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Vittorio Feltri a valanga sul voto a settembre: "Specialità dei nostri politici cialtroni, vi dico io chi va tagliato"

Vittorio Feltri
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Il referendum di settembre riguardante la diminuzione dei parlamentari non è dei più appassionanti. I cittadini sono talmente freddi che, stando ai sondaggi, soltanto 35 di essi su cento hanno compreso di cosa si tratti: una questione interna alla politica che non incide minimamente sulla vita degli elettori. Oddio, il popolo non ama i politici e non è contrario a ridurne il numero, sbrigativamente pensa che meno ce ne stanno meglio sia. La maggioranza dei nostri compatrioti più che algida di fronte al plebiscito voluto dai pentastellati, ai quali si sono accodati un po' tutti per conformismo, è disinteressata alla vicenda. Non ravvisa i benefici concreti derivanti da un eventuale sfoltimento di onorevoli e senatori. In sostanza se ne frega e non si impegna per informarsi se le convenga votare sì o no alla modifica costituzionale. Anche io, personalmente, me ne infischio e non riesco a decidermi da che parte stare.

L'istinto mi indurrebbe a disertare il seggio, considerato che, peraltro, non devo dare la preferenza per una Regione, dal momento che in Lombardia Giunta e Consiglio non scadono ora. È probabile che non mi recherò alle urne in quanto intuisco già che vinceranno i sì. L'elemento che più sorprende è che molti partiti, allorché le Camere furono chiamate a dare un giudizio a favore o contro lo sfoltimento dei rappresentanti degli italiani, non ebbero dubbi: accettarono l'operazione pulizia etnica. Matteo Salvini, per esempio, si accodò ai grillini avendo sottoscritto il programma di governo, il quale comprendeva la decimazione dei colleghi, e adesso conferma che sulla scheda traccerà un bel sì. Perché? Il capitano sostiene di essere un uomo di parola e non se la rimangerà neppure in questa circostanza. Ottimo. Tuttavia, se egli ha rotto con gli ex soci, non è più legato da alcun patto. Avrebbe facoltà con la sua Lega di scompigliare i piani di Luigi Di Maio.

 

 

Niente da fare. Lo stesso Pd nicchia: è tentato di pendere per il no. Tutto questo dimostra che la nostra politica è in bambola. Quando Montecitorio e Palazzo Madama saranno stati ridimensionati, non cambierà un accidente. I lavori parlamentari saranno in ogni caso farraginosi, nessuno snellimento, efficienza pari a zero. Ha provveduto Giuseppe Conte ad azzerare i primi, come è noto. Il resto è melina. Le cesoie non recheranno alcun vantaggio al bilancio dello Stato, la sveltezza del funzionamento delle istituzioni rimarrà una chimera. Tanto chiasso per nulla. Aveva ragione Matteo Renzi quando aveva proposto la soppressione del Senato allo scopo di eliminare il bicameralismo che complica l'approvazione di ogni legge. Hanno bocciato la sua idea per bocciare lui e costringerlo alle dimissioni. Risultato? Un pasticcio. Peggiorare le cose è una specialità della nostra politica cialtrona e inetta. In pratica, l'ex sindaco di Firenze, avendo perso, ha aperto la strada ai peggiori, quasi tutti. Non ci resta che aspettare l'esito dello spoglio, che è scontato.

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