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Marcello Minenna, l'economista grillino che sposta le Dogane in piena pandemia: un caso molto strano

Tobia De Stefano
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Spostare in piena emergenza Covid buona parte degli 800 dipendenti dell'agenzia delle Dogane dalla sede storica, ma decentrata e poco prestigiosa, di via Carucci, alla centralissima Piazza Mastai, nel cuore della Capitale tra viale di Trastevere e via della Luce. È stata questa la prima preoccupazione di Marcello Minenna, l'economista in quota Cinque Stelle che dopo aver fallito la corsa alla Consob, nel febbraio del 2020 è diventato direttore generale di uno dei più importanti enti pubblici dello Stato, l'Agenzia Dogane e Monopoli.

Una diminutio? Probabilmente l'ex assessore al Bilancio della prima giunta Raggi l'ha vissuta così, al punto che sin dal mese di marzo, quando i primi effetti della pandemia si facevano sentire, mandava una circolare ai suoi dipendenti per avvisarli della volontà di spostare alcuni uffici e di conseguenza il personale. E del resto lui via Carucci non l'aveva praticamente mai vista portando quasi subito la sua location in Trastevere. Si assicurava che qualsiasi cambiamento sarebbe avvenuto solo previo consenso (con tanto di compilazione di questionari) degli interessati e che la decisione era motivata da ragioni economiche. Di risparmio. Il problema è che la volontarietà ben presto è diventata solo un lontano ricordo e che secondo le fonti consultate da Libero più che di risparmio si può parlare di grande confusione.

E qui bisogna prestare un bel po' di attenzione per non perdersi nei dedali della Capitale. Il personale delle Dogane che si sposterà in piazza Mastai, infatti, costringerà circa una sessantina di dipendenti dei Monopoli, per mancanza di posti, a fare il percorso inverso. Il tutto in piena pandemia. Ma perché? Sembra che nelle intenzioni di Minenna questo sia solo il primo passo, quello successivo prevede di ristrutturare un altro palazzo storico, quello acquistato dall'Inail in via Zanardelli, nel quale poi spostare un'altra parte dei lavoratori delle Dogane. Morale della favola: i dipendenti sarebbero divisi comunque in due strutture diverse e il costo dell'affitto più quello dei lavori sarebbe decisamente più pesante di quello sostenuto oggi. Del resto - evidenzia chi ha esperienza sul campo - in via Carucci le Dogane dispongono di un centro analisi per le investigazioni internazionali che consente loro di seguire le merci e i traffici di droga e armi.

Che fine farebbe? Spostarlo vorrebbe dire spendere milioni. Ha senso? Ma Minenna non vuol sentir ragioni e tira dritto anche su un altro dei suoi progetti, pare che voglia collocare le Dogane nel comparto sicurezza dello Stato, alla stregua della Polizia e della Guardia di Finanza. Le Dogane hanno cambiato le divise appena due fa, spendendo 10 milioni, ma il direttore ha deciso di modificarle nuovamente per farvi apporre i gradi che dovrebbero indicare le diverse responsabilità di chi le indossa. Sulla falsariga di quanto succede nella Gdf. È lo stesso Minenna che ha avocato a sè quasi tutte le direzioni centrali di un ente strategico per i destini del Paese e che tra qualche ora sarà responsabile delle Dogane pure per la Campania e la Calabria. Due regioni non proprio semplici. Del resto è da settembre che Roberto Gualtieri, il titolare del Mef (a cui fanno capo le Dogane), ha nominato i due componenti esterni del comitato di gestione che dovrebbe approvare le decisioni strategiche delle Dogane, ma sta ancora aspettando che Minenna nomini i due interni. Di conseguenza l'attività dell'organo di controllo procede a scartamento ridotto.

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