Il direttore

Vittorio Feltri sulle bimbe morte nel campeggio a Marina di Massa: "L'unica certezza è che verranno sepolte"

Vittorio Feltri

Il maltempo ha rubato in tivù e sui giornali molto spazio al Covid, alle mascherine e alla scuola, temi che da diverse settimane la fanno da padroni nell'informazione quotidiana. Non è un male, non ne potevamo più di virus e di notizie collaterali. Per mesi siamo stati tempestati dalle chiacchiere dei virologi e affini, ciascuno con la propria opinione, dissimile l'una dalle altre. Le idee degli scienziati e dei politici hanno creato una confusione esagerata, cosicché gli italiani non hanno ancora capito appieno come comportarsi. I recenti problemi climatici non hanno voltato pagina, ma almeno hanno introdotto nel dibattito nazionale elementi diversi dai soliti. È mezzo passo avanti. Non mi riferisco ai deliri di Greta, la quale, poverina, dopo aver rifrequentato il liceo per un paio di giorni, si è subito assentata per tornare in piazza.

Non intendo rimettere in discussione le sue elucubrazioni, mi limito a ricordare che per lungo tempo ci siamo lamentati per la siccità, causa dell'abbassamento del livello di laghi e fiumi. Eravamo disperati poiché non pioveva. Pareva una sciagura. Poi, come avviene da secoli, all'improvviso le nuvole hanno scaricato in terra acqua e grandine in quantità e con una violenza impressionante. Molte zone del Nord in particolare sono state sommerse, i temporali hanno provocato danni del tutto identici a quelli del passato, eppure noi giornalisti li descriviamo con toni apocalittici, quasi si trattasse di novità, quando invece i nubifragi sono vecchi quanto il mondo. Sorprendono solamente noi cronisti che diamo la colpa al clima, al surriscaldamento del pianeta, al fato crudele. E ignoriamo che la maggior parte dei disastri dipende dall'incuria degli uomini.

 

 

Costruiscono case di cartone che al primo colpo di vento vengono scoperchiate quali scatolette, edificano a pochi metri da torrenti che periodicamente esondano, si guardano bene dal pulire dalle sterpaglie i ruscelli, dopo di che basta un rovescio per determinare guasti ingenti, senza contare i morti, i dispersi e i feriti. È così da sempre, tuttavia le disgrazie non ci insegnano nulla. In autunno le piogge devastanti si ripeteranno e saremo ancora qui a piangere sul latte versato senza addivenire a risoluzioni onde risolvere la questione. I governi locali e quello centrale si astengono dall'assumere provvedimenti drastici, idonei a porre in sicurezza il territorio. Manca non soltanto una progettualità per sistemare il Paese e prevenire alluvioni e tragedie, è assente altresì la volontà di darsi da fare.

Guardate cosa è successo a Marina di Massa alle bambine uccise in tenda da un pioppo precipitato sui loro corpi. Si è constatato che l'albero caduto era marcio, però nessuno aveva ritenuto necessario abbatterlo. Esso è venuto giù da solo ammazzando le ragazzine. Chi pagherà per questo tipo di trascuratezza? Si svolgeranno una inchiesta e cento interrogatori, partiranno avvisi di garanzia, la burocrazia giudiziaria ingoierà tutto e non combinerà niente. L'unica certezza è che le bimbe saranno sepolte.