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Coronavirus, delazioni e multe? Il governo ha fallito e ora pretende che siano gli italiani a salvarlo

Iuri Maria Prado
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 Il Comitato tecnico scientifico, questo collegio di esperti che l'esecutivo adibisce a scudo delle proprie iniziative, ha due profili: uno lavora nell'ombra, protetto dalla censura imposta sui verbali della crisi; l'altro va in televisione a far propaganda, spiegando che «bisogna dare una mano al governo». Giusto qualche giorno fa, intervistato da Tele5Stelle (nessuno la chiama più La7), tal Luca Richeldi, appunto membro del Cts, ha detto proprio così: che per sconfiggere il Covid bisogna aiutare il governo, naturalmente senza che la tenutaria del programma, la signora Gruber, fosse punta dal bisogno di eccepire che magari esiste l'obbligo di uniformarsi alle prescrizioni del governo ma certamente non quello di «dargli una mano». Dall'altra parte c'era la ministra dei Trasporti, indiscutibilmente ottima erede del predecessore, l'esimio Toninelli, la quale spiegava che, se le politiche di contenimento non bastano, si tratta di «inasprirne» le misure, di adottarne di «più severe». Che sono termini in teoria tecnicamente esatti (una multa che passa da cento a duecento euro è oggettivamente «inasprita», è più «severa»), ma nella retorica e nella pratica di questo governo assumono la forma diversa e inaccettabile dell'intimazione recriminatoria e moraleggiante del sovrano che mette in riga i sudditi insubordinati.

 

 

 

 

Non era difficile immaginare che anche durante la imprevedibilissima, stupefacente, inaspettatissima seconda ondata il governo si sarebbe lasciato andare al medesimo atteggiamento che tenne la primavera scorsa: e infatti. Come allora, col ministro dell'analfabetismo al potere che minacciava ritorsioni contro gli irresponsabili delle grigliate e del footing, così oggi il ministro della Delazione punta l'occhio inquirente del potere pubblico contro la cena col cugino di troppo, mentre appunto la collega ai Trasporti - efficacissima nell'aver lavorato come una matta per lasciare nel casino bus e metropolitane - vagheggia di inasprimenti e severità col conforto del «tecnico» che le tiene bordone facendo comizio sul dovere di dare una mano al governo. È nei sistemi autoritari che il potere pubblico si comporta in questo modo, mostrando buon cuore nella concessione graziosa e cipiglio nel riprendere i nemici del popolo che si rifiutano di stare sul balcone a cantare che tutto andrà bene. E «dare una mano al governo», secondo questa bella concezione, non significa mettersi la mascherina, ma giurare sulla saggezza del caro leader. Vediamo tra quanto arrivano i processi per chi non ci sta. Manca poco.

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