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Paolo Becchi, governo bocciato sull'emergenza: bisognava eliminare le tasse e potenziare gli ospedali

Paolo Becchi - Giuseppe Palma
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A forza di lockdown l'economia italiana è al collasso. La prima chiusura imposta dal governo, quella di marzo e aprile, aveva fatto crollare il Pil ad un -9,5% come stima per il 2020, col rapporto debito pubblico/Pil attorno al 160% ed un rapporto deficit/Pil poco sotto il 12%. Il governo è corso ai ripari mettendo le pezze ai buchi. La decisione di mandare gran parte dei dipendenti pubblici in smart-working ha avuto come conseguenza la chiusura di migliaia di attività di ristorazione, oltre che di negozi e altre attività commerciali. Per i dipendenti da lavoro privato si è fatto ricorso alla cassa integrazione in deroga col divieto di licenziamento fino al 31 gennaio 2021, ma prima o poi bisognerà fare i conti con la realtà: la cassa integrazione finirà e più di un milione di lavoratori dipendenti del settore privato resteranno senza lavoro e senza reddito. Una "bomba sociale" rinviata solo di qualche mese. Tra la fine di giugno e i primi di ottobre, quando si era tornati ad una parvenza di normalità, c'era stata un'impennata positiva dei dati economici. Poi è arrivato l'autunno e con esso l'influenza, così gli ospedali hanno iniziato ad intasarsi e Conte si è visto costretto a varare nuovi lockdown. Il punto è questo: in otto mesi il governo non ha realizzato un numero sufficiente di posti letto in terapia intensiva, e così il SSN rischia di andare di nuovo in tilt come a marzo. Mesi preziosi sono stati persi in dirette Facebook, monopattini e banchi a rotelle, senza potenziare adeguatamente la sanità pubblica.

IL MASSACRO DEGLI AUTONOMI
Se a tutto questo aggiungiamo il massacro delle partite Iva, la situazione si fa ancora più drammatica. Gli studi professionali al momento non sono stati chiusi, ma nelle zone rosse non è possibile uscire di casa se non per comprovate esigenze lavorative o in casi di necessità. Insomma, dal commercialista, dall'avvocato o dall'architetto si può anche evitare di andare. Studi aperti ma senza clienti, un escamotage dei giallo-rossi per non dare alle partite Iva neppure i bonus simbolici di marzo, aprile e maggio. Ad oggi il governo ha immesso più di 100 miliardi nell'economia reale ed altri ne immetterà, ma non ha sospeso il pagamento delle imposte, rinviandole solo in determinati casi. Il settore privato si è visto falcidiare gli incassi e parecchie attività non hanno i soldi per pagare tasse e contributi. Cosa farà il governo? Stringerà il cappio al collo delle partite Iva o farà maggiore deficit per coprire i mancati introiti dell'erario? Nel primo caso creerebbe un cimitero di morti viventi, nel secondo un maggior indebitamento a fronte di un patto di stabilità che prima o poi tornerà a mordere. I soldi del Recovery Fund non arriveranno prima della primavera, altri 4-5 mesi di ricorso massiccio ai mercati che, seppur con tassi vantaggiosi e a scadenza ventennale o trentennale, causa un aumento esponenziale del debito pubblico. Per carità, è la soluzione keynesiana alle crisi, ma quando la Ue ripristinerà il patto di stabilità (forse nel 2023) saranno dolori. Il Pd ha sempre negato che la soluzione fosse il ricorso al debito, ma di fronte alla pandemia sta facendo quello che avrebbe fatto un governo sovranista: ricorrere all'indebitamento pubblico. Occorreva l'anno fiscale bianco e la messa in sicurezza del Servizio Sanitario Nazionale, le uniche due cose utili che l'esecutivo non ha fatto. Il "dispotismo terapeutico" non ha ucciso solo la libertà e i diritti fondamentali, sta uccidendo anche la piccola e media impresa italiana.

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