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Luciana Lamorgese, Filippo Facci: "I morti a Nizza oggettivamente colpa sua. Si rassegni e, umilmente, si dimetta"

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È decisamente evidente che il ministro Luciana Lamorgese dovrebbe dare le dimissioni: e che a richiederle siano anche altri - a livello politico - non influenza il livello logico a cui ogni persona dovrebbe appellarsi. In parole povere, lo vede anche un orbo che la responsabilità di un clandestino che sbarca in Italia, e poi passa celermente in Francia ad ammazzare gente, è oggettivamente del ministro dell'Interno italiano, questo detto superficialmente: dopodiché, se guardi al dettaglio, le cose peggiorano e basta. E parecchio. Non è un caso che in Francia siano piuttosto incazzati con noi. In sintesi, il ministro da tempo paga la Tunisia perché fermi gli sbarchi alla fonte - ammettendo, a suo tempo, la sua incapacità di fermarli alla foce - e il clandestino-terrorista è passato lo stesso; lo ha fatto, il clandestino, in un periodo in cui peraltro c'è un controllo sociale piuttosto attento (perlomeno degli italiani, evidentemente meno dei clandestini, meno ancora dei terroristi) e questo per via del Covid-19 in prepotente ritorno; lo ha fatto, il terrorista, attraversando tutto il Paese e ri-sconfinando finalmente in Francia (a strettissimo giro di posta) per poi fare quello che ha fatto. 

 

Ora: a chi dovremmo chiederne conto, se non al ministro dell'Interno? Il quale, davvero confusamente, ha replicato in vario modo, ma in pratica ha detto: «Il killer tunisino di Nizza non era stato segnalato né dalla Tunisia, né dall'intelligence. Era giunto a Lampedusa con uno sbarco autonomo e il 9 ottobre ha ricevuto un decreto di respingimento». Ma i rapporti con la Tunisia, in tal senso, li aveva il ministro dell'Interno; l'intelligence dipende dal ministro dell'Interno, e riferiscono a lui, cioè a lei; le modalità di viaggio del clandestino, inoltre, non tolgono che era un clandestino; che questo clandestino avesse ricevuto un decreto di respingimento, oltretutto, peggiora di molto le cose, perché significa che al principio era stato monitorato (precisamente a Bari dalla Polizia, che dipende dal ministro dell'Interno) e quindi significa che non è passato per vie traverse e diaboliche: ci è proprio passato sotto il naso. Il ministro ha detto, ancora: «Casi del genere si erano verificate anche in passato, mi chiedo come mai le forze di opposizione che oggi si sono scusate con la Francia, a cui manifesto la mia solidarietà, non hanno ritenuto di scusarsi in altri casi gravi che si sono verificati». 

Ma in passato, come detto, non eravamo nel periodo che c'è adesso, non c'era il presunto controllo sociale che c'è (o dovrebbe esserci) adesso, e comunque non è mai accaduto - per nessun attentato a opera di gente passata dall'Italia - che ci fosse una così stretta relazione temporale come c'è stata tra l'attentato in Francia e il passaggio in Italia, ritenuta notoriamente la più comoda passatoia del Mediterraneo. Il risvolto più penoso, infine, è dover ricordare al ministro che la Francia non attende la sua solidarietà, ma le sue spiegazioni. Il ministro ha detto, ancora, che «è un attacco all'Europa, perché non dimentichiamo che Lampedusa e l'Italia sono la porta d'Europa». Quindi che dovremmo fare, chiederne conto al ministro degli Interni europeo? Alla polizia europea? In attesa che esistano, ne chiediamo conto al ministro italiano e alla polizia che le riferisce, assieme all'intelligence e tutto il resto. Perché dire «responsabilità non ce n'è da parte nostra» come ha fatto la Lamorgese - questo indipendentemente dal chiederne le dimissioni - è una dichiarazione irresponsabile e soprattutto ignorante: che la signora sino al 2019 non avesse mai avuto esperienze politiche suona piuttosto evidente. 

 

La signora ministro, il 23 settembre 2019, ha sottoscritto una proposta assieme ad altri quattro paesi (Francia, Germania, Malta e Finlandia) per una rotazione dei porti dove accogliere gli sbarchi, procedendo a quote di accoglienza per ciascuno stato e relativa valutazione delle richieste di asilo e dei rimpatri dei senza diritto: immaginiamo che una valutazione del genere implicasse che i migranti, nell'attesa, non sfuggissero da tutte le parti. Nel giugno 2017, promossa prefetto di Milano, il ministro disse inoltre che «il processo di integrazione è necessario per evitare fenomeni di radicalizzazioni». Bene, e che facciamo con quelli che sono già radicali e di integrarsi se ne fottono? Per finire, signora ministro, vorremmo sorvolare sui suoi tentativi di dare la colpa a chi c'era prima di lei; ha parlato dei famosi decreti sicurezza, di quando «ventimila persone sono dovute uscire dall'accoglienza da un giorno all'altro», che c'è il problema della «grande crisi economica della Tunisia». Signora ministro, si rassegni: il terrorista è passato tranquillamente dall'Italia poco più di un mese fa, quindi non cambiamo discorso. Stia calma. Vorremmo dire: umile. Vorremmo dire: dimessa.

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