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Sandra Zampa, il sottosegretario che sfregia Trump e minaccia gli italiani: il ritratto della vice di Speranza

Francesco Specchia
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Da quando è passata dall'essere braccio destro di Prodi a zampa sinistra di Conte, Sandra Zampa, matrona garbata, solitamente dedita all'arte del sussurro, s' è trasformata in una gaffeuse invincibile. Prendete l'ultimo delicato commento del sottosegretario Pd alla Salute all'annuncio d'un colosso farmaceutico sull'arrivo del vaccino antiCovid «efficace al 90%»: «Ho molto apprezzato che la Pfizer abbia atteso l'esito delle elezioni americane e la sconfitta di quel campione di Trump per annunciare l'efficacia straordinaria del vaccino anti Covid. La scienza ci fa sognare».

La scienza sì, lei meno. Che la signora fosse felice non tanto per la scoperta del vaccino, ma per il fatto che quella stessa scoperta non fosse attribuibile a quel fregnacciaro di Trump (nonostante il vaccino sia, in modo ineludibile, figlio delle presidenza Trump stessa), be', tutto questo ha scarmigliato della Zampa la perfetta messa in piega al libeccio della polemica più furiosa. Non solo l'opposizione in blocco e molti ex colleghi giornalisti l'hanno sollevata da terra; ma perfino Palazzo Chigi che aveva pregato di «lasciare fuori dalla battaglia politica le questioni scientifiche», le ha opposto uno stizzoso silenzio. 

Poi c'è stato il penultimo, accalorato memento del sottosegretario in un'intervista alla Stampa sulle prossime festività: «Ci sarà un provvedimento che riguarderà Natale» - e già lì eravamo tutti terrorizzati - «si deve dire che non deve essere un Natale solitario, ma che le famiglie possono riunirsi nel nucleo ristretto, parenti di primo grado, fratelli e sorelle. La gran parte delle restrizioni attuali è bene che restino, magari con un allentamento del rigore per alcuni esercizi». Così parlava la Zampa. E noi, lì, già a struggerci al mesto destino delle frotte di cugini, generi e cognati costretti a fare il cenone in strada, mentre la neve riga i vetri delle finestre, come in un romanzo di Dickens. Ora, è vero che il Natale in famiglia gestito per decreto dalla Zampa viene appoggiato dall'altro viceministro Sileri che addirittura chiederebbe di «evitare i rapporti interumani e vietare i pranzi»; ma è altrettanto vero che, fino a poco prima, le indicazioni in merito del premier Conte si presentavano diverse. Poi la Zampa aggiungeva che «ci sono situazioni scandalose, spesso si rimpallano le colpe» (difatti il suo governo le rimpalla alle Regioni e viceversa); e, alla domanda su eventuali errori di comunicazione dell'esecutivo, ella si scandalizzava «dalla leggerezza con cui in molte parti d'Italia le persone vadano a passeggio senza mascherina»; e spargeva colpe come petali di rosa verso «molti scienziati e molti politici che non hanno contribuito a mantenere il rigore necessario. È passata una narrazione minimalista». Un j' accuse assai furbo, laddove una colpa diffusa e senza indicazioni del colpevole equivale a nessuna colpa. 

 

 

E il bello è che, soltanto il febbraio scorso, in un'altra intervista ad Elle, la stessa Zampa aveva candidamente dichiarato il contrario: «Il coronavirus non è un'emergenza». Ma, siccome noi italiani abbiamo la memoria del criceto, abituati al tripudio degli annunci assai spesso contraddittori del presidente del Consiglio, difficilmente potremmo soffermarci sulle gaffe di una sottosegretaria. Eppure Zampa, forlivese, classe '56, in realtà, dovrebbe essere una maestra della Comunicazione politica. Giornalista d'apparato assai scaltra, vicina alle Diocesi e al cardinal Biffi ma pure sindacalista e silfide nelle battaglie a sinistra per le Pari Opportunità e i diritti civili - tipiche della sinistra -, Zampa è sempre vissuta nel cono d'ombra di qualcun altro. La signora ha l'anima rivoluzionaria di una Francoise Sagan racchiusa nell'aspetto rassicurante da portavoce storica di Romano Prodi premier; è in grado di diventare felicemente bersaniana regnante Bersani, e di sostenere Civati alle primarie del Pd, per poi non disdegnare Renzi segretario. È una donna di mondo, nel senso che l'ha girato tutto in missioni internazionali; e vibra dello sguardo caritatevole di chi vede un rifugiato o un minore, o - meglio ancora- un rifugiato minore, e viene preso dal desiderio insopprimibile di portarlo a casa sua. Magari attraverso una legge apposita - la "Legge Zampa", appunto - nobile sì ma ancorché costosetta. Siamo in attesa della prossima, garbata gaffe.

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