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Pd e M5s, un governo di spreconi: cifre alla mano, lo Stato provoca più danni dell'evasione

Sandro Iacometti
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Immaginiamo che i contribuenti e lo Stato siano due persone. La prima, con inganni e sotterfugi, evita di versare tutto il corrispettivo per i servizi forniti e si tiene in tasca 110 miliardi, per fare i suoi comodi. La seconda, a causa della sua inerzia, pigrizia, incapacità o malafede, eroga in maniera assai inefficace i suoi servizi, provocando danni economici per 200 miliardi di euro. Chi è peggio? Una bella lotta, direte voi. Un vecchio medico e filosofo olandese, Bernarde de Mandeville, sosteneva, nella sua Favola delle api, che la frode e il vizio non solo fanno parte della società, ma solitamente sono anche necessari alla sua prosperità. Anche senza pensarla allo stesso modo, e considerando l'evasore fiscale un semplice furfante che viola la legge e campa a spese nostre, bisogna ammettere che tra le due cifre messe ieri a confronto dalla Cgia di Mestre c'è una bella differenza. Da una parte si tratta di balzelli non versati, per una serie di motivi che vanno dalla voglia di arricchirsi a quella di sopravvivere, solo da alcuni cittadini, non dall'intera categoria dei contribuenti, molti dei quali per sborsare il dovuto allo Stato restano senza un euro in tasca, dall'altra si tratta di una macchina che, funzionando male, pesa su tutti gli italiani, onesti e disonesti. In sostanza quei 200 miliardi di costo della burocrazia, che già sono quasi il doppio dell'evasione, colpiscono doppiamente chi rispetta le regole e fa il proprio dovere. L'analisi presentata dagli artigiani di Mestre non è una provocazione né un giochino per giustificare chi non emette fattura, bensì un grido d'allarme. Gli esperti dell'associazione hanno raccolto diversi studi in cui vengono quantificati i danni reali causati dall'inefficienza della pubblica amministrazione.

 

 

QUATTRINI IN FUMO
Per esempio, il costo annuo sostenuto dalle imprese per la burocrazia è di 57 miliardi di euro (fonte: The European House Ambrosetti); i debiti della Pa ai fornitori ammontano a 53 miliardi (fonte: Banca d'Italia); il deficit logistico-infrastrutturale toglie all'economia 40 miliardi all'anno (fonte: Mit); la giustizia civile italiana ruba altri 40 miliardi (fonte: CER-Eures); gli sprechi e la corruzione nella sanità bruciano 23,5 miliardi (fonte: Ispe); quelli del trasporto pubblico locale 12,5 miliardi (fonte: Ambrosetti-Ferrovie dello Stato). Scremando i comparti sovrapponibili e sommando le varie voci si arriva alla cifra di cui abbiamo parlato: i 200 miliardi di quattrini mandati in fumo dal malfunzionamento della pubblica amministrazione. Ed ecco la domanda: la priorità per l'Italia è davvero la lotta all'evasione fiscale? Così, a prima vista, sembrerebbe proprio di no. Eppure, malgrado finora nessuno sia stato in grado di farlo in maniera efficace, non passa giorno senza che qualche ministro ci prospetti misure per incastrare i furbetti o modi per recuperare quote di quei 110 miliardi di gettito sottratto all'erario. Lo stesso titolare dell'Economia, Roberto Gualtieri, come hanno fatto inutilmente molti suoi predecessori, continua a considerare il contrasto all'evasione come una forma di finanziamento dell'annunciata riforma fiscale.

IL GOVERNO BRANCOLA
Ma prima di provare a migliorare il comportamento dei cittadini non sarebbe più logico, e probabilmente anche più produttivo, tentare di migliorare quello dello Stato? Magari qualcuno potrebbe anche accorgersi che le due cose non sono così slegate. Ironia della sorte, l'entità del costo della burocrazia somiglia tanto a quei 200 e rotti miliardi che l'Europa ci metterebbe a disposizione, tra prestiti e contributi, con il Recovery fund. Il governo, come dimostrano purtroppo i fatti, non sa ancora da che parte cominciare per rimettere in piedi il Paese. Bizzarro, considerato che l'obiettivo è quello di rilanciare l'economia e che durante tutti gli Stati generali le imprese non hanno fatto altro che chiedere la modernizzazione e l'efficientamento della pubblica amministrazione. Qualcuno potrebbe risponderci che è stato varato il decreto semplificazione. O forse no, visto che il provvedimento si è dimostrato talmente impalpabile ed evanescente da essere già stato dimenticato da tutti. A dare la caccia agli evasori ci pensano gli ispettori del fisco e la Gdf. Il governo deve fare altro. E iniziare a recuperare un po' di quei 200 miliardi di soldi buttati per colpa dello Stato potrebbe essere un ottimo modo di usare il denaro della Ue. Alla fine potremmo pure scoprire che per ridare benzina al tessuto produttivo non servirà indebitare gli italiani per i secoli a venire.

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