» (no, già detto). Abbiamo appena elencato alcune espressioni leggermente colorite pronunciate all'indirizzo di Susanna Ceccardi, candidata del centrodestra alle Regionali della Toscana. Attenzione, non sono solo i soliti insulti «social» magari anonimi, è tutta presa diretta dopo che lei era andata nel cuore della Toscana ex rossa, quella del Quartiere popolare di Livorno. I residenti che l'hanno presa a maleparole sono decine. Posto che di difendere Susanna Ceccardi non ce ne frega più di tanto, si prenda almeno atto dell'innegabile disparità di trattamento che riguarda i cosiddetti fomentatori di odio, quelli che il luogo comune usa schiacciare esclusivamente nell'area dell'indecifrabile destra. Facciamoci bastare un ultimo esempio: la Ceccardi, su un social, aveva postato il suo sdegno per il video in cui si vedeva un immigrato che arrostiva un gatto dopo averlo ammazzato, questo a Campiglia Marittima, Livorno; lei, al video che ritraeva anche una signora disperata e urlante, si era limitata a mettere una didascalia: «Lo shock di una signora, le sue urla disperate per cercare di fermare un immigrato che arrostisce un povero gattino». La «prova gattino» dovrebbe mettere d'accordo tutti, su internet. Seguiva imbarazzato silenzio? No, neanche: «È vergognoso che siamo ridotti a far mangiare i gatti alle persone, è vergognoso che uno come Salvini invece porti a casa 15mila euro al mese». Era una risposta firmata con nome e cognome. E non c'è speranza. Ora non c'è da tirarla lunga, non c'è da additare le infinite campagne delle boldrini d'Italia e di chi vede omofobie e autoritarismi dappertutto: il problema, in Italia, è della sinistra. Punto. Solo la sinistra può risolverlo. Punto.

 

 

 

La destra può solo continuare a incassare (il classico «ti voglio bene» di Salvini) e a candidare più donne che uomini, visto che di governatrici ne può vantare qualcuna contrapposta a candidati di sinistra regolarmente maschi. Il ragionamento medio del popolo di sinistra, a badarci, resta questo: «Non è colpa nostra, sono loro che sono fascisti». Anche basta. Il ragionamento di Rosa Maria Di Giorgi, membro dell'ufficio di presidenza del gruppo Pd alla Camera, resta questo: «Essere antifascisti è la precondizione stessa della democrazia». Non è solo una nota cazzata, una galera intellettuale: nel luglio 2020 le precondizioni della democrazia paiono altre, molto più sentite e urgenti, come quelle di tornare a far governare un Parlamento democratico che non sia ostaggio di un eterno stato d'emergenza. In Italia il problema della democrazia - i grillini non li citiamo neanche - è un problema che deve risolvere la sinistra. Punto.