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Paolo Becchi, ennesima forzatura: il nuovo decreto di Conte instaura lo Stato terapeutico

Paolo Becchi - Giuseppe Palma
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Del nuovo Dpcm tutti ne parlano ma nessuno lo ha visto. Per il momento non c'è ancora nulla di ufficiale e regna l'incertezza. Forse verrà adottato oggi, fatto sta che tanta confusione mette a repentaglio il primo degli elementi fondativi dello Stato di diritto: la "certezza del diritto". Per giorni è stata ventilata la chiusura di bar e ristoranti alle 23, poi il governo ha fatto un passo indietro, mentre dovrebbe essere confermata la misura delle mascherine obbligatorie pure all'aperto, stavolta anche se si rispetta il distanziamento sociale. Niente assembramenti e più assiduità nella igienizzazione delle mani. Oltre alle forze dell'ordine, forse sarà impiegato anche l'esercito per le strade a controllare il rispetto delle nuove regole. Ma non è pazzesco? Il tutto senza una legge, con un semplice atto amministrativo del Presidente del Consiglio, come durante la Fase1. Certo, Conte ha garantito un passaggio parlamentare per la seconda proroga dello stato di emergenza dal 15 ottobre al 31 gennaio 2021, ma ieri è mancato per ben due volte il numero legale alla Camera e se ne riparlerà stamattina: una nuova risoluzione parlamentare blindata che darà a Conte la possibilità di fare ciò che vuole. Non bastava il prolungamento dello stato di emergenza in assenza di emergenza, ora assisteremo pure allo stato di emergenza permanente e questo solo per tenere in vita un governo di zombi.

 

Ma c'è davvero questa emergenza? Negli ultimi giorni i contagi sfiorano i 3mila casi giornalieri, ma la maggior parte sono asintomatici, cioè contagiati che non necessitano di ricovero ospedaliero. I morti sono meno di una trentina al giorno (ne muoiono centinaia per altre patologie) e i ricoverati in terapia intensiva sono - in totale - meno di 400. Il lockdown di marzo e aprile nacque dall'esigenza di evitare che le terapie intensive andassero in tilt, ma a fine marzo avevamo 4mila ricoverati su 5mila posti letto disponibili. Oggi ne abbiamo poche centinaia al cospetto di circa 12mila posti, e altri 3mila stanno per essere realizzati. Dov' è l'emergenza sanitaria che giustifica ulteriori misure restrittive? In piena Fase1, cioè agli inizi di aprile, il capo della protezione civile Angelo Borrelli, disse chiaramente: «Non uso la mascherina, ma rispetto le regole del distanziamento sociale; la mascherina è importante se non si rispettano le distanze». Dello stesso avviso anche parecchi medici, tra i quali Bassetti, Tarro e Zangrillo. Questo accadeva quando c'erano circa mille morti al giorno, per quale motivo adesso - che i morti sono meno di trenta e il servizio sanitario nazionale è molto più solido - dovremmo portare la mascherina anche se passeggiamo da soli in città? E forse con l'esercito che ci controlla. 

 

 

 

Il governo può impiegare l'esercito per le strade con atto amministrativo e per limitati periodi di tempo, ma solo per garantire l'ordine pubblico qualora vi sia una emergenza concreta e conclamata, ad esempio nel caso di attentati terroristici. L'esercito, invece di difendere gli italiani, dovrà far rispettare agli italiani con la forza alcune regole demenziali come quella della mascherina all'aperto che non esiste in nessun altro Paese del mondo. Davvero incredibile come lo stato democratico sia stato messo in ginocchio da quelli che starnazzavano sui "pieni poteri" di Salvini. Via i decreti sicurezza per i diritti umani degli immigrati clandestini, ma l'esercito nelle strade in violazione dei diritti umani degli italiani. Non vogliamo pensare male, ma il governo vuole forse agevolare qualche multinazionale che ha convertito la produzione in mascherine, in modo da facilitarne la vendita? La questione è ancora più spinosa. Se il governo, da maggio a settembre, invece che regalare alla Cina soldi a palate per i monopattini e i banchi a rotelle, avesse costruito 50mila posti letto in terapia intensiva, oggi non staremmo di nuovo a discutere di Dpcm. È sconfortante infine constatare che non abbiamo imparato niente da quello che è successo, non abbiamo soprattutto capito che le misure da adottare vanno individuate sulla base di esigenze e situazioni locali. Continuiamo con Dpcm a livello nazionale e come nel gioco dell'oca siamo soltanto ritornati al punto di partenza.

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