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Pietro Senaldi contro Roberto Speranza: "Solo ansia, zero autorevolezza. Basta con questo paternalismo"

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Gli inglesi (e gli americani) hanno il vaccino, noi abbiamo tanta speranza e poco altro. Sulla lotta al virus, la narrazione del governo e della stampa che lo sorregge si scontra ancora una volta con la realtà. Il negazionista Boris Johnson regalerà l'immunità di gregge alla Gran Bretagna, che inizia la profilassi nazionale la prossima settimana con quaranta milioni di dosi già pronte. Una rapidità dovuta anche al fatto che Londra è uscita dall'Unione Europea e questo, anziché una sciagura, si è rivelato decisivo nel bruciare i tempi dell'approvazione del siero, svincolata dalla sfinente burocrazia di Bruxelles.

Buone notizie anche per gli americani, grazie al negazionista Donald Trump, che dice addio alla presidenza degli Usa lasciando in dono al proprio popolo ben due vaccini, figli del miliardo e duecento milioni di dollari che l'uomo rimproverato dalla sinistra mondiale di essere un untore del Corona ha investito nella ricerca. Quanto a noi, ci tocca sperare credendo alle promesse del ministro Speranza. Ieri in Parlamento ha annunciato che il 29 gennaio dovrebbe iniziare la vaccinazione; una data che sembra un prezzo del supermercato, finisce con il "9" per raccontare una storia diversa dalla realtà: si fa finta di partire il mese prossimo, ma il giorno nel calendario è uno specchietto per le allodole perché se l'operazione prenderà il via a febbraio sarà già un successo. Il ministro ha detto che gli sforzi del governo sono concentrati ora sul piano vaccini, ma martedì il commissario straordinario alla profilassi, l'ineffabile Arcuri, è stato chiaro: il piano forse ci sarà, ma il siero di sicuro al momento latita e, quando arriverà, sarà per pochi. Parliamo di un milione e 700mila dosi, utili per schermare 800mila italiani; tolto il personale sanitario, le autorità dello Stato e l'esercito, a cui si medita di affidare il compito di gestire l'operazione, non ci resta quasi più nessuno. E per questo il roboante "vaccini gratis per tutti da gennaio" pronunciato dal ministro più che di speranza sa di presa per il sedere.

 

 

Nell'annunciare il vaccino il ministro è volato alto. Ha prefigurato 202 milioni di dosi, glissando sul sottotitolo, cioè che arriveranno entro fine 2021. Non è sfuggito che la buona novella prevista per il futuro porta con sé le cattive notizie per il presente. Speranza ha infatti anticipato che il nuovo decreto presidenziale di Palazzo Chigi, atteso per oggi, ci imporrà feste natalizie in clausura, con limitazioni più rigide di quelle attuali. Il ministro ha promesso la gallina domani per farci digerire il piatto vuoto adesso. Grazie a Dio l'uomo ha avuto la sensatezza di dire che la profilassi non sarà obbligatoria, scongiurando la montagna di polemiche sul nulla che sarebbero seguite a tale affermazione, con il Paese a dividersi sull'opportunità di imporre un siero che al momento non c'è.

L'argomento sarà affrontato, giustamente, solo in presenza della magica pozione. Restano da notare le solite raccomandazioni paternalistiche di un ministro che, anziché autorevolezza, comunica ansia. «I contagi sono scesi ma non scambiate un raggio di sole con la fine della tempesta», è la sintesi del suo discorso, che diventa credibile solo quando Speranza smette i panni dell'organizzatore e del guaritore per vestire quelli del portatore di lutti, del quale ha il perfetto physique du rôle. Chi non si terrorizza sentendolo parlare, ma soprattutto pensando che la propria salute è nelle sue mani, è pronto per andare al fronte a petto nudo. 

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