Crescono i depositi

Giuseppe Conte, nelle banche la prova del fallimento: "Gli italiani preferiscono i conti al premier"

Pietro Senaldi

A colpi di bonus versati a chi non ne avrebbe bisogno, mentre si ritardano i pagamenti ai lavoratori in cassa integrazione, i depositi bancari degli italiani crescono come neanche fossimo nell'età dell'oro. A giugno sono aumentati di 93 miliardi (+6,1%) rispetto all'anno precedente. Pare che il Covid-19 sia un ricostituente per i conti correnti patri, che dall'inizio della pandemia si sono rimpinguati di 52 miliardi, raggiungendo la ragguardevole somma di 1.636 miliardi. Le ragioni sono varie, vanno dal costume all'economia, dai condizionamenti mass-mediatici alle politiche governative. In Italia ci sono 22 milioni di pensionati e tre milioni e mezzo di dipendenti pubblici ai quali il virus non ha toccato il portafogli. Come tutti, anche loro si sono abituati a spendere meno. Prima non potevano consumare, essendo costretti in casa, poi hanno fatto di necessità virtù, mantenendo uno stile di vita parco. Ad abbattere le spese ci sono anche l'incertezza sul futuro e la paura di una seconda ondata, per prepararsi alla quale è meglio mettere fieno in cascina. C'è poi la politica del lavoro da remoto, perseguita pervicacemente dal governo, che continua a comprimere i consumi. Anche se siamo sempre più danarosi però, non è il caso di lasciarsi andare a festeggiamenti. La notizia infatti non è delle migliori, perché la ricchezza delle famiglie cresce in maniera di gran lunga inferiore al rosso dello Stato, che poi altro non è se non il debito complessivo di tutti noi, che veleggia oltre i 2.500 miliardi con aumenti mensili di 40 miliardi a botta.

IL PAUPERISMO
Raccogliamo, e depositiamo in banca, i frutti della politica e dello stile del governo. Si è instaurata una retorica del pauperismo che fa solo danni e che la sinistra gonfia per prepararsi ad aumentare il prelievo fiscale. È tutto funzionale all'instaurazione di un regime assistenziale per il quale l'esecutivo distribuisce soldi che non ha senza neppure verificare se i destinatari ne hanno bisogno. Il caso dei parlamentari che, al loro stipendio da 15mila euro netti al mese, percepito anche restando a casa in clausura, hanno pensato di aggiungere i 600 euro del bonus partite Iva è scandaloso ma non isolato. Con loro hanno incassato tanti altri ricchi, che a differenza degli onorevoli non verranno neppure sputtanati per la loro cupidigia. Non ci sarebbe da stupirsi se, a settembre, scoprissimo che qualche altro membro della casta è andato in ferie usufruendo legittimamente del bonus vacanze. Tutto regolare, ma questo significa solo che la norma è sbagliata perché legittima l'inganno e lo sperpero del denaro pubblico. Questi accattoni del bonus non sono poi così diversi da coloro che lavorano in nero e poi depositano in banca il reddito di cittadinanza.

IL MATTONE
A queste ragioni, se ne aggiungono altre, più prettamente economiche per giustificare il dato bancario. Il mercato immobiliare è ancora rallentato, perché i risparmiatori sono in attesa di un ulteriore calo del prezzo delle case. Le banche poi continuano a pompare denaro. A giugno sono aumentati dell'1,6% i prestiti alle famiglie e del 3,7 quelli alle imprese rispetto a un anno fa. C'è un'Italia che vuole ripartire e che si prepara a farlo ma che il governo tiene ferma ai box. Per questo i soldi che si accumulano in banca non sono indicatori di un'economia che funziona. A maggio c'erano almeno una ventina di miliardi in più rispetto all'ultimo dato. Denaro che gli italiani non hanno buttato nel water ma con il quale hanno pagato le tasse il cui saldo non è stato prorogato. Al 20 agosto ci saranno altri balzelli e un'ulteriore limatura. Lo Stato si indebita, butta soldi, gli italiani accumulano e pagano tasse sulla ricchezza che hanno anziché su quella che creano e tutti sono sui blocchi di partenza in attesa che Conte faccia partire la corsa. E in attesa dei soldi europei del Recovery Fund, che dovrebbero arrivare tardi, l'anno prossimo, ma non sono poi così sicuri. L'Europa li ha votati, ma in autunno ciascuno Stato deve confermare lo stanziamento. E c'è un precedente inquietante: quando l'Unione varò la Costituzione europea, due Stati, Francia e Olanda, non la confermarono in patria e il progetto si arenò. Siamo così sicuri che tutti vorranno finanziare l'Italia, il cui governo e il cui Parlamento si limitano a lanciare allarmi e prorogare divieti ma se ne vanno tre settimane in vacanza senza aver preparato prima una ripresa in sicurezza, sia dal punto di vista lavorativo sia da quello scolastico?