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Coronavirus, Pietro Senaldi: "L'auto è il mezzo più sicuro ma il governo le fa la guerra"

Pietro Senaldi
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Malgrado da sinistra più d'uno abbia provato a definire il Covid come la malattia dei sovranisti, speculando sul fatto che ha colpito sia Trump sia Boris Johnson e che la Regione più flagellata in Italia è la salviniana Lombardia, il virus ha dimostrato di non essere fazioso. Si accanisce anche sui cacasenno che hanno passato gli ultimi mesi a dirci come evitarlo e mette in ginocchio anche il Lazio di Zingaretti, quello del «con la destra al governo avremmo le fosse comuni in spiaggia» e De Luca, l'uomo con il lanciafiamme bagnato che prendeva in giro Briatore per la prostatite ai polmoni.

La pandemia non si sconfigge a colpi di tifoserie, e questo lo ha capito perfino Conte, che nell'ultimo decreto si è limitato a farci le raccomandazioni della nonna per poi lasciare mano libera a sindaci e Regioni per prendere misure serie. Quelle del governo, lasciano il tempo che trovano. Pare che i ragazzi fino a 14 anni possano andare al parco solo accompagnati da un adulto, ma quando è necessario - e neppure Dio sa quando lo diventerebbe - vanno scortati anche i diciassettenni. Si potrà pomiciare solo davanti ai genitori. Capita di scrivere delle corbellerie quando si fanno uscire le leggi a tarda sera; tant'è che, dopo la conferenza stampa, l'esecutivo ha cambiato in piena notte il decreto, così che l'Italia si è svegliata con una legge diversa da quella comunicata dal premier dopo cena. Prima di imporlo ai ragazzi della movida, i ministri dovrebbero imporre il coprifuoco a loro stessi e a Conte. Se ne guadagnerebbe in chiarezza. E se agli italiani è ormai impedito comprare alcolici dopo le 18, ai governanti dovrebbe esserne fatto divieto l'acquisto fin dal mattino.

I TRASPORTI
Quel che ci preme trattare oggi però è il Conte buono, quello che lascia da parte l'ideologia per affidarsi agli amministratori, di qualunque colore siano. Ecco, sarebbe bello se, investiti di tale responsabilità, i sindaci imitassero il premier. Si potrebbe partire dai trasporti, da tutti indicati come veicolo di contagio. Il governo invita tutti a evitare assembramenti sui mezzi pubblici. Facile a dirsi, molto meno a farsi, specie se i primi cittadini giallorossi non depongono le armi contro le automobili. Le giunte di sinistra hanno lanciato da qualche tempo una campagna ambientalista talebana e anche un po' comica. Si mettono a dipingere piste ciclabili sulle principali arterie cittadine o su strade rivestite di pavé e sanpietrini e sono convinte di aver trasformato la loro municipalità in una città giardino. L'indirizzo verde è politicamente legittimo, anche se i metodi con cui viene perseguito sono piuttosto ingenui. Si potrebbe limitarsi a farci una risata sopra, non fossimo in piena seconda ondata di Covid. Non vorremo procurare una crisi di nervi al sindaco di Milano, Beppe Sala, e ai suoi epigoni, ma l'automobile è il mezzo più sicuro sotto l'aspetto sanitario. Non solo perché, in caso di incidente, meglio essere quello dentro l'abitacolo piuttosto che l'allegro e scapestrato ambientalista in monopattino; è che garantisce l'isolamento e, adesso che inizia a far freddo, protegge dall'influenza più delle biciclette, perciò chi la usa prende meno raffreddori e non intasa i punti Covid ai primi starnuti per fare il tampone.

SERVONO INCENTIVI
Chiariamo, non siamo degli amanti dei tubi di scappamento. Ma ancora meno amiamo il virus. Poiché lo Stato, senza voler puntare l'indice accusatorio, non è in grado di garantire la sicurezza dei trasporti, impresa oggettivamente ardua, almeno smetta, finché dura la pandemia, di rendere la vita impossibile a chi sale in auto per ridurre le probabilità di contagiare e contagiarsi. Prendere le quattro ruote dovrebbe essere incentivato, con sconti fiscali e corsie preferenziali; invece governo e amministrazioni comunali si ostinano a far la lotta al traffico, favorendo più che altro la circolazione del Corona. D'altronde i politici predicano bene, ma quando li tocchi nel loro sono pessimi. All'ultimo vertice di governo, ogni ministro faceva il negazionista per la propria sfera di competenza. Secondo Spadafora le palestre non sono luoghi a rischio, per la Azzolina in classe non ci si infetta e per la De Micheli l'autobus tutela più del vaccino. Se avessero ragione loro, basterebbe moltiplicare i ministeri per mille e il Covid sarebbe sconfitto, perché non avrebbe luoghi dove riprodursi.

 

 

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