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Paolo Gentiloni, il "comunista strano" con il tic della patrimoniale

Alberto Luppichini
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Spirito gentil d'un Gentiloni. Da più di 20 anni, Paolo Gentiloni volteggia con dolce leggerezza e intelligenza indecifrabile sopra i Palazzi della Politica italiana. Negli anni '70 Paolo, già comunista fino al midollo ma comunque lungimirante, non si unisce al carisma incendiario di Mario Capanna, pur avendolo apprezzato nelle manifestazioni di piazza. Preferisce rimanere nel Movimento Lavoratori per il Socialismo (MLS), una sigla che di lì a poco si tingerà di profondo rosso facendo coppia (e rima) con il Partito di Unità Proletaria per il Comunismo. Sin dagli inizi Paolo cova il fuoco della sinistra sguaiata e impregnata di comunismo ma all'esterno assume sempre il piglio rassicurante del bravo ragazzo. Quest' ultimo, dotato di intelligenza invidiabile e senso superiore di autocontrollo, coltiva una grande passione: la Politica. Così, dai movimenti incendiari di piazza ai Partiti Progressisti di Palazzo il passo è breve. Sempre da posizioni autorevoli e (solo) di apparente seconda fila, negli anni '90 diventa portavoce di Rutelli in Campidoglio e poi assessore al Giubileo e al turismo nella giunta capitolina. Il salto di qualità, tutto romano, dal Campidoglio a Montecitorio avviene nel 2001, sotto le insegne della fu Margherita. Non si ricordano cose importanti nell'ascesa politica del chierichetto Paolo, ma allo stesso tempo si ricordano comunque molte cose. Nel 2006 è addirittura Ministro delle Comunicazioni nel Prodi-bis, incarico che ricopre più per le sue doti di mediatore indefesso che per reali competenze sul campo. Paolo si batte per la riforma del sistema televisivo e il superamento della legge Gasparri. La riforma non verrà mai approvata, ma indicativa è la flemma pensosa e l'ironia pacata dell'uomo. Se Berlusconi, infuriato, definisce la riforma «un atto di banditismo», il nostro commenta così: «Il banditismo non è il mio campo...».

La fuffa diplomatica - Tra i fondatori del Pd, l'intelligenza e la scaltrezza sopraffina gli vengono riconosciute persino da uno furbo e scattante come Matteo Renzi, che nel 2014 lo nomina ministro degli Esteri. Quel giorno, esaurita la liturgia del giuramento al Quirinale, davanti alle telecamere esibisce tutta la sua fuffa diplomatica: «L'Italia è un grande Paese, e il Governo Renzi deve contribuire con la sua politica ad essere all'altezza». Il nostro, tuttavia, mostra anche segni di incoraggiante pragmatismo e inaspettato senso di italianità. Come primo atto, si occupa dei due sotto-ufficiali della Marina (Girone e La Torre) coinvolti nella crisi diplomatica fra Italia e India. Non solo, quando serve Paolo mette al bando il politicamente corretto. Sull'Islam, per esempio, nel 2015 dismette la tonaca immacolata e mena duro con l'elmetto del soldato al fronte: «L'Italia è pronta a combattere in Libia contro lo Stato Islamico», parole con cui si attira l'odio del Califfato che lo definisce con sprezzo «Ministro dell'Italia Crociata».

Dopo Renzi - Dopo il suicidio del Governo Renzi, tocca a lui occupare lo scranno più alto di Palazzo Chigi. Senza infamie né incidenti, il neo Presidente del Consiglio dimostra tutta la sua capacità democristiana di stare a galla senza guizzi, con l'unica nota positiva di Marco Minniti, che da ministro dell'Interno riesce a contenere l'invasione dei migranti secondo l'antica ricetta Berlusconiana degli accordi in loco. Dai modi affabili, è un peso piuma che ha sempre dominato i pesi massimi, grazie ai suoi legami indispensabili con i gangli vitali dello Stato. A tal proposito, un episodio meglio di altri chiarisce il personaggio. Paolo è nominato Presidente del Pd nel 2019. Proprio nell'estate di quell'anno, trascorre una settimana sulla barca di Carlo De Benedetti, editore e acclarata tessera numero 1 del Partito Progressista. La famiglia dell'Ingegnere, con la sua società Sorgenia, aveva contratto debiti per quasi 2 miliardi con Mps, che si era caricata un terzo di quel fardello. Chi aveva deciso, in accordo con l'Europa, il salvataggio di Mps, era stato proprio il Governo Gentiloni nell'estate del 2017. Dunque, crociera di riconoscenza? Stima reciproca fra gentiluomini? Certo è che a settembre 2019 Paolo ottiene la nomina a Commissario Ue agli affari economici. Il resto è storia recente, con il tic della patrimoniale che riemerge prepotente sul ripristino dell'Imu: «Abolendo l'esenzione dell'IMU sull'abitazione principale, si fornirebbero maggiori incentivi a lavorare, determinando ripercussioni positive sulla crescita economica». Non c'è da stupirsi. L'uomo, pur nella sua autorevolezza, è rimasto comunista.

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