Cerca
Logo
Cerca
+

Luigi Di Maio, non disturbare Erdogan: la vergogna del grillino dopo la strage di Nizza

Tommaso Montesano
  • a
  • a
  • a

Non c'è tempesta in grado di allentare il patto di ferro che lega l'Italia della maggioranza giallorossa alla Turchia di Recep Tayyip Erdogan. Mentre l'Europa è in balìa delle sparate del presidente turco, con le relazioni tra Ankara e Parigi ai minimi termini, mentre anche Berlino definisce «inaccettabili» le sortite di Erdogan contro la Francia, l'Italia di Luigi Di Maio si affretta a dire che per il nostro Paese la strategia nei confronti della Turchia non cambia: «Cercheremo a oltranza il dialogo». Certo, il capo della Farnesina condanna le «provocazioni» turche - e ci mancherebbe - ma insomma, bisogna «abbassare la tensione». Come se ad alzarla non fosse stato il Sultano di Ankara. Le operazioni militari nel nord della Siria contro i curdi; l'intervento militare (ai danni degli interessi italiani) in Libia; la pressione su Cipro (con l'Eni di mezzo) e Grecia; la trasformazione della basilica di Santa Sofia a Istanbul in moschea; l'asse con gli azeri contro l'Armenia sul Nagorno Karabakh; le accuse, sempre più documentate, sull'uso spregiudicato delle milizie jihadiste (per il docente turco Cengiz Aktar, Scienze politiche all'Università di Atene, «tutti sanno che la Turchia è diventata un hub dell'internazionale dei terroristi. Ankara è l'hub dei movimenti islamici»).

 

Tutto inutile: più Erdogan tira la corda con l'Occidente, più l'Italia di M5S e Pd strizza l'occhio alla Turchia. Sul piatto c'è ancora - incredibilmente - lo status della Turchia come nazione candidata (dal 2005) all'adesione all'Unione europea. Status che per Ankara significa incassare - ricorda Andrea Delmastro, capogruppo di Fratelli d'Italia in commissione Esteri alla Camera- un contributo di 9,1 miliardi. «Ma la Turchia né geopoliticamente, né culturalmente, né spiritualmente, né religiosamente, è Europa. Cos' altro deve succedere perché l'Italia chieda, immediatamente, la revoca della candidatura turca? Erdogan è il mandante di quanto sta accadendo in Europa. La Fratellanza musulmana risponde a lui». Eppure Di Maio, nel corso dell'incontro avvenuto ad Ankara lo scorso 10 giugno con l'omologo turco Mevlut Cavusoglu, ha promesso alla Turchia l'impegno italiano per una ripresa dei negoziati con Bruxelles, entrati in una fase di stallo. Nel corso della conferenza stampa congiunta, Cavusoglu lodò pubblicamente Di Maio e l'Italia, indicata come «il partner numero uno nel sostegno per l'ingresso della Turchia nell'Unione Europea». «Ed era già successo tutto», ricorda Delmastro. Dove «tutto» sta a indicare la politica di espansione turca: «Di Maio fece passerella». Il capogruppo di Fratelli d'Italia in commissione Esteri è da tempo all'offensiva sul dossier turco. «Ho presentato interrogazioni e risoluzioni, alcune neanche calendarizzate». Ma nell'ottobre 2019 un voto c'è stato. E la mozione per chiedere al governo il blocco del processo per l'adesione di Ankara all'Unione europea è stata bocciata con i voti di Pd e M5S. Già, perché anche i dem, fedeli alla linea «la Turchia non è solo Erdogan», sono schierati per la linea morbida nei confronti del Sultano.

 

 

Logico che ieri, di fronte a tanta grazia mentre le cancellerie europee si interrogano sulle mosse di Erdogan, l'ambasciatore turco a Roma, Murat Salim Esenli, abbia ringraziato l'Italia, «un partner equilibrato quando si tratta di questioni regionali». Oltre a Fratelli d'Italia, anche alla Lega non sfugge la doppiezza italiana. Ieri il gruppo del Carroccio all'Europarlamento, guidato da Susanna Ceccardi, ha presentato un'interrogazione scritta a Josep Borrell, l'Alto rappresentante Ue per la politica estera. Oggetto: «Le continue provocazioni della Turchia, gesti di sfida all'Unione europea». I deputati del Carroccio denunciano l'«attività di reclutamento e addestramento di miliziani jihadisti» da parte turca. Aliquote di cui poi Ankara si servirebbe come «sostegno delle proprie truppe regolari negli scenari di guerra» nei vari teatri regionali. Gli eurodeputati leghisti citano in particolare «ex miliziani di Isis, Al Nusra e Al Qaeda». Tutti entrati in orbita turca. «Le istituzioni europee non possono tacere davanti a questi atteggiamenti di sfida e di arroganza».

Dai blog