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Decreti Sicurezza cancellati? Ma gli sbarchi erano scesi dell'80% e avevamo risparmiato 1,7 miliardi

Tommaso Montesano
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 La sera di lunedì 5 ottobre, a consiglio dei ministri ancora in corso, non si contavano gli esponenti della sinistra impegnati ad esultare per la cancellazione dei "decreti sicurezza" targati Matteo Salvini. Un moto di gioia che ha unito Pd, Organizzazioni non governative (Ong) e la galassia dell'associazionismo a vario titolo impegnata nella partita della gestione dei migranti. Il pacchetto di misure varato dal governo "Conte 1" quando Salvini sedeva al Viminale, sul fronte immigrazione interveniva "a tenaglia", come ha ricordato tre giorni fa in tv l'ex sottosegretario all'Interno, Stefano Candiani: «Dissuadere rispetto all'imbarco e allo sbarco». Contrastando le Ong (con le super multe fino a un milione di euro), applicando la politica dei "porti chiusi", dando un colpo al sistema dell'accoglienza "diffusa" (con l'abolizione della protezione umanitaria). Risultato: meno sbarchi, meno spese, meno immigrati inseriti nei vari centri di assistenza in attesa dell'esame delle domande di accoglienza. Proprio Candiani, ospite di La7, ha esibito davanti alle telecamere il grafico elaborato dal ministero dell'Interno sugli sbarchi in Italia. È la serie di numeri più d'impatto per capire come sia cambiato il vento - al di là della "vigenza" dei due decreti sicurezza varati a cavallo tra il settembre 2018 e il giugno 2019 - nel passaggio tra il "Conte 1" e il "Conte 2". Salvini ha lasciato il Viminale il 5 settembre 2019. I suoi decreti gli sono sopravvissuti, almeno formalmente, fino allo scorso 5 ottobre. Adesso le modifiche sono in vigore: manca solo la conversione in legge del decreto, entro sessanta giorni.

 

 

Ebbene, a ieri, nel corso del 2020 erano sbarcati sulle coste italiane 24.505 migranti. In testa ci sono tunisini (9.992) e cingalesi (3.276), i cui Paesi di provenienza non sono in preda a conflitti. Nello stesso arco di tempo del 2019, quando ministro dell'Interno era Salvini (fino a settembre), gli arrivi erano stati 7.939. Restringendo il campo al primo "decreto sicurezza", il confronto è ancora più impietoso: dal 1° agosto 2018 al 31 luglio 2019, erano avvenuti 8.691 sbarchi rispetto ai 42.700 dello stesso periodo del 2017 e del 2018. Ma non c'è, naturalmente, solo l'aspetto relativo alle minori partenze. La stretta sulle norme per l'accoglienza - con la cancellazione della protezione umanitaria, uno dei canali di ingresso riservato ai richiedenti asilo - si è tradotta in una diminuzione delle persone inserite nei circuiti di accoglienza. Al 31 luglio 2019 - dieci mesi dopo l'adozione del primo "decreto sicurezza" - le presenze censite tra hotspot, Centri di accoglienza straordinaria (Cas) e Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati (Siproimi) erano 105.142. Con una diminuzione del 34% rispetto al 2018. Ancora: il giro di vite sull'accoglienza prevedeva un taglio rispetto ai 35 euro al giorno pro capite mediamente stanziati in precedenza con i capitolati per gli appalti di gestione dei Centri. In base alla nuova "griglia", il costo poteva oscillare da un minimo di 21,35 euro a un massimo di 26,35 euro giornalieri a ospite. In questo modo, la spesa prevista per l'assistenza agli aspiranti profughi - a leggere il bilancio di previsione dello Stato per i capitoli di spesa del ministero dell'Interno - dopo i rialzi avvenuti nel 2016, nel 2017 e nel 2018, nel 2019 ha subìto una contrazione. Dagli oltre 2,2 miliardi del 2018 per Cas, Centri di permanenza e rimpatrio (Cpr), Sprar/Siproimi e centri per i minori non accompagnati, si è passati nel 2019 a poco più di due miliardi. 

Entrando nel dettaglio del periodo interessato contemporaneamente sia dalla presenza di Salvini al Viminale, sia dalla validità del suo "pacchetto sicurezza", si scopre che dagli oltre 2,2 miliardi spesi per l'accoglienza dal 1° agosto 2017 al 31 luglio 2018, si era passati ai 501,4 milioni di euro del periodo 1° agosto 2018-31 luglio 2019. Poi c'è il bilancio delle richieste di asilo nel complesso. In media, 80 richieste su 100 grazie ai decreti di Salvini erano respinte. In sintesi: semaforo verde per i rifugiati, rosso per tutti gli altri (i migranti economici). Non a caso dal 1° agosto 2018 al 31 luglio 2019 le richieste erano diminuite del 56% rispetto allo stesso periodo del blocco precedente (1° agosto 2017-31 luglio 2018).

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