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Vittorio Feltri su Carlo Calenda candidato sindaco: "Roma lo ridurrà in poltiglia"

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 L'ex ministro nonché ex dirigente industriale, Carlo Calenda, sfidando il destino si è candidato a sindaco di Roma, fare il quale non è difficile, bensì inutile, viste le condizioni della Capitale che non consentono interventi amministrativi risolutivi. Marino fu scacciato precipitosamente dal Campidoglio per motivi mai chiariti. Gli subentrò la signora Raggi, donna non sciocca ma priva di esperienza: ha compiuto ciò che ha potuto con risultati discutibili. Noi all'inizio del suo mandato scherzosamente abbiamo definito la situazione che Virginia maneggiava "patata bollente" ed ella si è ingiustamente offesa. Non era un insulto, piuttosto la constatazione che la prima cittadina avrebbe affrontato una questione scottante. Così è stato e la preghiamo di prenderne atto. 

 

Roma infatti non è una città normale, è un casino infernale da secoli, mai nessuno è riuscito a disciplinarla e attualmente non è migliorata, anzi vi domina il peggio che si possa immaginare. Non credo sia colpa delle varie giunte che si sono succedute negli ultimi lustri. Negli anni Sessanta la metropoli era un gioiello, tutto funzionava a meraviglia. All'epoca ci ho vissuto per oltre dodici mesi: mi pareva di essere in paradiso. Il film "La dolce vita" rifletteva la realtà, quella di una Roma gaudente, ordinata, piacevole, traffico non intenso, strade pulite. Abitarvi era una gioia per noi umani e non per i cinghiali, che in effetti latitavano, non come adesso che rovistano nei rifiuti che nessuno smaltisce. Poi le borgate si riempirono di disperati, centinaia di migliaia di immigrati da ogni parte d'Italia. 

 

Trionfò il disordine che tuttora domina in ogni quartiere. Calenda si illude di essere in grado di sistemare le cose e non lo sfiora il dubbio di andare incontro a un fallimento. La sua aspirazione è quella di evitare le cosiddette primarie, vanto del Pd, che sono qualcosa di simile a un grande imbroglio non essendo regolarizzate per legge, bensì affidate al volontariato postcomunista. Un orrore. Egli ha ragione. Penso addirittura che il politico in questione sia capace di vincere le elezioni romane, ritengo altresì che se trionfasse per lui sarebbe un guaio nel quale chiunque, Carlo incluso, rischierebbe di annegare. Presentemente la politica costituisce un brutto pasticcio che Calenda dovrebbe evitare allo scopo di salvare se stesso dal naufragio. A me costui non può piacere perché mi ha mancato di rispetto, nonostante ciò gli do un consiglio amichevole. Stia alla larga dal Campidoglio, una trappola infernale che lo ridurrebbe in poltiglia.

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