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Paolo Becchi e i dubbi sulla svolta liberale di Matteo Salvini: "Lui non è mai stato un pericolo per la democrazia"

Paolo Becchi

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Quello di "sovranismo" continua ad essere un termine "malfamato". Chi si professa "sovranista" è immediatamente preso per un reazionario, un razzista, oggi anche per un "negazionista del coronavirus". Alcuni discorrono persino di una Lega che finalmente si sarebbe liberata dal sovranismo. Non sanno di cosa parlano. Il sovranismo è la risposta alla crisi di una certa idea di "sovranità statale" - una crisi che è in atto da lungo tempo - ed insieme la ripresa di quei valori di libertà che la tradizione liberale ci ha lasciato in eredità. La crisi della sovranità statale coinvolge il tema della nostra collocazione in Europa. Su questo punto mi limito qui a dire che una "Italia sovrana" è del tutto compatibile con la nostra appartenenza all'Unione, il che non significa essere favorevole a chi oggi la governa. L'Unione deve capire che era sbagliato pensare di "morire per Maastricht", e che deve cambiare, se vuole continuare a vivere. La Lega può svolgere in questo contesto una funzione importante perché il suo sovranismo "debole" non ha mai avuto un carattere nazionalistico. Non abbiamo bisogno di "più" Europa, per superare definitivamente gli Stati che la compongono, e non abbiamo bisogno di "meno Europa" per ritornare semplicemente agli Stati nazionali. Abbiamo bisogno di una Nuova Europa, ed è ciò che in fondo sta già accadendo, in un processo sotterraneo e il cui svolgimento ci rimane ancora oscuro, ma che in seguito alla pandemia è iniziato. Di questo bisogna prendere atto.

HEGEL E CROCE
Oggi però vorrei insistere sul tema della eredità della tradizione liberale. Al sovranismo della Lega viene spesso rimproverato di essere un pericolo per la democrazia, dal momento che sarebbe connotato in senso decisamente antiliberale. I sovranisti sarebbero fautori di una "democrazia illiberale". Si potrebbe subito replicare che per una sorta di ironia che nella storia è tutt' altro che infrequente quel tipo di democrazia liberticida è stata realizzata in questi mesi di emergenza sanitaria proprio da coloro che più aspramente la criticavano. Non sono stati molti governi sedicenti liberaldemocratici ad aver adottato decisioni fortemente illiberali per contrastare la diffusione del virus? Non dimentichiamo quello che è avvenuto nel nostro paese dove decisioni come quella di chiudere per mesi in casa sessanta milioni di italiani, concedendo l'uscita solo per urgenze e con una autocertificazione a causa di una emergenza localizzata in alcune Regioni del Nord, sono state prese con meri atti amministrativi non aventi forza di legge. E oggi ci avviamo a fare la stessa cosa? Cosa c'è di più illiberale del dichiarare il prolungamento del prolungamento di uno stato di emergenza, senza una reale emergenza? Cose c'è di più illiberale del poliziotto a casa per controllare con chi sei a tavola e magari a letto? Approfondiamo tuttavia il punto, senza polemiche. Bisogna intendersi sul significato da attribuire al liberalismo, prima di denunciare come illiberale la posizione sovranista.

 

 

Nonostante tutte le critiche che si possono svolgere al liberalismo, del pensiero liberale resta un'eredità preziosa: il riconoscimento della libertà individuale. Oggi anche questo pensiero viene criticato perché il liberalismo ha finito col presentarsi nella forma neoliberale, che potremmo definire come una sua patologia ipertrofica tendente a ridurre l'intera società al mercato. E non vi è dubbio che, rispetto ideologie totalitarie del secolo scorso (che sono state sconfitte), il liberalismo abbia mostrato una capacità di resistenza maggiore riuscendo a trasformarsi nell'unica ideologia dominante, quella perfetta per il globalismo e la mondializzazione. Proprio per aver fatto dell'"ordine spontaneo" del mercato il suo principio, il liberalismo ha oggi ancora fortuna, ma oggi come allora non è in grado di dare un fondamento politico allo Stato, anzi al limite - si pensi alle concezioni anarcocapitaliste - ne può fare anche a meno. Lo Stato, nella migliore delle ipotesi, si riduce alla difesa della libertà e della proprietà degli individui, ma questo - e proprio in questo consiste il limite filosofico del liberalismo - non basta a creare forti legami politici di appartenenza. Il primo a rendersene conto è stato Hegel. Ecco perché il sovranismo, che rigetta qualsiasi idea di sovranità "forte" e autoritaria, leviatanica, non può non riconoscere l'importanza della libertà individuale e dei suoi diritti. Ecco perché, pur consapevoli di tutti i limiti del liberalismo, non possiamo nel senso indicato non definirci - anche da sovranisti - liberali, esattamente come per Croce non potevamo non definirci cristiani. Ed in fondo, non è stato proprio il cristianesimo ad aver "inventato" l'individuo? Il problema del liberalismo è di aver dimenticato i popoli, il problema del populismo è di aver dimenticato gli individui. Solo un sovranismo "debole", nel senso che ho indicato all'ultimo congresso della Lega, potrà superare i limiti delle due concezioni.

LEZIONI
Del liberalismo, inoltre, è tempo di recuperare anche la sua grande lezione sulla disobbedienza civile - e basterebbe qui citare Hannah Arendt e da prospettive diverse Gianfranco Miglio. La disobbedienza civile, cioè, come buona politica, non come "trasgressione" della legge o "sovversione" della società, ma come forma di partecipazione alla cosa pubblica, consapevole del fatto che non è nella mera obbedienza alle leggi che consiste la libertà politica del cittadino. Anzi: l'obbedienza alla legge, senza la sua critica, la sua discussione, è uno dei modi più facili e terribili proprio per sottrarsi alla politica, per fuggire le responsabilità, per evitare di pensare. È difficile pensare che ci possa essere democrazia senza disobbedienza civile. Oggi è quanto però sta, in maniera preoccupante, sotto i nostri occhi: ogni manifestazione di dissenso rispetto alle politiche di questo Governo viene immediatamente condannata da tutti i giornaloni e dai media; chiunque rifiuti di indossare in pubblico la mascherina viene immediatamente bollato come un "negazionista", un "complottista", o peggio. E ciò proprio da quanti si professano "democratici" e "liberali". Ecco perché gli illiberali sono coloro che oggi ci governano vietando di fatto l'agibilità politica a chi da "sovranista" la pensa diversamente. 

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