Due pesi, due misure

Coronavirus, altra strage negli ospizi: ma se non c'è di mezzo la Lombardia nessuno si indigna

Lorenzo Mottola

L'esempio migliore viene forse dalla Toscana, dove per ordine della Regione alcune residenze per anziani ora ospitano esclusivamente pazienti positivi al Coronavirus. Queste strutture erano talmente impestate che si è preferito a trasferire i pochi anziani sani altrove piuttosto che isolare i malati. In Emilia Romagna in una sola settimana sono stati registrati 60 morti nelle Rsa, mentre in Sicilia si segnalano casi di pazienti lasciati "nudi per terra in mezzo agli escrementi e ai topi", come descritto dai carabinieri di Catania. Nel Lazio i famigliari delle vittime si stanno mobilitando per trascinare in tribunale i presunti responsabili della tragedia, mentre in Piemonte 400 contagi su 3800 di giovedì riguardavano le case di riposo. 

 

L'ORIGINE
Come siamo arrivati a questo punto? Diamo un dato: a maggio dello scorso anno i carabinieri hanno fatto partire una campagna a tappeto per cercare violazioni nei gerocomi in vista di un possibile ritorno di fiamma del Covid. I risultati sono stati preoccupanti: in una clinica su 10 tra quelle visitate sono state segnalate gravi violazioni, per 56 aziende sanitarie è scattato il provvedimento di sospensione e chiusura. L'impressione è che nella speranza che il virus fosse sparito, nessuno si sia preoccupato di mettere in sicurezza gli ospiti. 

Celebre un caso di un medico del Napoletano che per velocizzare le procedure faceva tamponi a tutti i pazienti senza neanche preoccuparsi di cambiare i guanti con cui aveva infilato un bastoncino in bocca a decine di persone. Gli effetti sono facilmente intuibili. E il personale non sempre ha aiutato. A ottobre, ritenendo lontana l'ipotesi di un altro picco di contagi, i sindacati ancora si lamentavano perché negli ospizi i pensionati venivano isolati, cosa assolutamente necessaria. 

LA POLITICA
Verrebbe da dire che non è cambiato nulla rispetto a marzo, ma una cosa in effetti c'è. Pare che quanto sta avvenendo interessi molto meno. Tutti ricorderanno le indagini e le inchieste giornalistiche della prima ondata, la "strage dei nonni", il presunto scandalo del Pio Albergo Trivulzio gli ispettori del ministero della Salute che si precipitavano a Milano a caccia di prove della mattanza colposa. Una campagna martellante, che ovviamente si è concentrata sulle presunte responsabilità politiche dietro al disastro. 

 

"La giunta Fontana deve spiegare", tuonavano i consiglieri Pd. Il problema è che, come confermato successivamente da vari studi, la circolazione del morbo nelle Rsa è direttamente proporzionale al numero di infetti della zona in cui si trovano. Così ovviamente in Lombardia in primavera si sono concentrati i casi. Oggi il contagio si è diffuso in tutta Italia e di conseguenza non c'è più stata la possibilità di strumentalizzare politicamente la questione. E naturalmente tutto ciò che riguarda questo problema è sostanzialmente sparito dai telegiornali ed è stato relegato in coda alle cronache locali dei quotidiani. 

LA COMMISSIONE
Eppure qualche cosa da dire ancora ci sarebbe. La risposta del governo su questo fronte è stata inesistente. La "commissione di assistenza sociosanitaria per la popolazione più anziana" è stata istituita poco più di un mese fa. A presiederla c'è un monsignore, Vincenzo Paglia, che ovviamente a questo punto non potrà far altro che aggiornare il conto delle vittime. Anche le Regioni, ovviamente, hanno delle responsabilità forti, perché i regolamenti vengono stilati dalle giunte. Molti governatori però spiegano di non aver modo di controllare se queste regole vengono poi rispettate. 

Serviva quindi una grande opera di prevenzione, perché ovviamente la stessa natura di questi luoghi li rende esposti all'epidemia: è stato così in tutto il mondo. Era necessaria una lunga e paziente serie di verifiche per cercare di evitare il maggior numero di morti possibile. Resta solo da sperare che non ci sia una terza ondata per capire se abbiamo finalmente imparato la lezione.