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Vittorio Feltri, il coprifuoco e la movida: "I politici combattono la gente, non il coronavirus"

Vittorio Feltri
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Forse abbiamo esaurito moccoli e bestemmie durante il primo lockdown: sarà per questo che si odono poche lagnanze per questo «lockdown notturno» che partirà stasera. Da principio aveva anche un senso: evitare quelle dementi «movide» che neanche un esercito basta a controllare, giusto: ergo chiudere presto (andava bene anche alle 22) i ristoranti, i locali e tutte le fabbriche della socialità col bicchiere in mano, coi gonzi tutti in piedi a ciondolare e bramare promiscuità e pressione antropica: che più ce n'è, meglio stanno. È l'età della coglionaggine, che ci volete fare, ma ci voleva poco a disinnescarla: via gli alcolici e chiusi tutti i locali, fine, sorvegliate anche le principali piazze, con multoni da paura in caso di assembramenti residui (e dove? I parchi sono chiusi) o peggio in caso di proseguimenti domiciliari, sorvegliati con la gentile collaborazione del vicinato delatore.

E invece no, dopo le 23 non si può uscire neppure a portare il famoso cane, o a comprare le famose sigarette, non posso raggiungere la fidanzata che vive a un chilometro da casa mia, non posso uscire alle 4.30 se voglio andare in montagna a scalare: e me ne starei anche muto, se almeno ne valesse la pena. Sono pronto a sacrifici anche maggiori, veri. Ma questo a che serve? È come prevenire le insolazioni vietando di prendere il sole di notte. Lo sappiamo tutti che il casino è di giorno, è sui mezzi pubblici sempre strapieni dove non controllano nulla (neanche il biglietto) e che rappresenta un problema che in mesi e mesi non sono riusciti a risolvere: la capienza dell'80% non garantisce il distanziamento manco per niente, per garantirlo servirebbe una capienza del 25% (è complicato, lo so) senza contare che negli orari prossimi al coprifuoco la pressione sui mezzi potrà solo aumentare.

Lo sappiamo tutti che il problema è nelle mescolanze diurne che abbiamo scelto di non sacrificare perché effettivamente antieconomico, liberticida, talvolta stupido: e infatti la scuola e il lavoro continuano. Sappiamo, pure, che i nodi principali sono il collasso del sistema dei tamponi e di tracciamento delle Ats, quindi l'aumento dei contagi: e come rispondi, dopo otto mesi? Prevenendo il contagio quando il contagio non ci sarebbe. In sintesi, il lockdown notturno avrebbe i seguenti vantaggi: non porta grandi perdite economiche e scoraggia l'indisciplina di una minoranza (gli scemi della movida, anche se un sacco di gente, con la movida, ci campa) e questo senza che la maggioranza soffra più di tanto, perché la gente perbene dopo le 23 sta a casa e va a dormire. Il lockdown notturno, a mio dire, avrebbe in compenso i seguenti svantaggi, uno su tutti: non serve veramente a un cazzo, e non occorre essere scienziati per sapere che non influirà sulle proiezioni dei contagi, e che, insomma, ha tutta l'aria di un coprifuoco dimostrativo fatto quando di bombe non ne cadono. È un modo di far vedere che si sta facendo qualcosa, e in effetti si sta facendo qualcosa: una cazzata.

(Filippo Facci)

 

 

 

Caro Facci, pensavo di dover scrivere un pezzo per contestare le tue opinioni sul coprifuoco che durerà fino al 13 novembre e invece sono d'accordo in pieno con te, su tutto, punto per punto, e anche virgola. La movida è una scemenza in tempi di normalità, figurati ora che siamo tampinati dal virus. A Milano, in via Lecco, per citare un luogo, la sera ne succedono di tutti i colori. La via è intasata di giovani che tracannano ogni tipo di schifezza liquida, stanno appiccicati l'uno all'altro, ciò che agevola contagi a tutto spiano. Non ho mai capito perché i ragazzi siano talmente cretini da radunarsi in gruppo solo poiché hanno bisogno di alcol. Anche io gradisco farmi un aperitivo, ma me lo bevo con un paio di amici che tengo a dovuta distanza, dopo di che me ne vado a casa a rompermi le palle con mia moglie che, con tutti i suoi difetti, è più gradevole di tanti cazzoni che infestano la città quando si fa buio.

 

 

 

 

Chiudere gli esercizi pubblici alle 23 (perché non le 24?) può scoraggiare la vita notturna. Tuttavia è anche vero che, una volta bloccati i bar, chi va in giro nei centri abitati e pure disabitati si conta sulle dita di una mano. È la proibizione che riguarda la circolazione a far girare le scatole. Non c'è motivo di vietarmi l'uscita dalla mia abitazione se ho bisogno di acquistare un farmaco o un pacchetto di sigarette, senza le quali non posso resistere. Come dici tu, movida a parte, il casino in giro monta soprattutto di giorno, quando per entrare su una carrozza della metropolitana devo fare a cazzotti con una folla che mi rifila il Covid. La mia impressione è che i nostri amministratori e governanti più che combattere il Corona combattano la gente, fottendosene del fatto che oltre a fare i conti con il morbo sia costretta a difendersi dai politici e da esperti che tanto esperti non mi risultano, visto che non si intendono neppure tra loro. Non me la sento di ergermi a sindacalista dei ristoratori, però capisco le loro esigenze di cassa. Se un cliente finisce di cenare alle 22.30 e poi si reca al proprio domicilio, rischia di trovarsi fuori tempo massimo. E questo rasenta il ridicolo. Ci sono aspetti del coprifuoco francamente grotteschi. Infine i tassisti, categoria sfigata oltre che esposta all'infezione. Nelle ore diurne lavorano poco, se non sono in condizione di lavorare in quelle notturne, faranno la fame. Beati loro, io sono inappetente. Meno male che Fontana è rinsavito e ci consente di comperare il vino dopo le 18: a me questa decisione garba perché mangio poco ma bevo tanto.

 

 

 

 

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