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Papa Francesco, Becciu e lo scandalo Vaticano: da L'Espresso troppi dubbi e contraddizioni

Iuri Maria Prado
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Nel caso che ha portato alle dimissioni del cardinale Becciu un fatto è certo: la verità non si trova leggendo quel che ne scrive il settimanale che ha montato l'inchiesta, cioè l'Espresso. Becciu, come è noto, ha fatto causa al settimanale, e non si sa se l'iniziativa giudiziaria sia fondata: ma è sicuro che la difesa elevata dal direttore, Marco Damilano, contro l'atto di citazione notificatogli dai legali di Becciu fornisce la prova - e non è la prima - che le cose in questo pasticcio non filano dritte. In un articolo del 18 novembre, infatti, facendo un suo resoconto della vicenda, il direttore de l'Espresso scrive che, mentre uscivano le notizie di agenzia sulle dimissioni del cardinale, «era in preparazione l'uscita del nostro settimanale per la domenica successiva, con la copertina con il titolo "Fuori i mercanti dal tempio" e l'inchiesta di Massimiliano Coccia sullo scandalo vaticano».

Dopo di che il medesimo Damilano spiega, respingendo e ridicolizzando l'ipotesi, che certamente il Papa non si farebbe condizionare, in una scelta tanto implicante, da un articolo giornalistico. Al che non Sherlock Holmes, ma anche l'ultimo mentecatto, domanderebbe: ma quale articolo giornalistico se il settimanale, mentre si teneva l'udienza che ha condotto alle dimissioni di Becciu, «era in preparazione» come dice il direttore? E dunque: da un lato l'Espresso non nega ciò che i legali di Becciu addebitano, vale a dire che una copia del settimanale «era in mano al Santo Padre», ma dall'altro lato afferma che durante l'udienza stava ancora preparando la roba da pubblicare. Sbaglio o le due circostanze sono inconciliabili? Non basta.

Al di là (anzi prima) della capacità di questa pubblicazione di influenzare le determinazioni papali, viene la domanda ulteriore: chi gliel'ha fatta avere? E capisce chiunque che è una domanda tanto più urgente se si crede alla storia (e perché non crederci, se la racconta proprio l'Espresso?) che non si trattava di una cosa che poteva comprare chiunque in edicola, visto che ancora non c'era, ma evidentemente di una specie di velina. Come si vede, tutto questo c'entra molto poco con la fondatezza, o no, delle accuse rivolte a Becciu, ed è ormai abbastanza chiaro che a questo punto abbiamo un caso dentro l'altro, con un'operazione giornalistica su cui occorrerebbe fare chiarezza persino a prescindere dalle eventuali responsabilità di quel prete di altissimo rango perduto.

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