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Beppe Grillo e Gunter Paoli da David Sassoli, all'Europarlamento va in scena la farsa giallorossa

Iuri Maria Prado
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Ce la ricordiamo l'Italia che doveva vergognarsi in faccia al mondo e all'Europa perché era rappresentata dal puttaniere di Arcore? Non bisognava essere berlusconiani per pensare che ci fosse qualcosa di storto nella propaganda contro un governo che aveva il diritto di essere mandato a casa se non rispondeva più al Paese e invece era fatto fuori dal rating moraleggiante dello spionaggio giudiziario in combinazione con le ingiunzioni epistolari confezionate dal mandarinato eurocratico. Non c'erano santi: per salvarsi, l'Italia doveva liberarsi di quella rappresentanza invereconda. Bene, manco dieci anni dopo al governo s' avvicenda una compagnia di scappati di casa capitanati da uno che fatica a comporre una frase in italiano non si dice decente, ma anche solo corretto, portato lassù da una schiatta di perdigiorno con curriculum che passa diretto dalla vendita di lupini alle piazze del vaff***lo sotto la regia comunicativa di Casalino Rocco, insediato a "Chigi" perché, come ha spiegato il professor avvocato sua eccellenza Giuseppe Conte, questo governo sceglie soltanto "i migliori nel loro campo": in quel caso, la depilazione ascellare, oppure l'accademia sul G5 che porta il Covid e sui cibi sani contro il virus nel caso dell'altro bel campione assoldato da Conte per tenere alto il profilo scientifico del governo, quel Gunter Paoli che tra qualche giorno - e siamo al punto - condividerà una giornata di dibattito sui destini mondiali con il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, in un trio di eccellenza completato del padre nobile dell'Italia finalmente ben rappresentata: Beppe Grillo.

 

 

Dice: è uno scherzo, vero? Macché. Settimana prossima, l'ex conduttore Rai, quel ciarlatano belga e il comico genovese che ha regalato a Roma la sua regina della monnezza si consorzieranno nel dar risposta a questo proporzionato quesito: "Sarà l'Europa il motore della trasformazione verde e socialmente giusta?". Il poveretto (Sassoli), tramite il suo portavoce, davanti alle comprensibili perplessità manifestate da più parti circa la convenienza pubblica di quell'iniziativa se ne è venuto fuori con la giustificazione anche più disgraziata secondo cui il dibattitone non sarebbe rivolto a offrire «nessuna legittimazione istituzionale». Ma pensa. Ne aspettiamo un altro con Casaleggio che illustra i profili della democrazia delle intercettazioni e il super commissario Arcuri che spiega l'economia delle mascherine calmierate. E anche lì mica sarà legittimazione istituzionale: sono culture che si incontrano e Sassoli, c'è da star sicuri, prenderà appunti. Sempre il portavoce: «Grillo è una personalità che ha costruito un percorso politico che ha avuto un riscontro evidente. È al governo...». Capito? Una personalità. Un percorso politico. E per una volta in Europa possiamo andar fieri.

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